Azimut scorpora e quota la sua fintech bank
La nuova società punta a realizzare un utile netto di 160 milioni il primo anno
Ha scelto la ricorrenza del ventennale della quotazione Azimut per annunciare una svolta nelle proprie attività: la creazione di una vera e propria banca digitale e dotata di una rete di distribuzione, in modo da valorizzare ulteriormente la forza dei consulenti finanziari che il gruppo ha in Italia e su scala internazionale. Il progetto, presentato ieri a Milano, prevede lo scorporo di una parte della rete di consulenti di Azimut Holding in Italia in modo da dare vita a quella che viene definita una fintech bank da quotare a sua volta nel giro di 6- 9 mesi.
L’obiettivo, non dichiarato in modo diretto, è quello di sfruttare il potenziale enorme fornito dal margine di interesse che già arricchisce i bilanci di altre concorrenti del settore. La via seguita è però quella peculiare di Azimut, che non intende certo rinunciare ad alcuni caratteri che l’hanno finora distinta. « Non è una rivoluzione copernicana » , ha detto senza mezzi termini il presidente Pietro Giuliani nell’illustrare un’iniziativa che prevede per esempio l’assegnazione ai consulenti finanziari della nuova banca il 2% del capitale sociale ogni anno, per i primi cinque anni, in modo da replicare il modello di partecipazione della stessa società originaria. In cambio Azimut Hol
‘ La new bank potrà includere tra i soci anche partner bancari e finanziari per una quota fra il 15 e il 50%
ding potrà contare per 20 anni sui ricavi prodotti dalle masse esistenti della nuova realtà all’atto del conferimento, oltre che avvalersi dei servizi bancari da lei forniti.
Due le nuove iniziative della società scorporata, il lancio di una rete distributiva di consulenti finanziari in Spagna e una partnership con un importante family office in Italia specializzato sulla clientela Ultra High Net Worth. Il punto nodale dell’intero progetto resta però un altro: quella indicata provvisoriamente come « new bank » in attesa del vero nome di battesimo potrà includere nell’azionariato anche partner bancari e finanziari per una quota di capitale compresa fra il 15 e il 50 per cento. « Vediamo molto interesse attorno a noi e abbiamo già contatti con diverse banche » , ha ammesso Giuliani, chiarendo però che « l’operazione si farà lo stesso, con o senza partner » e che nell’ipotesi stand alone Azimut manterrà una quota « non superiore al 10% » .
La fintech bank, che sarà guidata da Paolo Martini, punta a realizzare un utile netto di 160 milioni di euro il primo anno e a una valutazione iniziale che si aggira fra 1,8 e 2,2 miliardi. Potrà contare su un patrimonio totale di almeno 20 miliardi e su mille consulenti finanziari al momento del lancio, ma l’obiettivo - una volta ottenute le autorizzazioni e avviata l’attività - sarà di raddoppiare utili e masse gestite e amministrate nel giro di cinque anni. In quest’arco di tempo la raccolta di risparmio gestito, assicurativo, advisory e amministrata è quindi prevista tra i 16 e i 19 miliardi, mentre la crescita della liquidità e dei conti correnti sarà tra i 7,5 e i 10 miliardi. Entro il 2029, il piano prevede infine l’inserimento di 500 nuovi professionisti dal mercato, tra Wealth Manager, Private Banker e Consulenti Finanziari, attirati anche dalla possibilità di poter partecipare al capitale della società.