Guardia di Finanza e distretti produttivi: Toscana area laboratorio
Incontro a Firenze tra i vertici delle Fiamme Gialle e il mondo produttivo
Un nuovo rapporto tra Guardia di finanza e imprese. Un’apertura che segna la volontà di sfidare il luogo comune che vedeva i primi interpretare solo il ruolo di repressori, i secondi di eterni tartassati. La nuova strada l’ha voluta aprire proprio il generale delle Fiamme gialle Fabrizio Cuneo, incontrando a Firenze il mondo produttivo toscano nella sala dei Cinquecento di Palazzo della Signoria, evento organizzato nel contesto delle celebrazioni dei 250 anni del corpo militare, al quale hanno partecipato oltre 450 persone. Parola d’ordine del comandante GdF dell’Italia centro- settentrionale è « valorizzare il rapporto tra fisco e contribuente mettendo al centro la difesa della legalità. Questo anche all’interno dei distretti industriali che meritano una attenzione particolare perché la crisi di un anello della catena produttiva può portare a pesanti conseguenze sulla creazione di valore e sull’occupazione » . Le criticità più evidenti in questi territori - ha spiegato Cuneo - « sono i fenomeni di riciclaggio e quelli dei passaggi di proprietà di asset economici a soggetti pericolosi dal punto di vista criminale » .
Un obiettivo è poi quello di alzare la soglia di attenzione nelle erogazioni degli aiuti o di incentivi di denaro pubblico, sia relativamente ai fondi europei che a quelli del Pnrr. « Per fare questo - ha spiegato Cuneo - è necessario coinvolgere le istituzioni nel loro complesso. Ciò con una doppia finalità: comprendere le difficoltà del mondo economico e anche farci conoscere al meglio per costruire un rapporto virtuoso con le imprese » .
Il direttore del Sole 24 Ore, Fabio Tamburini, che ha coordinato l’incontro, ha voluto sottolineare come « l’Italia abbia un grande bisogno di legalità, ma va costruita con il dialogo e il consenso in quanto incrocia la vitalità dei distretti e la loro crescita produttiva » .
Distretti, quelli toscani, che valgono il 40 per cento delle esportazioni regionali e che – ha ricordato il sindaco di Firenze, Dario Nardella, « sono la base fondativa della cosa pubblica e dunque la difesa della loro legalità è una sfida culturale da condividere proprio con le imprese e con tutto il sistema economico » . Nardella ha poi voluto ricordare il protocollo che proprio il Comune di Firenze ha firmato contro l’evasione abitativa e gli affitti in nero per quello che riguarda l’accoglienza turistica.
« Le filiere sono da difendere - ha detto il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani – anche per la straordinaria ricchezza di competenze che esprimono. Le grandi multinazionali francesi del lusso continuano ad investire in Toscana perché - mi dicono - qui c’è la capacità e il saper fare che rappresenta un’eccellenza unica al mondo » .
Le nuove politiche europee, più propense agli investimenti che al rigore, faranno arrivare sui territori una quantità di denaro che raramente si è vista nel recente passato. Molte di queste operazioni tra amministrazione centrale, imprese e territori sono gestite da Invitalia. L’amministratore delegato Bernardo Mattarella ha spiegato come, rispetto alla realtà dei distretti toscani « abbiamo contribuito a finanziare oltre 60 iniziative nel tessile e 56 programmi di investimento nel manifatturiero. Poi le start up innovative, il turismo e i contratti di sviluppo per 530 milioni. L’impatto occupazionale è stato di ben 6.300 posti. Un’attività - ha continuato Mattarella - che necessita di rigore, nel rispetto delle norme e della legalità, attraverso un protocollo definito con la GdF che garantisce una collaborazione continua, per assicurare una crescita economica sana » .
Il presidente di Confindustria Toscana Maurizio Bigazzi ha voluto invece puntare il dito sulla burocrazia: « Troppi vincoli indeboliscono la capacità delle imprese di essere competitive e favoriscono la ricerca di scorciatoie dal punto di vista delle soluzioni dei problemi » .
Per il Garante del contribuente regionale, Alessandro Capocchi, la materia fiscale ha bisogno di certezza mentre il contesto attuale non riesce a garantirla. « È arrivato il momento di cambiare l’approccio alla fiscalità. Il controllo sulle attività dell’impresa non può più essere fatto ex post, dopo cinque, sei o sette anni. Un’azione così tardiva diventa solamente un costo. Serve invece spostare i controlli a livello preventivo. Solo così - ha concluso - aumenterà la propensione all’investimento e la Guardia di Finanza potrà diventare un vero partner in un rapporto non più di contrapposizione, ma di partnership » .