Germania, « il tetto al debito va rivisto » : frena la crescita
Le raccomandazioni dei cinque principali istituti economici al governo
I principali cinque istituti economici in Germania hanno emesso ieri un verdetto unanime: « L’economia tedesca è in difficoltà » , hanno sentenziato riferendosi a « fattori economici e strutturali, forti venti contrari dall’esterno e dall’interno » . Per tanto, il Pil tedesco quest’anno crescerà solo di un misero 0,1%, dopo il - 0,3% del 2023. Un pronostico 2024 peggiore rispetto al + 0,2% del governo federale.
Il duro pronostico è contenuto nel rapporto sulle previsioni economiche congiunte di primavera, pubblicato ieri dai cinque istituti IfW di Kiel, DIW di Berlino , RWI di Essen, Ifo di Monaco e IWH di Halle che hanno drasticamente tagliato le previsioni autunnali: lo scorso autunno avevano pronosticato + 1,3% per il 2024. La previsione per il 2025 rimane quasi invariata all’ 1,4% ( in calo dello 0,1%), ma con un calo della produzione economica di oltre 30 miliardi di euro.
La produzione economica è ora a un livello appena superiore a quello precedente la pandemia. La produttività è rimasta stagnante dallo scoppio del Covid- 19. Il rapporto rileva come « nel commercio estero e in quello interno si sono verificati più venti contrari » . Le esportazioni tedesche sono diminuite, mentre l’attività economica globale è aumentata fino a poco tempo fa. L’edilizia è stata più debole del previsto, in particolare quella residenziale. L’elevato portafoglio ordini dell’industria si è rivelato meno stabilizzante di quanto previsto in autunno: « Sebbene gli ordini arretrati segnalati rimangano elevati, le capacità produttive industriali sono sottoutilizzate » .
A sostenere la ripresa, a partire dalla seconda metà di quest’anno, saranno i consumi privati che « diventeranno il motore più importante dell’economia » . Dopo l’impennata dell’inflazione a partire dalla metà del 2021, che ha ridotto drasticamente il potere d’acquisto delle famiglie per due anni, « i redditi reali disponibili stanno ora tornando a crescere in modo significativo » : l’inflazione sta calando e i salari più alti inizieranno ad avere impatto sui consumi. Tuttavia, « nel prossimo anno saranno sempre più le attività estere a trainare l’economia » .
La politica fiscale intanto avrà un effetto di contrazione nel 2024 e sarà quasi neutra nel 2025. La politica monetaria continuerà ad avere un effetto frenante quest’anno: « Anche se il percorso di riduzione dei tassi di interesse inizierà a metà anno, è improbabile che i tassi nominali scendano più bruscamente dell’inflazione » .
Il livello del debito lordo in rapporto al Pil scenderà dal 66,1% ( 2022) al 64,4% ( 2025) nonostante il deficit. I cinque istituti economici raccomandano una riforma moderata del freno al debito, che da quest’anno viene applicato in pieno e che « avrà un effetto più restrittivo rispetto al passato » . Il freno al debito va riformato, questa la tesi, per consentire un periodo triennale di transizione tra la fi
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Il Pil a fine anno ritornerà a vedere il segno più per un misero 0,1%: « Soffiano forti venti contrari »
ne della sospensione del debito post- emergenza economica ( circostanze eccezionali come disastri naturali, gravi recessioni o altro) e il ripristino totale del freno. Il freno ha sostituito nel 2012 la “regola d’oro” in vigore dal 1969, che consentiva nuovo indebitamento netto pari alla spesa lorda per investimenti del bilancio federale: i cinque istituti fanno notare come durante gli anni della “regola d’oro”, il rapporto debito pubblico/ Pil è aumentato e il rapporto investimenti pubblici/ Pil è diminuito. I cinque istituti economici quindi sono contrari all’abolizione dello Schuldenbremse mentre sostengono la recente proposta della Bundesbank: rapporto deficit/ Pil corretto per il ciclo aumentato dallo 0,35% allo 0,5% se il rapporto debito pubblico/ Pil è inferiore al 60%. Il rapporto deficit/ Pil può aumentare di un altro 0,5% se utilizzato per finanziare gli investimenti netti (“capped golden rule”). Se il rapporto debito/ Pil è superiore al 60%, il rapporto deficit/ Pil consentito resta 0,35% ( attuale freno).