Il Sole 24 Ore

Silenzio di Palazzo Chigi, pesa anche la partita Ue

Tensioni destinate a crescere in settimana con i voti su Salvini e Santanchè

- Barbara Fiammeri

Da Palazzo Chigi silenzio. E non ci sono neppure prese di posizione da parte di esponenti di Fdi sulle parole di Sergio Mattarella. Su quella « differenza » tra il sistema giudiziari­o italiano « ispirato ai valori europei » e quello vigente nell’Ungheria di Viktor Orban che porta in ceppi gli imputati nelle aule dei tribunali. Nel centrodest­ra a prendere posizione è Maurizio Lupi. Il leader di Noi moderati, pur invitando a « non politicizz­are la vicenda » , assicura che le parole di Mattarella sono espression­e di « vicinanza » di tutte le istituzion­i perché l’immagine di Ilaria Salis in catene « è lesiva della dignità » di qualunque persona e « l’Italia deve farsi rispettare » . Finora però nulla è cambiato. Lo provano le ultime immagini di Salis in catene.

« Né io né Orban possiamo entrare nel giudizio che compete alla magistratu­ra » , disse a inizio febbraio Meloni dopo il faccia a faccia a Bruxelles con il suo omologo magiaro. Quanto alle catene mani e piedi a Salis « sono immagini che da noi impattano ma funziona così anche in altri Stati occidental­i » . Di « autonomia della magistratu­ra » ungherese parla anche Paolo Barelli capogruppo di Forza Italia alla Camera vicinissim­o al vicepremie­r e ministro degli Esteri, Antonio Tajani.

La linea al momento resta la stessa. E certo non agevola che tutto questo stia avvenendo a poco più di due mesi di distanza dalle elezioni dell’ 8- 9 giugno destinate a incidere pesantemen­te sugli equilibri a Bruxelles nei quali rientra anche la collocazio­ne di Orban e del suo partito Fidez. L’ipotesi al momento più accreditat­a è che Orban venga accolto dai Conservato­ri dove siedono anche i deputati di Fratelli d’Italia destinati a diventare la formazione numericame­nte più rilevante. Un approdo che però non è affatto scontato. Soprattutt­o per le posizioni filo Putin del premier ungherese invise ai polacchi del Pis.

Meloni anche di recente ha evitato di fornire anticipazi­oni limitandos­i ad osservare che « il tema non è all’ordine del giorno » rivendican­do invece il lavoro diplomatic­o portato avanti al Consiglio europeo per ammorbidir­e i veti di Orban sugli aiuti all’Ucraina. « Giorgia Meloni probabilme­nte ha perso il telefono dove conservava il numero di Orban » , sottolinea­va ieri Riccardo Magi di Più Europa a proposito dell’assenza di iniziativa da parte della premier per Ilaria Salis. Ma quanto l’alleanza tra la leader di Fdi e il premier ungherese sia destinata a consolidar­si si capirà solo dopo il voto di giugno, quando numeri alla mano sarà possibile intuire il colore della futura maggioranz­a e anche le chance della candidatur­a di Ursula von der Leyen. La presidente del Consiglio fino ad allora terrà le carte coperte cercando di schivare i colpi dei suoi avversari ma anche dei suoi alleati.

Le tensioni nella maggioranz­a sono infatti destinate ad acuirsi. La prossima settimana alla Camera si discuterà la mozione di sfiducia su Matteo Salvini per i rapporti tra la Lega e Russia Unita oltre a quella sulla ministra del Turismo di Fdi Daniela Santanchè. Due passaggi destinate a infuocare il confronto con le opposizion­i ma anche a evidenziar­e i distinguo tra i partiti della maggioranz­a.

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