Con la tagliola sui crediti nuovi esodati del superbonus
Agevolazioni edilizie. Dl 39 in « Gazzetta » e in vigore da oggi. Resta spiazzato chi ha firmato contratti senza depositare la Cilas, chi non ha avviato le opere e chi non ha effettuato pagamenti per i lavori
Arriva la seconda ondata di esodati del superbonus. Con l’entrata in vigore da oggi del decreto blocca crediti ( Dl 39/ 2024 pubblicato ieri in « Gazzetta Ufficiale » ) saranno migliaia i cantieri nei quali i lavori del superbonus non partiranno, nonostante la presentazione delle Cilas. E saranno altrettanto quelli che, con uno scenario addirittura peggiore, pur essendo avviati perderanno in corsa la cessione del credito, non avendo sostenuto alcuna spesa comprovata da fattura.
L’intervento d’urgenza voluto dal Governo ha un doppio effetto immediato. Da un lato, cancella le residue possibilità di cessione ( e probabilmente anche di fare i lavori) per tutta una serie di situazioni che finora erano state salvaguardate: il Terzo settore, gli Iacp, le cooperative di abitazione a proprietà indivisa.
Mentre il compromesso politico sulle aree terremotate ha mantenuto cessione e sconto ma con una limitazione, con un massimo di spesa per l’Erario fissato a 400 milioni.
Dall’altro lato, il decreto svuota il serbatoio delle Cilas presentate entro il 16 febbraio 2023, ossia la data spartiacque che era stata fissata da un altro provvedimento d’urgenza adottato appena un anno fa dall’Esecutivo ( Dl 11/ 2023). I titoli entro quella data davano - prima dell’ultima modifica - sempre diritto a mantenere la possibilità di effettuare le cessioni dei crediti da superbonus ma anche da altri interventi, come ad esempio il sismabonus ordinario applicabile quasi in tutta Italia con un’agevolazione che può arrivare fino all’ 85 per cento. Questa chance viene stralciata via per chi al 30 marzo 2024 non ha pagato nemmeno una fattura collegata a lavori effettivamente realizzati. Tanto più che il decreto esclude - in modo piuttosto esplicito - la scappatoia ( diventata consueta) dell’anticipo delle fatture per interventi ancora da effettuare.
Il tentativo di salvaguardare le finanze pubbliche, e mettere così sotto controllo le spese, si scontra, però, con le ricadute su cittadini, famiglie e imprese interessate di bloccare i lavori, che di fatto sarebbero stati finanziati attraverso il ricorso alla moneta fiscale. Senza più quella ciambella di salvataggio, ora i committenti dovranno chiedersi se hanno le risorse per finanziare e anticipare di tasca propria i lavori, potendo contare eventualmente sulle detrazioni come forma di recupero. È verosimile immaginare che la risposta sarà negativa sia perché l’esborso effettivo sarà considerevole, sia perché la detrazione ha un recupero temporale più lento e soprattutto si scontra con l’effettiva capienza fiscale di chi ha sostenuto le spese. Con l’effetto boomerang che un’aliquota elevata di agevolazione può non essere scontata dalle imposte dovute se queste non sono sufficienti.
Gli scenari dei possibili esodati vanno declinati su tre macro situazioni. In primo luogo, si troverà spiazzato chi fino a poche ore fa rientrava tra le possibili eccezioni
GLI ESCLUSI
Confermato lo stop per Terzo settore, Iacp, cooperative di abitazione a proprietà indivisa
IL RISCHIO
Per interventi bloccati con accordi già siglati possibile il pericolo di eventuali contenziosi
per il superbonus ( ad esempio una Onlus) ma adesso si trova solo con un contratto firmato con un’impresa senza il deposito di una Cilas. In questo caso, non ci sarà più cessione del credito. In secondo luogo, si troveranno senza cessione del credito anche quei condomini che avevano tenuto nel cassetto la Cilas depositata entro il 16 febbraio 2023 e aspettavano di calare il jolly dell’avvio del cantiere potendo contare su cessione e sconto in fattura. Anche per loro questa ipotesi sfuma definitivamente. In terzo luogo ( ed è lo scenario più problematico), c’è chi ha aperto un cantiere ma non ha ancora pagato una fattura per lavori realizzati. Si tratta di una situazione non così rara come potrebbe sembrare: accade spesso, infatti, che le prime fatture vengano emesse al raggiungimento del primo Sal del 30% che, in base alla legge, è il livello minimo da raggiungere per poter cedere. In termini concreti, molti cantieri avviati a inizio 2024 sulla base di Cilas precedenti al 16 febbraio 2023 perderanno in corsa la cessione.
Queste tre macrosituazioni si portano dietro diversi effetti collaterali. A partire, come anticipato, dalla difficoltà a reperire la liquidità necessaria per completare i lavori.
Per proseguire, poi, con un prevedibile strascico di contenziosi, quando si materializzeranno i blocchi per lavori su cui ci sono contratti già firmati. Con la doppia beffa che, oltre a perdere la formula più vantaggiosa di sfruttare l’agevolazione, molti contribuenti si troveranno di fronte alla necessità di sobbarcarsi anche spese legali per far fronte alle controversie civilistiche che si dovessero concretizzare.