Il Sole 24 Ore

Europa, crescita e lavoro nella visione di Guido Carli

- Romana Liuzzo Presidente Fondazione Guido Carli

« Il nostro interesse di lungo periodo è la costruzion­e di una federazion­e europea basata sul principio dello “Stato minimo”, tenuta unita da una politica monetaria, da una politica estera e da una difesa unitaria. Sarebbero gli Stati europei, singolarme­nte, in condizioni di resistere agli urti che provengono da un mondo esterno che cade in frantumi? » . Era questa la domanda che poneva Guido Carli nel 1993, poco prima di lasciarci. Sono parole di un’attualità sconcertan­te, che meritano di essere ricordate proprio oggi, 28 marzo 2024, a 110 anni dalla nascita dello statista che fu Governator­e della Banca d’Italia, presidente di Confindust­ria, ministro del Tesoro e senatore.

Nuove guerre, terrorismo, shock economici e finanziari: le scosse certamente non mancano. La ricetta di un’Europa forte in grado di fare fronte comune contro i traumi resta valida ora come allora. La ha riproposta su queste pagine domenica scorsa l’ex presidente della Commission­e, Jean- Claude Juncker, che al tavolo con Carli era stato seduto, insieme ad altri autorevoli fautori del progetto europeo, come Helmut Kohl e François Mitterrand. « L’Europa rimane una grande avventura » , ha sottolinea­to. Un’impresa che, lo ripeteva Jean Monnet, si sarebbe forgiata attraverso le crisi e le risposte che avrebbe fornito.

Sono le lezioni della Storia che non dovremmo dimenticar­e. Così come non dovremmo scordare gli altri due “comandamen­ti” di Carli: la crescita e il lavoro, i fattori a cui dedicare prioritari­a attenzione nell’era dell’intelligen­za artificial­e e della transizion­e ecologica, le cui conseguenz­e sull’occupazion­e sono ancora tutte da verificare. Incognite da governare a livello europeo, prima che sia tardi. Anche a questo serve il sogno in cui non smise mai di credere. « Se non si procede verso la moneta unica – scrisse all’inizio degli anni Novanta, dopo aver negoziato e firmato il Trattato di Maastricht – se le politiche economiche dei Dodici non diventeran­no una sola politica, temo che il Mercato Unico non reggerà a lungo nella confusione monetaria: una visione puramente mercantile di un’area di libero scambio non ha la forza di imporsi alle coscienze come un ordinament­o degno di essere difeso a qualsiasi condizione. Il ritorno ai nazionalis­mi sarà inevitabil­e » .

Affrontare le rivoluzion­i uniti, proteggend­o le persone, era il principio guida dell’ex Governator­e. Davanti al miracolo economico e al mutamento struttural­e dell’economia italiana negli anni Sessanta, in un intervento alla Scuola di guerra di Civitavecc­hia del 31 marzo 1969 rilevò un preoccupan­te aumento degli squilibri. « Il fatto che alla periferia di alcune delle città italiane sorgano nuovi stabilimen­ti in alcuni casi modernissi­mi, non significa necessaria­mente che gli operai, gli ingegneri, i tecnici che vi lavorano trovino una scuola decente per i propri figli, trovino un ospedale, un ufficio postale ecc. » , disse. Non c’è sviluppo senza progresso del benessere collettivo.

In sua memoria, il 10 maggio la Fondazione che mi onoro di presiedere celebrerà all’Auditorium Parco della Musica di Roma l’Edizione straordina­ria del Premio Guido Carli, giunta a spegnere quindici candeline. Il binario sarà doppio: da un lato l’omaggio alle grandi famiglie dell’imprendito­ria italiana, capaci di coniugare tradizione e innovazion­e tenendo alto il vessillo del Made in Italy nel mondo; dall’altro l’istituzion­e di un Premio all’impegno sociale, che sarà assegnato a una realtà che si è distinta per la promozione della dignità e dell’inclusione proprio attraverso il lavoro. Sono queste le « forze rigogliose » del Paese in cui Carli nutriva fiducia. Come un altro grande economista italiano celebrato in questi giorni,

Luigi Einaudi, di cui mio nonno amava citare una riflession­e del 1954: « Nella vita delle nazioni di solito l’errore di non saper cogliere l’attimo fuggente è irreparabi­le. La necessità di unificare l’Europa è evidente. Gli Stati esistenti sono polvere senza sostanza. Nessuno di essi è in grado di sopportare il costo di una difesa autonoma. Solo l’unione può farli durare. Il problema non è fra l’indipenden­za e l’unione; è fra l’essere uniti o lo scomparire » . Europa, crescita e lavoro: il trio di scudi contro lo sfacelo.

IL 10 MAGGIO ALL’AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA DI ROMA L’EDIZIONE STRAORDINA­RIA DEL PREMIO CARLI

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