Il gruppo Volkswagen in tre anni ha dimezzato il valore del titolo in Borsa
Il gigante europeo soffre la concorrenza asiatica. Maxi piano di tagli con i sindacati
A guardare il grafico delle azioni ordinarie dai massimi di marzo 2021 a oggi vengono i brividi. Una discesa ripida, che ha più che dimezzato in tre anni il valore del Gruppo Volkswagen in Borsa. Una capitalizzazione inferiore ai 70 miliardi di euro, che relega il colosso di Wolfsburg ( 10 brand tra cui Porsche e Audi, 684mila dipendenti e 114 siti produttivi nel mondo) in nona posizione, alle spalle di Bmw e lontanissima da Toyota ( oltre 300 miliardi, valore più che raddoppiato in tre anni). Il rapporto prezzo/ utili di Vw è appena superiore a 4. Toyota, unico pari in termini di dimensioni e portata globale, è a 11 volte. Come si spiega?
Andando avanti nel confronto, sul piano dei volumi il gruppo tedesco è tuttora il primo in Europa e secondo nel mondo con i 9,2 milioni dello scorso anno (+ 12%), contro 11,2 (+ 7,2%) della rivale giapponese. Inoltre la casa di Wolfsburg ha realizzato nel 2023 un utile netto di 17,9 miliardi (+ 13,1%). Toyota prevede di ottenere un utile netto superiore del 50% per l’esercizio finanziario fino a marzo, anche se ha venduto solo il 20% di veicoli in più rispetto a Vw nel 2023. E Toyota è seconda in Europa, vendendo per l’ 80% automobili ibride.
Volkswagen, a partire dal peccato originale del Dieselgate, ha puntato tutto sulla transizione all’elettrico, dove ha trovato la concorrenza di Tesla e, in Cina, di player della forza di BYD. Un solo esempio. L’anno scorso VW ha venduto 771mila Bev, + 35%. BYD ha chiuso con 1,6 milioni, + 75%. Certo, quasi tutte in Cina. Vw, intanto, è cresciuta solo dell’ 1,6% in quello che è il suo mercato più grande ( vale 3,2 milioni di unità, tre volte la Germania), mentre BYD ha segnato un + 50% a 2,7 milioni di Nev e leadership per distacco ( Tesla 603mila). Il bilancio del gruppo tedesco in Cina è stato 191mila elettriche, tra VW ( 137mila), Audi e Porsche.
In novembre l’autorevole AutomobilWoche aveva pubblicato un sondaggio condotto dall’istituto Civey su un campione di 2.500 persone. Il sondaggio scattava una fotografia preoccupante. La maggioranza degli intervistati riteneva Volkswagen « realmente » in crisi. Il 28% « sicuramente » , il 25% « probabilmente » . Un 24% si diceva indeciso, mentre il 23% non condivideva la visione negativa.
Va detto che la caduta potrebbe avere toccato il punto più basso proprio in quelle settimane. È vero che il 2024, dopo i due anni post Covid dai ricchi margini per l’industria per i big dell’Auto, è iniziato con una domanda in flessione, soprattutto sul versante delle elettriche. Non a caso sia Volkswagen che Renault hanno rinviato le Ipo programmate: PowerCo, le batterie, per i tedeschi e Ampere per i francesi. Tuttavia i segnali positivi ci sono. Tanto che da fine ottobre le azioni ordinarie hanno riguadagnato oltre il 30% dai minimi del 2023.
Proprio nel quarto trimestre ha preso quota, con un accordo sindacale siglato in dicembre, il maxi- piano di risparmi da 10 miliardi di euro - 4 miliardi il traguardo per il 2024 - volto a rilanciare la competitività e la profittabilità del gruppo. L’obiettivo è raddoppiare i margini del brand Volkswagen, portando il ritorno operativo sulle vendite dal 3% al 6,5% entro il 2026. Le misure mirano a tagliare i costi del personale di un quinto - in particolare nei ruoli amministrativi. - in tutto il Gruppo, anche nell’unità del software, Cariad, criticata per i ritardi sui progetti per Porsche e Audi.
« Nel 2023 - ha dichiarato due settimane fa durante la conferenza annuale con la stampa il ceo, Oliver Blume - abbiamo creato una base solida. Siamo consapevoli delle sfide attuali e le stiamo affrontando con rigore per sfruttare l’enorme potenziale del Gruppo Volkswagen. Guardiamo con fiducia all’esercizio 2024 » . Che sarà di transizione, anche per Audi, nonostante i 20 modelli annunciati di qui al 2025 e il varo molto atteso della nuova piattaforma hi- tech per elettriche premium.
Per l’intero gruppo Blume e il cfo Arno Antlitz hanno presentato un piano 2025- 29 da 170 miliardi di investimenti (- 10 sul previsto). L’offerta dei prodotti ha toccato quota 30 novità. Con rassicurazioni sulla flessibilità, ovvero su un maggiore spazio all’ibrido plug- in. La previsione è di una crescita dei ricavi fino al 5%, con un leggero miglioramento dei margini, al 7- 7,5 per cento. Il colosso è ancora tale, la riserva di liquidità è ampia e gli azionisti possono dirsi soddisfatti da un payout ratio al 28%. Sapendo che le posizioni di rendita non esistono più.
Il titolo nell’ultimo anno