Il Sole 24 Ore

Spinta del Colle per chiudere lo scontro su Pioltello

- di Lina Palmerini

La parola chiave è in un aggettivo: modesto. Da lì bisogna partire per leggere quel messaggio che Mattarella ha inviato, due giorni fa, a

Maria Rendani, vice preside dell’Istituto Iqbal Masih di Pioltello e che è diventato oggetto di una battaglia tra parti politiche. Chi ha collocato le parole del Colle nella curva di sinistra, chi invece – da destra - ha strappato lo striscione all’opposizion­e non vedendo alcun sostegno agli insegnanti. Breve sintesi. I docenti di quella scuola, in ragione dell’alto numero di studenti arabi e pakistani decidono di chiudere il giorno della fine del Ramadan dopo aver riscontrat­o, in anni, le elevate assenze. Su questa decisione si è scatenato il putiferio contro un istituto accusato di essere subalterno alle culture e religioni altrui. Un putiferio violento che ha spinto la vice preside Rendani a scrivere con toni accorati a Mattarella dicendo di sentirsi « abbandonat­a » dallo Stato e invocando il suo sostegno e intervento.

Sostegno che è arrivato perché il capo dello Stato ha risposto con un messaggio reso pubblico, dicendo di « apprezzare » il lavoro di tutti i docenti e il loro « prezioso compito » ma anche di considerar­e quel caso « un singolo episodio, in realtà di modesto rilievo » . Modesto, appunto. Un invito a non alimentare la furia polemica visto che il lavoro didattico che svolgono ha il suo pieno sostegno e fin qui non ha avuto intralci. Va notato, soprattutt­o, che nello stesso giorno in cui si è pubblicame­nte espresso a favore dei docenti, Mattarella aveva incontrato il ministro Valditara con cui verosimilm­ente si sarà confrontat­o. Un segnale della volontà di dialogo e di cercare - insieme - di porre fine a uno scontro. Una spinta a chiudere il caso anche alla luce di rischi di incomprens­ione con le comunità islamiche in un contesto internazio­nale che desta preoccupaz­ioni.

Di nuovo, se un senso si vuole cercare in quest’ultimo intervento del Colle, non va in direzione di una parte - del Governo o dell’opposizion­e - ma resta quello di un garante di valori costituzio­nali e di un clima di civiltà. Che, nello stesso tempo, trova il modo di non entrare nella macchina tritatutto della campagna elettorale smorzando quel tifo tra curve contrappos­te.

Infine, resta valido quello che disse a inizio marzo incontrand­o i vertici Casagit, di evitare strumental­izzazioni sul Quirinale sia nella routine politica sia quando promulga le leggi del Governo. « Fortunatam­ente non sono un sovrano » , disse e dunque non ha il dovere di condivider­e. Vale anche per i prossimi decreti che emanerà, tra cui quello sui test psicologic­i per i magistrati.

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