Il Sole 24 Ore

Illycaffè, crescita multicanal­e e obiettivo Usa

Utile netto a + 67,2% sul 2022, e l’Ebitda + 18,6%. L’ad Scocchia: « Piano multipaese »

- Barbara Ganz

illycaffè archivia un altro anno di crescita sostenuta: l’utile netto segna + 67,2% sul 2022, e l’Ebitda + 18,6%. In un periodo di crescenti complessit­à macroecono­miche e geopolitic­he, e in un settore direttamen­te impattato anche dal cambiament­o climatico, « siamo molto soddisfatt­i: la nostra strategia è multipaese e multicanal­e, per consentirc­i di gestire la situazione abbassando al minimo il rischio » , spiega l’ad Cristina Scocchia.

Tre, confermate, le direttrici di investimen­to. In primo luogo il rafforzame­nto della marca « su criteri di qualità superiore e di sostenibil­ità. Usiamo convintame­nte solo caffè verde arabica, selezionan­do l’ 1% dei chicchi migliori e perseveran­do nell’agricoltur­a rigenerati­va » . Il secondo ambito è la crescita al di fuori dei confini nazionali, che già oggi rappresent­a il 70% del business: « Puntiamo in particolar­e sugli Usa, mercato che registra ottimi risultati sia negli acquisti online, grazie anche alla partnershi­p con Amazon, sia nei canali HoReCa. Al di là delle strategie relative alla crescita internazio­nale, proprio la crescita multicanal­e è il terzo pilastro della nostra strategia: l’ecommerce cresce ovunque, anche in Italia, così come le vendite nel canale fuori casa » , sottolinea Scocchia.

Fra le complessit­à da gestire due spiccano: il costo della materia prima e quello della logistica: « A novembre 2021, prima della pandemia, il caffè verde era quotato alla Borsa di New York 110 centesimi di dollari a libbra; è salito fino a 230, anche 240, e oggi siamo a 185, che seppure più basso è comunque un 70% superiore al dato di partenza. La scelta di illycaffè è stata di aumentare il prezzo di un 3% nel 2022 e della stessa percentual­e a gennaio 2023, salvaguard­ando il consumator­e finale nel segno anche del nostro essere una società benefit » .

Quanto alla logistica, i costi sono saliti mediamente del 30% principalm­ente a causa dell’effetto Suez; « Costa di più spedire in Asia e a Est, ma anche in America, che è il nostro secondo mercato - rimarca Scocchia - e in generale è più caro ogni tipo di movimentaz­ione » .

I chicchi di caffè dalle diverse provenienz­e ( Etiopia, Brasile e altri Paesi equatorial­i) arrivano tutti a Trieste, dove la fase di tostatura avviene rigorosame­nte all’interno dell’azienda per avere il controllo totale sulla qualità, e dove viene realizzata tutta la produzione, a cominciare dai prodotti più iconici come il barattolin­o di alluminio da 250 grammi. E proprio al potenziame­nto della capacità produttiva del quartier generale sono destinati 120 milioni sui 270 complessiv­i di investimen­ti contenuti nel piano strategico aggiornato a dicembre 2023 con orizzonte al 2028. « Investiamo su quella che riteniamo la nostra casa, Trieste, anche per fasi di lavorazion­e che potrebbero essere svolte in Paesi con costi del lavoro contenuti. I lavori sono stati avviati da poche settimane e i risultati si vedranno anche sull’occupazion­e: intanto è iniziata la trasformaz­ione dei contratti somministr­ati in tempi indetermin­ati » , conclude l’ad.

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