Il Sole 24 Ore

Da Azione alla sinistra, chi rischia di non entrare all’Europarlam­ento Noi Moderati verso la lista comune con Fi. Iv e Più Europa cercano l’intesa

- Andrea Marini

Le scadenze per le elezioni europee dell’ 8 e 9 giugno si avvicinano e i partiti, sia grandi che piccoli, stanno lavorando per completare le liste dei candidati. Il 21 e 22 aprile 2024 andranno depositati i simboli e poi 30 aprile e 1° maggio 2024 sarà la volta delle candidatur­e. Ma non tutti i partiti saranno destinati ad entrare nel futuro parlamento europeo. Guardando i sondaggi più recenti, solo cinque liste sono sicure di superare lo sbarrament­o del 4%: Fratelli d’Italia, Pd, M5S, Fi e Lega.

Il partito di Giorgia Meloni è dato attorno al 27%, quello di Elly Schlein al 20% o poco sotto. Segue il M5s al 1516% mentre Forza Italia e Lega sono testa a testa entrambi tra il 7 e il 9%. Per gli altri partiti presenti nel parlamento nazionale la soglia è a rischio. Alleanza- verdi- sinistra, a seconda del sondaggio, è data un po’ sopra o un po’ sotto il 4%. Stesso discorso per i centristi di Carlo Calenda. Numeri che non lasciano tranquilli, soprattutt­o con la bassa affluenza delle più recenti consultazi­oni. Sotto al 4% sono sia Italia Viva che Più Europa, che proprio per questo stanno lavorando per creare una “lista di scopo” per sommare i propri consensi, mossa che sulla carta permettere­bbe loro di superare la fatidica soglia. Una lista da cui dovrebbe risultare esclusa Azione, anche se nel partito di Calenda crescono i timori per una corsa in solitaria.

E infatti per i partiti più piccoli la strategia, alternativ­a al rischio di restare fuori da Strasburgo, è obbligata: o aggregarsi fra di loro o provare un accordo con qualche grande partito per avere ospitalità nelle loro liste. Questa ultima ipotesi sembra destinata a percorrere la formazione Noi Moderati, i centristi nella coalizione di centrodest­ra. La formazione di Maurizio Lupi è accreditat­a attorno all’ 1%. Probabile si giunga a un progetto “federato” che veda insieme i simboli di Forza Italia e di NM, un po’ come avvenuto anche a livello locale tra i due partiti, dall’intergrupp­o in Regione Lazio fino alla lista unica per le regionali in Basilicata del 21 22 aprile.

Eppure anche i 5 partiti maggiori sicuri di portare uomini a Strasburgo guardano interessat­i le mosse dei partiti minori. La torta dei seggi assegnati all’Italia è definita ( 76 posti). Quindi più partiti superano il 4%, meno seggi andranno ai 5 grandi partiti. Nel caso in cui solo Fdi, Pd, M5S, Lega e Fi dovessero superare lo sbarra

‘ In salita la corsa del Fronte della Libertà di Cateno De Luca, di Pace Terra Dignità di Michele Santoro e di Democrazia Sovrana Popolare, coordinata da Marco Rizzo

mento, una possibile ripartizio­ne dei seggi, in base agli ultimi sondaggi, potrebbe essere: 26 a Fdi, 19 al Pd, 15 M5S, 8 a Fi e 7 alla Lega e uno alle minoranze linguistic­he. Se la lista di Iv insieme a Più Europa dovesse ottenere il 6% ( più o meno la somma dei consensi che i sondaggi danno ai due movimenti) andrebbe a conquistar­e 5 seggi, da togliere ai partiti maggiori. Se poi oltre lo sbarrament­o dovessero andare anche Azione e Alleanzave­rdi- sinistra ( entrambi attorno al 4%), questi ultimi conquister­ebbero tre seggi ciascuno, così che quelli da togliere ai partiti maggiori salirebber­o a 11 ( con una ripartizio­ne che potrebbe risultare - 4 a Fdi, - 3 al Pd, - 2 al M5S e - 1 sia a Lega che a Fi).

Ma i partiti maggiori guardano anche alle mosse di altri piccoli movimenti che, più che al 4% delle europee, puntano ad avvicinars­i al 3%, per testare la soglia di sbarrament­o delle politiche del 2027. Un risultato che potrebbe togliere voti ( e costare qualche seggio europeo) ad alcuni grandi partiti. Tra questi movimenti c’è il Fronte della Libertà di Cateno De Luca ( che racchiude al suo interno altri 17 movimenti, da ex leghisti a ex M5s). Alle prese con la raccolta firme per la presentazi­one delle candidatur­e ci sono poi Pace Terra Dignità, di Michele Santoro, e Democrazia Sovrana Popolare, coordinata dall’ex deputato comunista Marco Rizzo.

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