Il Sole 24 Ore

Azimut scorpora e quota la sua fintech bank

La nuova società punta a realizzare un utile netto di 160 milioni il primo anno

- Maximilian Cellino

Ha scelto la ricorrenza del ventennale della quotazione Azimut per annunciare una svolta nelle proprie attività: la creazione di una vera e propria banca digitale e dotata di una rete di distribuzi­one, in modo da valorizzar­e ulteriorme­nte la forza dei consulenti finanziari che il gruppo ha in Italia e su scala internazio­nale. Il progetto, presentato ieri a Milano, prevede lo scorporo di una parte della rete di consulenti di Azimut Holding in Italia in modo da dare vita a quella che viene definita una fintech bank da quotare a sua volta nel giro di 6- 9 mesi.

L’obiettivo, non dichiarato in modo diretto, è quello di sfruttare il potenziale enorme fornito dal margine di interesse che già arricchisc­e i bilanci di altre concorrent­i del settore. La via seguita è però quella peculiare di Azimut, che non intende certo rinunciare ad alcuni caratteri che l’hanno finora distinta. « Non è una rivoluzion­e copernican­a » , ha detto senza mezzi termini il presidente Pietro Giuliani nell’illustrare un’iniziativa che prevede per esempio l’assegnazio­ne ai consulenti finanziari della nuova banca il 2% del capitale sociale ogni anno, per i primi cinque anni, in modo da replicare il modello di partecipaz­ione della stessa società originaria. In cambio Azimut Hol

‘ La new bank potrà includere tra i soci anche partner bancari e finanziari per una quota fra il 15 e il 50%

ding potrà contare per 20 anni sui ricavi prodotti dalle masse esistenti della nuova realtà all’atto del conferimen­to, oltre che avvalersi dei servizi bancari da lei forniti.

Due le nuove iniziative della società scorporata, il lancio di una rete distributi­va di consulenti finanziari in Spagna e una partnershi­p con un importante family office in Italia specializz­ato sulla clientela Ultra High Net Worth. Il punto nodale dell’intero progetto resta però un altro: quella indicata provvisori­amente come « new bank » in attesa del vero nome di battesimo potrà includere nell’azionariat­o anche partner bancari e finanziari per una quota di capitale compresa fra il 15 e il 50 per cento. « Vediamo molto interesse attorno a noi e abbiamo già contatti con diverse banche » , ha ammesso Giuliani, chiarendo però che « l’operazione si farà lo stesso, con o senza partner » e che nell’ipotesi stand alone Azimut manterrà una quota « non superiore al 10% » .

La fintech bank, che sarà guidata da Paolo Martini, punta a realizzare un utile netto di 160 milioni di euro il primo anno e a una valutazion­e iniziale che si aggira fra 1,8 e 2,2 miliardi. Potrà contare su un patrimonio totale di almeno 20 miliardi e su mille consulenti finanziari al momento del lancio, ma l’obiettivo - una volta ottenute le autorizzaz­ioni e avviata l’attività - sarà di raddoppiar­e utili e masse gestite e amministra­te nel giro di cinque anni. In quest’arco di tempo la raccolta di risparmio gestito, assicurati­vo, advisory e amministra­ta è quindi prevista tra i 16 e i 19 miliardi, mentre la crescita della liquidità e dei conti correnti sarà tra i 7,5 e i 10 miliardi. Entro il 2029, il piano prevede infine l’inseriment­o di 500 nuovi profession­isti dal mercato, tra Wealth Manager, Private Banker e Consulenti Finanziari, attirati anche dalla possibilit­à di poter partecipar­e al capitale della società.

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