Miliardari in Asia: Mumbai sorpassa Pechino
La città indiana scavalca quella cinese, secondo l’Hurun Global Rich List
L’Asia ha una nuova capitale dei miliardari. È la megalopoli indiana di Mumbai che, in base all’ultima edizione della Hurun Global Rich List, ha scavalcato Pechino per diventare il terzo centro mondiale per numero di super ricchi dietro New York e Londra. Due città che peraltro – a differenza di Mumbai – offrono il tipo di servizi e stile di vita ambiti da chi, una volta accumulate grandi ricchezze in Paese instabili e talvolta pericolosi, è in cerca di un luogo sicuro dove “par
delle trasformazioni in atto nella quinta economia del pianeta, ha anche visto per la prima volta l’ingresso nella top ten, di una seconda città indiana dopo Mumbai: New Delhi. Le capitali finanziaria e politica dell’India hanno tra i propri residenti rispettivamente 92 e 57 miliardari e sono prima e seconda nel ranking dei nouveau riche ( très riche, a dire il vero). Rispetto a un anno fa, a Mumbai vivono 26 miliardari in più, a Delhi 18. Un fenomeno, quello della creazione di grandi fortune, che in questo momento in India è secondo solo agli Stati Uniti. Primato negativo per la Cina invece che oggi ne conta 155 in meno rispetto a un anno fa.
La certificazione dell’impennata nel numero di miliardari indiani – che giunge a pochi giorni da una ricerca sull’allargamento della forbice delle disuguaglianze nel Paese asiatico, fino a superare i primati del colonialismo britannico – riaccenderà il dibattito sul modello di crescita imboccato dal Paese e sul capitalismo “relazionale” che ha trionfato sotto la guida di Narendra Modi.
Tra le critiche rivolte più spesso al primo ministro indiano e al suo partito, il Bjp, c’è quella di intrattenere rapporti troppo stretti con un piccolo numero di grandi famiglie imprenditoriali che starebbero beneficiando in misura sproporzionata delle scelte in materia di politica economica e fiscale del governo. Tra queste ci sono quelle diMukesh Ambani e Gautam Adani, i due imprenditori considerati più vicini al premier e che oggi sono i due indiani più in alto nella classifica dei super ricchi globali, rispettivamente al decimo e quindicesimo posto.
Mentre in Cina e Stati Uniti le grandi fortune nascono da anni dalle frontiere della tecnologia, in India sono spesso le industrie regolamentate a dare i ritorni maggiori. Senza contare che privatizzazioni ( gli aeroporti finiti a Gautam Adani), politiche tariffarie ( come quelle di cui beneficiano i tycoon dell’acciaio come Sajjan Jindal) e barriere all’ingresso di investimenti diretti dall’estero ( è il caso del retail multimarca dove regna Mukesh Ambani) creano mercati protetti in cui un numero ristretto di player locali in forte sintonia con i policy maker opera da anni in condizioni estremamente favorevoli.
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La megalopoli indiana è diventata il terzo centro mondiale per numero di super ricchi dietro New York e Londra