BolognaFiere aumenta i ricavi del 17% grazie alla diversificazione delle attività
Il gruppo torna all’utile e investe sul quartiere: in arrivo altri 30mila mq
Ricavi e margini in forte crescita, ma anche ritorno all’utile dopo gli anni della pandemia, grazie soprattutto alla strategia di diversificazione del business e dei mercati avviata già prima del Covid, ma intensificata proprio negli ultimi quattro anni.
Sono numeri incoraggianti quelli con cui BolognaFiere chiude il bilancio consolidato 2023, approvato ieri dal cda del gruppo, che lo scorso dicembre si è quotato in Borsa a Milano. Il è fatturato aumentato del 17% rispetto al 2022, raggiungendo i 233,5 milioni di euro, con un’importante crescita anche rispetto al 2019 ( 174 milioni), mentre l’Ebitda è salito a 29,6 milioni di euro ( contro i 16,6 dell’anno precedente, ma ancora sotto gli oltre 35 milioni del 2019) e il risultato netto è positivo per 732mila euro, rispetto alla perdita di 5,3 milioni del 2022. In miglioramento anche la posizione finanziaria netta ( 106,4 milioni contro 135 milioni dell’anno prima) e il patrimonio netto ( 241,8 milioni contro 195,8).
« Analizzando la struttura del bilancio emerge chiaramente la natura che ha ormai assunto la nostra società – spiga il presidente Gianpiero Calzolari –. I ricavi provengono per il 42% dalle attività di organizzazione di eventi, cioè fiere e congressi, per un altro 40% dalla divisione allestimenti e architecture, e per il restante 18% dalla messa a disposizione del quartiere per ospitare attività e iniziative organizzate da terzi » . La politica di diversificazione ha contribuito in modo significativo alla crescita del fatturato – in linea con i target dell’ultimo Piano industriale – così come la forte presenza all’estero del gruppo, il più internazionalizzato nel panorama italiano: quasi un terzo dei ricavi è generato dalle attività organizzate in altri mercati, intese sia come manifestazioni espositive ( in particolare nei settori della cosmesi, dell’editoria e del pet food), sia come progetti di allestimento. Diversificazione del business e delle aree geografiche sono state dunque le principali leve della ripartenza post Covid e saranno gli asset al centro anche del nuovo Piano industriale a cui sta lavorando il management del gruppo, che sarà presentato verosimilmente nella seconda metà dell’anno.
Un altro elemento centrale è lo sviluppo del quartiere fieristico, avviato pochi mesi prima dello scoppio della pandemia e per il quale sono stati stanziati circa 120 milioni di euro, a cui si aggiungono ora altri investimenti ( in corso di definizione) per il completamento della ristrutturazione dei padiglioni e degli spazi, con l’obiettivo « di arrivare entro il 20262027 ad avere a disposizione una superficie di 140mila metri quadrati, che a nostro avviso è la dimensione ottimale per il nostro quartiere e per i programmi che ci siamo dati » , precisa Calzolari. Il progetto di ristrutturazione dell’area, in linea con la strategia di diversificazione del business, punta a una maggiore integrazione con la città di Bologna e apre dunque a ospitare attività sportive, culturali e di intrattenimento. « Il completamento del quartiere prevede ulteriori 30mila metri quadrati, che comprenderanno un palazzetto dello sport con 12mila posti, che potrà ospitare fiere e congressi, eventi sportivi o spettacoli – continua il presidente –. L’idea è che BolognaFiere sia un soggetto e un luogo sempre più connesso alla città e che anche la popolazione possa fruire delle nostre strutture » .
La fiera è un’impresa e, come tale, deve realizzare risultati economici ed essere strumento di politica industriale per il Paese ma, osserva Calzolari, « siamo anche una componente importante del territorio. Ci troviamo nel quadrante urbanistico che l’amministrazione ha identificato come luogo per il rinascimento della città, in cui si trova anche il nuovo Tecnopolo. L’obiettivo è diventare uno dei quartieri più vivaci della città, dove si fa business, ma anche intrattenimento, sport, ricerca e sviluppo per il futuro » .