Spinta del Colle per chiudere lo scontro su Pioltello
La parola chiave è in un aggettivo: modesto. Da lì bisogna partire per leggere quel messaggio che Mattarella ha inviato, due giorni fa, a
Maria Rendani, vice preside dell’Istituto Iqbal Masih di Pioltello e che è diventato oggetto di una battaglia tra parti politiche. Chi ha collocato le parole del Colle nella curva di sinistra, chi invece – da destra - ha strappato lo striscione all’opposizione non vedendo alcun sostegno agli insegnanti. Breve sintesi. I docenti di quella scuola, in ragione dell’alto numero di studenti arabi e pakistani decidono di chiudere il giorno della fine del Ramadan dopo aver riscontrato, in anni, le elevate assenze. Su questa decisione si è scatenato il putiferio contro un istituto accusato di essere subalterno alle culture e religioni altrui. Un putiferio violento che ha spinto la vice preside Rendani a scrivere con toni accorati a Mattarella dicendo di sentirsi « abbandonata » dallo Stato e invocando il suo sostegno e intervento.
Sostegno che è arrivato perché il capo dello Stato ha risposto con un messaggio reso pubblico, dicendo di « apprezzare » il lavoro di tutti i docenti e il loro « prezioso compito » ma anche di considerare quel caso « un singolo episodio, in realtà di modesto rilievo » . Modesto, appunto. Un invito a non alimentare la furia polemica visto che il lavoro didattico che svolgono ha il suo pieno sostegno e fin qui non ha avuto intralci. Va notato, soprattutto, che nello stesso giorno in cui si è pubblicamente espresso a favore dei docenti, Mattarella aveva incontrato il ministro Valditara con cui verosimilmente si sarà confrontato. Un segnale della volontà di dialogo e di cercare - insieme - di porre fine a uno scontro. Una spinta a chiudere il caso anche alla luce di rischi di incomprensione con le comunità islamiche in un contesto internazionale che desta preoccupazioni.
Di nuovo, se un senso si vuole cercare in quest’ultimo intervento del Colle, non va in direzione di una parte - del Governo o dell’opposizione - ma resta quello di un garante di valori costituzionali e di un clima di civiltà. Che, nello stesso tempo, trova il modo di non entrare nella macchina tritatutto della campagna elettorale smorzando quel tifo tra curve contrapposte.
Infine, resta valido quello che disse a inizio marzo incontrando i vertici Casagit, di evitare strumentalizzazioni sul Quirinale sia nella routine politica sia quando promulga le leggi del Governo. « Fortunatamente non sono un sovrano » , disse e dunque non ha il dovere di condividere. Vale anche per i prossimi decreti che emanerà, tra cui quello sui test psicologici per i magistrati.