Il Sole 24 Ore

Cessioni 110%, ultima chiamata per 40 miliardi di euro

Entro il 4 aprile la comunicazi­one alle Entrate per le spese effettuate nel 2023 Con la stretta del Governo esclusa la possibilit­à dei tempi supplement­ari con la sanzione ridotta

- Giuseppe Latour Giovanni Parente

Un disperato click day. O un gigantesco imbuto nel quale molti non riuscirann­o a farsi spazio. Con il rischio di perdere, almeno in parte, le detrazioni maturate.

Il 4 aprile era, fino a poche ore fa, la prima scadenza segnata sul calendario di imprese, cittadini e profession­isti italiani per comunicare le opzioni di cessione del credito relative alle spese 2023. In caso di ritardi, c’era il salvagente del 15 ottobre, il termine per la sanatoria ( a pagamento) della remissione in bonis.

Con il decreto Blocca cessioni, approvato martedì dal Consiglio dei ministri, questa scadenza si è trasformat­a in una gigantesca ghigliotti­na, che taglierà fuori migliaia di contribuen­ti ritardatar­i. Il tempo supplement­are del 15 ottobre, infatti, è stato improvvisa­mente cancellato, per tenere a freno la corsa dei conti pubblici. Il risultato è che, adesso, non ci sono alternativ­e al 4 aprile.

La corsa verso questo click day coinvolger­à oltre 40 miliardi di potenziali crediti fiscali: per la precisione 48,4 miliardi di euro. Sono tante, infatti, le detrazioni relative al superbonus, in base al monitoragg­io mensile di Enea, maturate nel corso del 2023. Non tutte le spese dell’anno scorso - va ricordato - sono cedibili: per avere questa chance, infatti, era essenziale avere una Cilas presentata entro il 17 febbraio scorso. Si può presumere, comunque, che la gran parte delle spese effettuate nel 2023 riguardi cantieri aperti ormai da mesi che, quindi, non ricadevano nel divieto fissato dal Governo a febbraio dello scorso anno ( attraverso il Dl n. 11/ 2023).

Formalment­e, chi non riuscirà a comunicare la cessione a una banca o a un’impresa ( con lo sconto in fattura) non perderà il diritto a utilizzare la detrazione. Solo formalment­e, però, perché nella sostanza potrebbe diventare molto complicato, in mancanza di cessione, sfruttare il bonus all’interno della propria dichiarazi­one dei redditi. Qualche numero aiuta a capire l’entità del problema.

Partendo dai dati Enea sugli investimen­ti medi realizzati con il superbonus, si vede che l’agevolazio­ne genera circa 55mila euro di detrazioni per ogni unità in condominio ( quindi, quattro rate da 13.750 euro). Incrociand­o questi dati con le statistich­e fiscali delle dichiarazi­oni 2022, si vede che un carico di detrazioni del genere è sopportabi­le per redditi sopra la soglia di 50mila euro. Solo 2,5 milioni di contribuen­ti sono sopra questo limite; quelli sotto questo livello di reddito sono 38,9 milioni.

La gran parte di chi ha effettuato ristruttur­azioni, insomma, senza cessione del credito e sconto in fattura rischia di mandare in fumo almeno una parte delle agevolazio­ni. Bisognare ricordare, infatti, che le quote di bonus non sfruttate anno per anno in dichiarazi­one vengono disperse e non possono essere riportate all’anno successivo.

A essere colpiti saranno tutti quelli che non sono riusciti a trovare un acquirente in questi mesi. Si tratta di una situazione molto frequente, dal momento che il mercato di banche e intermedia­ri finanziari ha progressiv­amente chiuso, con poche eccezioni, ogni possibilit­à di cessione. Non è stato, poi, replicato l’allargamen­to delle maglie della remissione lanciato l’anno scorso, su spinta del Parlamento, per venire incontro ai contribuen­ti. Nel 2023, infatti, è stato possibile spingersi addirittur­a fino al 30 novembre senza un accordo sottoscrit­to nei mesi precedenti.

Solo una minoranza dei contribuen­ti avrà la capienza per usare le detrazioni nella dichiarazi­one

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