INEVITABILE RILEGGERE I RISULTATI DELLA TECNOLOGIA
Di fronte allo sviluppo capillare degli strumenti di intelligenza artificiale, e in particolare di quelli pensati per essere utilizzati all’interno della professione forense, gli studi legali che ambiscono a rimanere al passo con l’innovazione sono chiamati al difficile compito di introdurre tali tecnologie all’interno delle proprie attività quotidiane. Tale processo, tuttavia, non può avvenire in maniera automatica e necessita, al contrario, di un’attenta analisi volta a comprendere le potenzialità e i rischi delle diverse tecnologie, così da individuare quelle più adatte alle esigenze dello studio e dei singoli professionisti che si serviranno delle stesse per innovare la propria pratica.
Al fine di facilitare tale analisi si è suggerita una suddivisione delle tecnologie a disposizione in tre macrocategorie. In primo luogo, si è parlato di strumenti « inutili » in quanto poco affidabili, per i quali si necessita di un dispendioso processo di factchecking da parte dell’utente; si sono poi menzionati gli strumenti « utili » , in grado di sveltire il lavoro del professionista senza essere però in grado di migliorarne l’aspetto qualitativo; infine, ci si è focalizzati sugli strumenti « estremamente utili » per la professione forense, che velocizzano il lavoro dell’avvocato fornendo al tempo stesso suggerimenti per migliorare la qualità dello stesso. Tralasciando gli strumenti inutili, che non sembrano rilevanti ai fini della presente disamina, e gli strumenti estremamente utili, che risultano essere ancora in fase di sviluppo, riteniamo sia importante focalizzarsi sulla seconda macrocategoria, quella degli strumenti utili, rappresentata da una miriade di tecnologie aventi caratteristiche e finalità estremamente variegate.
Esistono, innanzitutto, programmi dal taglio prettamente pratico, in grado di assistere il professionista in attività quali la revisione di bozze, le traduzioni, e il confronto di documenti. Vi sono poi programmi concepiti ai fini della gestione documentale, capaci di automatizzare l’amministrazione di ingenti quantità di dati tramite la loro lettura, classificazione e archiviazione. Tali tecnologie risultano particolarmente utili nelle operazioni di due diligence ( il processo di analisi tipico delle operazioni straordinarie) e di discovery ( la fase processuale caratteristica del processo anglo- americano e finalizzata alla raccolta – o, più letteralmente, alla “scoperta” – delle prove). Infine, vi sono gli strumenti di intelligenza artificiale generativa che, utilizzando modelli linguistici di grandi dimensioni, sono in grado di analizzare automaticamente un insieme variegato di dati e di restituire un output rilevante in base alla richiesta effettuata dall’utente. In quest’ultima categoria, i prodotti che risultano a nostro avviso più efficaci per le esigenze di uno studio legale sono quelli che basano i propri output su banche dati giuridiche affidabili, ben rodate e in costante aggiornamento.
Tali tecnologie, da noi già ampiamente testate, risultano essere utili specialmente per gli avvocati più junior, sovente chiamati a condurre progetti di ricerca che risulterebbero particolarmente dispendiosi se condotti in maniera analogica. Tramite il loro utilizzo, infatti, il giovane professionista, a patto che ponga le giuste domande, è in grado di individuare con rapidità le fonti rilevanti per il proprio progetto di ricerca, spesso numerose, e di orientarsi tra i risultati ottenuti tramite i suggerimenti offerti dalla macchina. In altre parole, gli studi legali che decidono di affidarsi a strumenti di intelligenza artificiale generativa di tal fatta sono in grado di creare efficienza tramite il risparmio di tempo ottenuto dall’ausilio della tecnologia all’attività di ricerca. E tuttavia, i risultati ottenuti tramite questo processo non rappresentano ancora il prodotto finale da presentare al cliente, bensì una mera ( sebbene importante) scrematura preliminare delle fonti disponibili alla luce del quesito posto.
Ecco dunque il gap, il tassello mancante che rende questa tipologia di strumenti non ancora « estremamente utili » : gli output della macchina, seppure concettualmente corretti e ottenuti con tempistiche rapide, risultano sovente poco personalizzati ed eccessivamente inclusivi. In altre parole, il prodotto della macchina si riduce a una lunga lista di fonti corredata da una sterile spiegazione o sintesi delle stesse, che poco gioverebbe a un cliente se fosse consegnato senza apportare modifica alcuna. È ancora necessario, dunque, che tali risultati vengano rivisti, “filtrati” dagli avvocati più senior i quali, con la propria esperienza, sono in grado di modellare gli stessi confezionando un prodotto finale di qualità adatto alle necessità specifiche espresse dal cliente.