Isis- K, un fiume di finti fondi benefici arrivano dall’Europa
Attraverso crowdfunding e criptovalute. A Milano due fascicoli della Gdf
Tra il 2019 e il 2023 le segnalazioni italiane per finanziamento al terrorismo sono diminuite del 61,4% ( da 770 a 297). Un calo che per gli analisti dell’Antiterrorismo rappresenta il « sospetto » , se non la « prova » , che i sistemi di raccolta fondi a sostegno della jihad internazionale stanno mutando. Money transfer, carte prepagate e bonifici sono sempre meno sfruttati per l’imponente macchina dell’antiriciclaggio internazionale, che negli anni ha scovato flussi finanziari anomali verso i Paesi del Medio Oriente e dell’Asia centrale, dove oggi imperversa l’Isis- K.
Secondo il Gruppo di azione finanziaria ( Gafi), l’organismo intergovernativo che indaga sulle forme di finanza illecita, ci sono « evidenze » che il sostegno economico ai gruppi terroristici stia seguendo nuove strategie nel tentativo di sfuggire ai controlli. Dietro la maschera delle cause umanitarie, benefiche e no- profit sono avviate raccolte fondi globali sfruttando il crowdfunding, alimentato da un fiume di criptovalute non tracciato che parte anche dall’Europa.
Il crowdfunding è un canale di finanziamento alternativo. Si tratta di piattaforme online utilizzate per lanciare libere campagne per sostenere economicamente iniziative di ogni genere. Il suo mercato globale ha già raggiunto i 17,2 miliardi di dollari nel 2020 e si prevede possa arrivare a quota 34,5 miliardi di dollari entro il 2026. Nel 2022 ci sono state in tutto il mondo oltre 6 milioni di campagne di questo tipo che, per dimensione e varietà, « rendono difficile rilevare attività illecite » , dice il Gafi. Il problema, infatti, è che si riescono a « mimetizzare » movimentazioni anomale di denaro destinato alla « guerra santa » . Cause umanitarie « possono servire come coperture efficaci per la richiesta finanziaria e in alcuni casi sono “abusate” per scopi di finanziamento al terrorismo » . Gli analisti hanno anche individuato « piattaforme di crowdfunding specializzate per fornire servizi a individui che sono stati banditi dalle piattaforme mainstream » . Peraltro, ritiene il Gafi, esiste il concreto rischio che le organizzazioni noprofit che operano nei territori ad alta presenza terroristica finiscano per diventare vittima di estorsione, col risultato che una raccolta fondi legittima va a finanziare la jihad.
I fari investigativi sono puntati soprattutto sui social network e sui canali di messaggistica istantanea, all’interno dei quali sono fatte girare queste campagne di raccolta fondi « camuffate » .
La preoccupazione prioritaria legata alle campagne di crowdfunding è per l’uso delle criptovalute e per la scarsa partecipazione antiriciclaggio dei Vasp, cioè i fornitori di servizi in asset virtuali. In Italia risultano avere un’esigua collaborazione con l’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia. Nel 2023 hanno inviato solo 1.181 Segnalazioni per operazioni sospette ( lo 0,78% del totale delle Sos), a fronte di movimentazioni miliardarie. Il problema ulteriore è dato dal volume delle singole donazioni: spesso sono di modico valore, ma arrivando da ogni parte del globo raggiungono quote milionarie. Basta considerare che tra agosto 2021 e giugno scorso Hamas e la Jihad Islamica Palestinese, aggirando le sanzioni statunitensi, sono riuscite a incassare 130 milioni di dollari in criptovalute, parte dei quali dirottati a Hezbollah.
Secondo le analisi ( basate sul numero delle Sos in materia terrori
VIRTUAL ASSET Scarsa collaborazione degli operatori di virtual asset: nel 2023 solo 1.183 Sos, lo 0,78% del totale
smo), sono quattro le aree geografiche italiane da cui è più alto il rischio che ci sia una adesione a forme di finanziamento alla jihad: le province più vicine ai valichi di frontiera con Francia ( Imperia), Svizzera ( Sondrio e Varese), Austria ( Bolzano); poi c’è l’area padana, in particolare emiliana ( Piacenza, Reggio Emilia, Bologna, Forlì- Cesena) e veneta ( Rovigo, Verona, Padova e Venezia); Italia centrale, con le province di Siena, Ancona e Roma ( con propaggini a Pescara e Isernia); infine la Sicilia meridionale ( Siracusa e Ragusa).
Il fenomeno del finanziamento al terrorismo con l’uso di criptovalute ma anche di altri metodi è sotto la lente della Guardia di finanza di Milano. Allo studio ci sarebbero due fascicoli, con materiale ancora da approfondire, che vedono sotto indagine soggetti stranieri che vivono in Italia. Il fenomeno nella capitale economica del Paese appare al momento sotto controllo perché si tratta di cifre ridotte; tuttavia anche in questi due casi troverebbe conferma la tesi che i finanziamenti stanno viaggiando non solo con metodi tradizionali ma anche attraverso canali tecnologici più evoluti e meno tracciabili.
EROGAZIONI Soldi a organizzazioni terroristiche in prevalenza da quattro aree geografiche dell’Italia