« Gli Stati arabi pronti a riconoscere Israele ma servono due Stati »
Secondo il presidente Usa l’Arabia Saudita e il Qatar disponibili a intese
Joe Biden rilancia la sua strategia per una soluzione alla guerra a Gaza. Il presidente americano, impegnato in una campagna per la rielezione dove la leadership nelle crisi geopolitiche è preoccupazione centrale, moltiplica le pressioni per una via d’uscita imperniata su un “grand bargain”, un grande accordo: un piano post bellico capace di far avanzare la formula dei due stati, israeliano e palestinese, e far al contempo scattare quel che ha definito come l’ormai pronto e totale disgelo tra Paesi arabi - a cominciare dall’Arabia Saudita - e Gerusalemme.
« Ho lavorato con i Sauditi e con tutti gli altri Paesi arabi, compresi Egitto, Giordania e Qatar – ha detto Biden durante un evento di alto profilo a New York a fianco di due ex presidenti democratici, Barack Obama e Bill Clinton -. È pronto un completo riconoscimento di Israele. Ma occorre un piano post Gaza e serve un percorso verso una soluzione dei due stati. Non è necessario avvenga oggi, ma deve esserci una progressione » . L’iniziativa, al Radio City Music Hall, ha raccolto oltre 26 milioni di dollari per la campagna contro il probabile candidato repubblicano Donald Trump.
Obama e Clinton hanno offerto sostegno a Biden, attaccato dalla sinistra come insufficientemente critico delle operazioni militari israeliane e dalle correnti conservatrici come invece troppo ostile a Gerusalemme. Il Medio Oriente « è una delle principali ragioni per rieleggere Biden » , ha affermato Clinton. « Crede profondamente nel preservare Israele e nel dare ai palestinesi una situazione di autogoverno e il supporto per l’autodeterminazione » . Obama ha aggiunto che Biden ha « convinzione e chiarezza morale » e riconosce che « il mondo è complicato e occorre ascoltare tutte le parti » .
Biden, a caccia d’un difficile equilibrio, ha riaffermato il diritto di Israele a difendersi ( e non ha messo in discussione forniture di armi a Gerusalemme) sottolineando che « la sua stessa esistenza è in gioco » . Ma ha sottolineato che « ci sono troppo vittime innocenti, israeliane e palestinesi » e che occorre far arrivare più aiuti umanitari a Gaza.
La Casa Bianca ha fin da gennaio delineato i contorni della sua dottrina mediorientale, che prevede anche il ruolo d’una riformata Autorità Palestinese nel governare Gaza. Biden ha inoltre di recente consentito l’approvazione senza veti di una risoluzione del Consiglio di Si
Le condizioni perché si realizzino gli accordi sono un piano per Gaza e la soluzione dei due Stati
curezza dell’Onu che chiede un immediato cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi in mano ad Hamas. E ha messo in guardia Israele da offensive contro la città di Rafah affollata di rifugiati in un clima di crescente tensione con il governo di Benjamin Netanyahu. Il Segretario alla Difesa Usa Lloyd Austin, incontrando l’omologo israeliano Yoav Gallant, ha denunciato la « catastrofe umanitaria » a Gaza.
Netanyahu ha risposto cancellando l’arrivo di una delegazione a Washington, anche se la Casa Bianca ha ora indicato che il faccia a faccia ci sarà, forse nei prossimi giorni. Da parte sua Trump, da sempre vicino a Netanyahu, ha detto poco sul conflitto in corso, ma suoi confidenti sono parsi far eco a slogan della destra radicale israeliana per l’espulsione dei palestinesi da Gaza e l’annessione della Cisgiordania.