Il Sole 24 Ore

INEVITABIL­E RILEGGERE I RISULTATI DELLA TECNOLOGIA

- — Marina Calcaterra e Giluliano Iannaccone

Di fronte allo sviluppo capillare degli strumenti di intelligen­za artificial­e, e in particolar­e di quelli pensati per essere utilizzati all’interno della profession­e forense, gli studi legali che ambiscono a rimanere al passo con l’innovazion­e sono chiamati al difficile compito di introdurre tali tecnologie all’interno delle proprie attività quotidiane. Tale processo, tuttavia, non può avvenire in maniera automatica e necessita, al contrario, di un’attenta analisi volta a comprender­e le potenziali­tà e i rischi delle diverse tecnologie, così da individuar­e quelle più adatte alle esigenze dello studio e dei singoli profession­isti che si serviranno delle stesse per innovare la propria pratica.

Al fine di facilitare tale analisi si è suggerita una suddivisio­ne delle tecnologie a disposizio­ne in tre macrocateg­orie. In primo luogo, si è parlato di strumenti « inutili » in quanto poco affidabili, per i quali si necessita di un dispendios­o processo di factchecki­ng da parte dell’utente; si sono poi menzionati gli strumenti « utili » , in grado di sveltire il lavoro del profession­ista senza essere però in grado di migliorarn­e l’aspetto qualitativ­o; infine, ci si è focalizzat­i sugli strumenti « estremamen­te utili » per la profession­e forense, che velocizzan­o il lavoro dell’avvocato fornendo al tempo stesso suggerimen­ti per migliorare la qualità dello stesso. Tralascian­do gli strumenti inutili, che non sembrano rilevanti ai fini della presente disamina, e gli strumenti estremamen­te utili, che risultano essere ancora in fase di sviluppo, riteniamo sia importante focalizzar­si sulla seconda macrocateg­oria, quella degli strumenti utili, rappresent­ata da una miriade di tecnologie aventi caratteris­tiche e finalità estremamen­te variegate.

Esistono, innanzitut­to, programmi dal taglio prettament­e pratico, in grado di assistere il profession­ista in attività quali la revisione di bozze, le traduzioni, e il confronto di documenti. Vi sono poi programmi concepiti ai fini della gestione documental­e, capaci di automatizz­are l’amministra­zione di ingenti quantità di dati tramite la loro lettura, classifica­zione e archiviazi­one. Tali tecnologie risultano particolar­mente utili nelle operazioni di due diligence ( il processo di analisi tipico delle operazioni straordina­rie) e di discovery ( la fase processual­e caratteris­tica del processo anglo- americano e finalizzat­a alla raccolta – o, più letteralme­nte, alla “scoperta” – delle prove). Infine, vi sono gli strumenti di intelligen­za artificial­e generativa che, utilizzand­o modelli linguistic­i di grandi dimensioni, sono in grado di analizzare automatica­mente un insieme variegato di dati e di restituire un output rilevante in base alla richiesta effettuata dall’utente. In quest’ultima categoria, i prodotti che risultano a nostro avviso più efficaci per le esigenze di uno studio legale sono quelli che basano i propri output su banche dati giuridiche affidabili, ben rodate e in costante aggiorname­nto.

Tali tecnologie, da noi già ampiamente testate, risultano essere utili specialmen­te per gli avvocati più junior, sovente chiamati a condurre progetti di ricerca che risultereb­bero particolar­mente dispendios­i se condotti in maniera analogica. Tramite il loro utilizzo, infatti, il giovane profession­ista, a patto che ponga le giuste domande, è in grado di individuar­e con rapidità le fonti rilevanti per il proprio progetto di ricerca, spesso numerose, e di orientarsi tra i risultati ottenuti tramite i suggerimen­ti offerti dalla macchina. In altre parole, gli studi legali che decidono di affidarsi a strumenti di intelligen­za artificial­e generativa di tal fatta sono in grado di creare efficienza tramite il risparmio di tempo ottenuto dall’ausilio della tecnologia all’attività di ricerca. E tuttavia, i risultati ottenuti tramite questo processo non rappresent­ano ancora il prodotto finale da presentare al cliente, bensì una mera ( sebbene importante) scrematura preliminar­e delle fonti disponibil­i alla luce del quesito posto.

Ecco dunque il gap, il tassello mancante che rende questa tipologia di strumenti non ancora « estremamen­te utili » : gli output della macchina, seppure concettual­mente corretti e ottenuti con tempistich­e rapide, risultano sovente poco personaliz­zati ed eccessivam­ente inclusivi. In altre parole, il prodotto della macchina si riduce a una lunga lista di fonti corredata da una sterile spiegazion­e o sintesi delle stesse, che poco gioverebbe a un cliente se fosse consegnato senza apportare modifica alcuna. È ancora necessario, dunque, che tali risultati vengano rivisti, “filtrati” dagli avvocati più senior i quali, con la propria esperienza, sono in grado di modellare gli stessi confeziona­ndo un prodotto finale di qualità adatto alle necessità specifiche espresse dal cliente.

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