Per le pensioni assistenziali platea più larga e più giovane
In 20 anni è salita dell’ 11% l’incidenza dei trattamenti erogati sul totale delle prestazioni. Tra il 2021 e il 2023 la soglia anagrafica alla decorrenza è scesa da 69,5 a 67,9 anni
Un peso dei trattamenti assistenziali sul totale delle pensioni erogate dall’Inps lievitato dell’ 11% negli ultimi 20 anni. E un’età media alla decorrenza degli assegni scesa da 69,5 a 67,9 anni tra il 2021 e il 2023. È un verdetto chiaro quello che emerge dalla serie storica delle pensioni inquadrate nel capitolo assistenza che vengono liquidate dall’Istituto di previdenza.
Nel documento in cui sono riportati i dati dell’ultimo monitoraggio dell’Osservatorio Inps si afferma che tra il 2003 e il 2023 il numero di prestazioni assistenziali liquidate ha « una linea di tendenza mediamente crescente » . Venti anni venivano erogati su base annua 464.851 trattamenti pensionistici riconducibili all’assistenza: nel 2023 si è arrivati a quota 663.705. L’Inps fa notare che nel 2020 ( 481.033 assegni erogati) si è registrato « un brusco arresto della crescita dovuto fondamentalmente alla situazione pandemica che ha causato rallentamenti negli accertamenti medico- legali per il riconoscimento degli stati di invalidità, cecità e sordità civile » .
Nel dossier si sottolinea che anche le percentuali sul totale « hanno una linea crescente » arrivando a valori intorno al 50% dal 2012 al 2019, per poi diminuire, appunto, nel 2020 al 41% con un successiva impennata al 48,6% nel 2023. L’andamento dell’età media “alla decorrenza” si presenta inversione “saliscendi”. Nel 2003 la “soglia” era a 69 anni per poi lievitare a 70,1 anni nel 2007, scendere a 68,1 anni nel 2017, risalire a 69,5 nel 2019 e nel 2021 e calare ancora 67,9 anni nel 2023.
Attualmente, al 1° gennaio 2024, nel settore privato risultano complessivamente vigenti 17,7 milioni di pensioni ( per una spesa di 248,7 miliardi), di cui 13,6 milioni ( il 76,7%) di natura previdenziale e 4,1 milioni ( il 23,3%) con una fisionomia assistenziale, che costano 25,9 miliardi. A livello territoriale, in testa alla classifica delle prestazioni assistenziali compaiono Calabria, Campania e Puglia, rispettivamente, con 124, 116 e 109 trattamenti per mille residenti rispetto la distribuzione per età della popolazione. In fondo alla graduatoria si trovano Veneto, Piemonte, Friuli Venezia Giulia e Emilia Romagna.
Il monitoraggio Inps mette in evidenza che il 72,9% dei titolari di pensioni di invalidità previdenziale di sesso maschile ha un’età inferiore a 70 anni, mentre le pensionate titolari della stessa categoria di pensione hanno nel 37,3% dei casi un’età superiore o uguale a 80 anni. Questo, afferma l’Inps, « dipende dal fatto che gran parte delle pensioni di invalidità liquidate prima della legge 222/ 1984 è di sesso femminile ( fatto dovuto anche alla maggiore longevità delle donne), mentre, l’invalidità previdenziale liquidata con la normativa vigente è una prestazio
Lo scorso anno liquidate 663.705 prestazioni assistenziali, il 48,6% di tutte le pensioni Inps: erano 464.851 nel 2003 ne a carattere maggiormente maschile » : per gli assegni liquidati nel 2022 il tasso di mascolinità di questi trattamenti è stato del 61,7%. L’ente fa poi notare che anche nell’invalidità civile i titolari di sesso maschile si concentrano nelle prime classi di età: il 53,6% dei beneficiari di queste prestazioni è sotto la soglia dei 60 anni. La percentuale scende al 31,7% per le titolari di sesso femminile che invece presentano una concentrazione molto alta nelle età avanzate: nel 44,8% dei casi la “soglia” è uguale o superiore a 80 anni.