Un fisco innovativo per rilanciare l’Italia
Temporary management, strategie tributarie, più meritocrazia e solidarietà
Nell’attuale contesto europeo l’Italia
è monitorata in base a rating, spread, rapporto debito/ PIL che ne limitano notevolmente la capacità operativa. L’indicatore Debito/ PIL, che suggestiona analisti, fi nanziatori e investitori, attesta la sostenibilità del debito e la sua attitudine al successivo rimborso. Assunto storicamente che non è facile ridurre il debito pubblico italiano, per via di una spesa divenuta cronica e ineludibile, si può incidere solo sulla variabile “produzione di beni e servizi” e quindi sul fatturato dell’azienda Italia. Il nostro paese si trova pericolosamente tra l’incudine della necessaria spesa pubblica, e il martello del patto europeo di stabilità che limita azioni e interventi, premia chi è bravo e penalizza il meno virtuoso, come ad es. chi ha un debito pubblico del 143% rispetto al PIL ( dati Italia 2023). Non resta che agire sulla leva fi scale, che fi nora è stata mal utilizzata e ha creato sottosviluppo ed evasione. Si deve innovare l’assetto economico e produttivo dettato da una premiante gestione fi scale, che riesca a posizionare il paese Italia ai vertici delle classifi che internazionali di affi dabilità. È necessario imprimere un forte strattone ( shock economico positivo) sul risultato del comparto economico e produttivo, in sintesi sul PIL, con una nuova politica fi scale. Per realizzare il grande sogno di riscatto italiano, è necessario scrollarsi di dosso le stantie politiche assistenzialistiche che caratterizzano l’art 53 della Costituzione ( principio della Progressività dell’imposta), che attualmente mortifi ca chi crea e premia chi è mediocre. Esso andrebbe rivisitato, per poter fi nalmente gratifi care chi produce ricchezza, occupazione e benessere diffuso. Con quale fi sco potremmo ottenere tutto ciò? Solo con un sistema che adotti un’imposta regressiva; attenzione NON l’imposta men che proporziona
le, bensì un prelievo che decresca in senso assoluto, fi no al raggiungimento di un limite non superabile, come ad esempio una soglia del 15%, nel rispetto di un drenaggio tributario giusto e sostenibile. L’effetto immediato sarebbe quello di premiare chi guadagna di più, riconoscendone una maggiore utilità per l’intera società. Si arriverebbe fi nalmente alla tanto invocata meritocrazia ma senza abbandonare chi ha effettivamente bisogno di aiuto sociale in qualsivoglia ambito. La indiscutibile funzione sociale dello Stato dovrebbe essere garantita, non con il fallace sistema delle agevolazioni fi - scali, bensì con un effi ciente intervento diretto a supporto dei più bisognosi. Dei circa 100 miliardi annui di minor gettito da misure agevolative “tax expenditures”, grazie al nostro impianto fi scale inquinato da speculazioni ideologiche, solo in parte si aiutano i veri bisognosi, mentre ne benefi ciano tanti evasori fi scali. In sintesi, quale sarebbe l’effetto della giusta disarticolazione tra socialità e fi scalità e quale il rifl esso della premialità tributaria nei confronti di chi dichiara redditi sempre più alti?
- Il produttore di beni e servizi sarebbe incentivato a produrre e dichiarare di più, con incremento diretto sul PIL;
Si ridurrebbe l’evasione fi scale e, grazie all’effetto leva, il gettito erariale esorbiterebbe l’attuale entrata ( circa 550 miliardi di euro) con conseguente incremento anche sugli attuali 65 miliardi da fi scalità degli enti territoriali;
- Per produrre di più e pagare meno imposte, si dovrebbero incrementare le unità lavorative, con riverbero sull’occupazione;
L’Italia potrebbe godere di maggiore capacità di spesa, connessa agli incrementi del PIL, con un più incisivo intervento sociale nei confronti dei più deboli, con forme di sostentamento diretto e più aiuti e sostegno di vario genere, possibili solo in costanza di maggiore capacità di spesa. Non sarebbe inverosimile il raddoppio degli attuali 100 miliardi mal spesi, da destinare veramente a chi ha bisogno.
In defi nitiva l’imposta regressiva, che diminuisce all’aumentare della produzione del reddito, potrebbe rappresentare un buon farmaco, per la nostra malata Italia e una vincente leva di sviluppo.