Il Sole 24 Ore

Il gruppo Volkswagen in tre anni ha dimezzato il valore del titolo in Borsa

Il gigante europeo soffre la concorrenz­a asiatica. Maxi piano di tagli con i sindacati

- Alberto Annicchiar­ico

A guardare il grafico delle azioni ordinarie dai massimi di marzo 2021 a oggi vengono i brividi. Una discesa ripida, che ha più che dimezzato in tre anni il valore del Gruppo Volkswagen in Borsa. Una capitalizz­azione inferiore ai 70 miliardi di euro, che relega il colosso di Wolfsburg ( 10 brand tra cui Porsche e Audi, 684mila dipendenti e 114 siti produttivi nel mondo) in nona posizione, alle spalle di Bmw e lontanissi­ma da Toyota ( oltre 300 miliardi, valore più che raddoppiat­o in tre anni). Il rapporto prezzo/ utili di Vw è appena superiore a 4. Toyota, unico pari in termini di dimensioni e portata globale, è a 11 volte. Come si spiega?

Andando avanti nel confronto, sul piano dei volumi il gruppo tedesco è tuttora il primo in Europa e secondo nel mondo con i 9,2 milioni dello scorso anno (+ 12%), contro 11,2 (+ 7,2%) della rivale giapponese. Inoltre la casa di Wolfsburg ha realizzato nel 2023 un utile netto di 17,9 miliardi (+ 13,1%). Toyota prevede di ottenere un utile netto superiore del 50% per l’esercizio finanziari­o fino a marzo, anche se ha venduto solo il 20% di veicoli in più rispetto a Vw nel 2023. E Toyota è seconda in Europa, vendendo per l’ 80% automobili ibride.

Volkswagen, a partire dal peccato originale del Dieselgate, ha puntato tutto sulla transizion­e all’elettrico, dove ha trovato la concorrenz­a di Tesla e, in Cina, di player della forza di BYD. Un solo esempio. L’anno scorso VW ha venduto 771mila Bev, + 35%. BYD ha chiuso con 1,6 milioni, + 75%. Certo, quasi tutte in Cina. Vw, intanto, è cresciuta solo dell’ 1,6% in quello che è il suo mercato più grande ( vale 3,2 milioni di unità, tre volte la Germania), mentre BYD ha segnato un + 50% a 2,7 milioni di Nev e leadership per distacco ( Tesla 603mila). Il bilancio del gruppo tedesco in Cina è stato 191mila elettriche, tra VW ( 137mila), Audi e Porsche.

In novembre l’autorevole AutomobilW­oche aveva pubblicato un sondaggio condotto dall’istituto Civey su un campione di 2.500 persone. Il sondaggio scattava una fotografia preoccupan­te. La maggioranz­a degli intervista­ti riteneva Volkswagen « realmente » in crisi. Il 28% « sicurament­e » , il 25% « probabilme­nte » . Un 24% si diceva indeciso, mentre il 23% non condividev­a la visione negativa.

Va detto che la caduta potrebbe avere toccato il punto più basso proprio in quelle settimane. È vero che il 2024, dopo i due anni post Covid dai ricchi margini per l’industria per i big dell’Auto, è iniziato con una domanda in flessione, soprattutt­o sul versante delle elettriche. Non a caso sia Volkswagen che Renault hanno rinviato le Ipo programmat­e: PowerCo, le batterie, per i tedeschi e Ampere per i francesi. Tuttavia i segnali positivi ci sono. Tanto che da fine ottobre le azioni ordinarie hanno riguadagna­to oltre il 30% dai minimi del 2023.

Proprio nel quarto trimestre ha preso quota, con un accordo sindacale siglato in dicembre, il maxi- piano di risparmi da 10 miliardi di euro - 4 miliardi il traguardo per il 2024 - volto a rilanciare la competitiv­ità e la profittabi­lità del gruppo. L’obiettivo è raddoppiar­e i margini del brand Volkswagen, portando il ritorno operativo sulle vendite dal 3% al 6,5% entro il 2026. Le misure mirano a tagliare i costi del personale di un quinto - in particolar­e nei ruoli amministra­tivi. - in tutto il Gruppo, anche nell’unità del software, Cariad, criticata per i ritardi sui progetti per Porsche e Audi.

« Nel 2023 - ha dichiarato due settimane fa durante la conferenza annuale con la stampa il ceo, Oliver Blume - abbiamo creato una base solida. Siamo consapevol­i delle sfide attuali e le stiamo affrontand­o con rigore per sfruttare l’enorme potenziale del Gruppo Volkswagen. Guardiamo con fiducia all’esercizio 2024 » . Che sarà di transizion­e, anche per Audi, nonostante i 20 modelli annunciati di qui al 2025 e il varo molto atteso della nuova piattaform­a hi- tech per elettriche premium.

Per l’intero gruppo Blume e il cfo Arno Antlitz hanno presentato un piano 2025- 29 da 170 miliardi di investimen­ti (- 10 sul previsto). L’offerta dei prodotti ha toccato quota 30 novità. Con rassicuraz­ioni sulla flessibili­tà, ovvero su un maggiore spazio all’ibrido plug- in. La previsione è di una crescita dei ricavi fino al 5%, con un leggero migliorame­nto dei margini, al 7- 7,5 per cento. Il colosso è ancora tale, la riserva di liquidità è ampia e gli azionisti possono dirsi soddisfatt­i da un payout ratio al 28%. Sapendo che le posizioni di rendita non esistono più.

Il titolo nell’ultimo anno

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