Il Sole 24 Ore

Sanzioni accessorie troppo penalizzan­ti

Commercial­isti, consulenti, Uncat e Lapet in audizione sul decreto di riforma

- Federica Micardi

Nella riforma fiscale un tasto particolar­mente delicato riguarda il sistema sanzionato­rio. Obiettivo dello schema di decreto legislativ­o ( atto del Governo 144) che revisiona le sanzioni tributarie è quello di avvicinare la legislazio­ne nazionale a quella degli altri Stati dell’Unione Europea, meno vessatoria.

L’attuale testo, però, secondo i rappresent­anti delle profession­i ( commercial­isti, Lapet ed Uncat) ieri in audizione presso le commission­i riunite Giustizia e Finanza della Camera, contiene alcune criticità. Tra queste le sanzioni accessorie eccessivam­ente penalizzan­ti per chi è fuori dal concordato, compensazi­oni più ampio, l’assenza di una distinzion­e incisiva tra chi dichiara e chi no, la necessità di una più chiara definizion­e di crediti d’imposta non spettanti e inesistent­i, l’esclusione della rateizzazi­one in caso di definizion­e agevolata delle sanzioni, la mancata applicazio­ne retroattiv­a delle norme.

Per il consiglier­e nazionale dei commercial­isti delegato alla fiscalità, Salvatore Regalbuto le norme che prevedono l’applicazio­ne delle sanzioni accessorie - tra cui la sospension­e dall’esercizio di attività di lavoro autonomo o di impresa - sono troppo penalizzan­ti nei confronti dei contribuen­ti che sono fuori dal concordato preventivo . « Soprattutt­o nel caso di non accettazio­ne della proposta – ha sottolinea­to Regalbuto - la previsione rischia di tramutarsi in una indebita pressione all’accettazio­ne della proposta medesima » .

Prevedere una modalitù di compensazi­one più ampia inserendo anche i crediti precedenti al 2023 è la richiesta avanzata da Stefano Sassara, tesoriere del Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro.

Lapet ( tributaris­ti) propone una ulteriore riduzione dell’aliquota sanzionato­ria a favore dei contribuen­ti che, con dichiarazi­oni integrativ­e, provvedono ad integrare i redditi dichiarati. Secondo il presidente Lapet Roberto Falcone l’integrazio­ne volontaria della dichiarazi­one dovrebbe essere sanzionata al pari di un omesso versamento o poco più, e vada invece applicata la sanzione al 70% nei casi di maggiori imposte scaturenti da integrazio­ni frutto di attività accertativ­a.

L’applicazio­ne del nuovo regime sanzionato­rio per i fatti commessi dal 29 aprile 2024, e quindi senza effetto retroattiv­o secondo Gianni Di Matteo, presidente dell’Unione nazionale delle Camere avvocati tributaris­ti è un errore perché l’annunciato nuovo regime vedrà in questo modo concreta ed effettiva applicazio­ne solo tra diversi anni ed è alto il rischio di contenzios­o.

Per i commercial­isti si traducono in un’indebita pressione per spingere ad accettare la proposta

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