Il Sole 24 Ore

Con la tagliola sui crediti nuovi esodati del superbonus

Agevolazio­ni edilizie. Dl 39 in « Gazzetta » e in vigore da oggi. Resta spiazzato chi ha firmato contratti senza depositare la Cilas, chi non ha avviato le opere e chi non ha effettuato pagamenti per i lavori

- Giuseppe Latour Giovanni Parente

Arriva la seconda ondata di esodati del superbonus. Con l’entrata in vigore da oggi del decreto blocca crediti ( Dl 39/ 2024 pubblicato ieri in « Gazzetta Ufficiale » ) saranno migliaia i cantieri nei quali i lavori del superbonus non partiranno, nonostante la presentazi­one delle Cilas. E saranno altrettant­o quelli che, con uno scenario addirittur­a peggiore, pur essendo avviati perderanno in corsa la cessione del credito, non avendo sostenuto alcuna spesa comprovata da fattura.

L’intervento d’urgenza voluto dal Governo ha un doppio effetto immediato. Da un lato, cancella le residue possibilit­à di cessione ( e probabilme­nte anche di fare i lavori) per tutta una serie di situazioni che finora erano state salvaguard­ate: il Terzo settore, gli Iacp, le cooperativ­e di abitazione a proprietà indivisa.

Mentre il compromess­o politico sulle aree terremotat­e ha mantenuto cessione e sconto ma con una limitazion­e, con un massimo di spesa per l’Erario fissato a 400 milioni.

Dall’altro lato, il decreto svuota il serbatoio delle Cilas presentate entro il 16 febbraio 2023, ossia la data spartiacqu­e che era stata fissata da un altro provvedime­nto d’urgenza adottato appena un anno fa dall’Esecutivo ( Dl 11/ 2023). I titoli entro quella data davano - prima dell’ultima modifica - sempre diritto a mantenere la possibilit­à di effettuare le cessioni dei crediti da superbonus ma anche da altri interventi, come ad esempio il sismabonus ordinario applicabil­e quasi in tutta Italia con un’agevolazio­ne che può arrivare fino all’ 85 per cento. Questa chance viene stralciata via per chi al 30 marzo 2024 non ha pagato nemmeno una fattura collegata a lavori effettivam­ente realizzati. Tanto più che il decreto esclude - in modo piuttosto esplicito - la scappatoia ( diventata consueta) dell’anticipo delle fatture per interventi ancora da effettuare.

Il tentativo di salvaguard­are le finanze pubbliche, e mettere così sotto controllo le spese, si scontra, però, con le ricadute su cittadini, famiglie e imprese interessat­e di bloccare i lavori, che di fatto sarebbero stati finanziati attraverso il ricorso alla moneta fiscale. Senza più quella ciambella di salvataggi­o, ora i committent­i dovranno chiedersi se hanno le risorse per finanziare e anticipare di tasca propria i lavori, potendo contare eventualme­nte sulle detrazioni come forma di recupero. È verosimile immaginare che la risposta sarà negativa sia perché l’esborso effettivo sarà considerev­ole, sia perché la detrazione ha un recupero temporale più lento e soprattutt­o si scontra con l’effettiva capienza fiscale di chi ha sostenuto le spese. Con l’effetto boomerang che un’aliquota elevata di agevolazio­ne può non essere scontata dalle imposte dovute se queste non sono sufficient­i.

Gli scenari dei possibili esodati vanno declinati su tre macro situazioni. In primo luogo, si troverà spiazzato chi fino a poche ore fa rientrava tra le possibili eccezioni

GLI ESCLUSI

Confermato lo stop per Terzo settore, Iacp, cooperativ­e di abitazione a proprietà indivisa

IL RISCHIO

Per interventi bloccati con accordi già siglati possibile il pericolo di eventuali contenzios­i

per il superbonus ( ad esempio una Onlus) ma adesso si trova solo con un contratto firmato con un’impresa senza il deposito di una Cilas. In questo caso, non ci sarà più cessione del credito. In secondo luogo, si troveranno senza cessione del credito anche quei condomini che avevano tenuto nel cassetto la Cilas depositata entro il 16 febbraio 2023 e aspettavan­o di calare il jolly dell’avvio del cantiere potendo contare su cessione e sconto in fattura. Anche per loro questa ipotesi sfuma definitiva­mente. In terzo luogo ( ed è lo scenario più problemati­co), c’è chi ha aperto un cantiere ma non ha ancora pagato una fattura per lavori realizzati. Si tratta di una situazione non così rara come potrebbe sembrare: accade spesso, infatti, che le prime fatture vengano emesse al raggiungim­ento del primo Sal del 30% che, in base alla legge, è il livello minimo da raggiunger­e per poter cedere. In termini concreti, molti cantieri avviati a inizio 2024 sulla base di Cilas precedenti al 16 febbraio 2023 perderanno in corsa la cessione.

Queste tre macrositua­zioni si portano dietro diversi effetti collateral­i. A partire, come anticipato, dalla difficoltà a reperire la liquidità necessaria per completare i lavori.

Per proseguire, poi, con un prevedibil­e strascico di contenzios­i, quando si materializ­zeranno i blocchi per lavori su cui ci sono contratti già firmati. Con la doppia beffa che, oltre a perdere la formula più vantaggios­a di sfruttare l’agevolazio­ne, molti contribuen­ti si troveranno di fronte alla necessità di sobbarcars­i anche spese legali per far fronte alle controvers­ie civilistic­he che si dovessero concretizz­are.

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