Ghana al tappeto con la crisi del cacao, bloccati i crediti
La crisi del cacao fa traballare le finanze pubbliche del Gha
na. L’annus horribilis della commodity sta intralciando l’accesso di Accra ai finanziamenti necessari alla filiera del settore, dal pagamento dei coltivatori alle spese per fertilizzanti e macchinari. Uno stallo che si interseca con la prima incombenza sull’agenda del Paese africano: i negoziati per la ristrutturazione del debito estero dopo il default di fine 2022. Sul primo fronte, il blocco del credito, a pesare è la dipendenza di Accra dalla produzione di cacao, anche quando si parla di finanziamenti internazionali. Il Ghana Cocoa Board o « Cocobod » , l’ente che regola il settore, richiede a cadenza annua una tranche di prestiti garantiti dalle sue materie prime per foraggiare l’acquisto di semi dai coltivatori. L’ultimo accordo sul prestito, 800 milioni di dollari concessi da otto banche internazionali, è arrivato in extremis a dicembre 2023, in ritardo di oltre un trimestre rispetto alla scadenza ordinaria di settembre e a un tasso di interesse ( 8%) ben più alto di quelli concordati negli scorsi anni. I primi 600 milioni di dollari sono già stati versati, ma il crollo dei raccolti sta tenendo in sospeso una seconda tranche da 200 milioni di dollari attesa entro gennaio.
Lo stesso Cocobod ha tagliato le stime sul raccolto di cacao nella stagione in corso da 850mila a 650mila- 700mila tonnellate, anche se fonti interpellate dall’agenzia Bloomberg riducono ulteriormente i volumi nell’intervallo fra 422.500 e 425mila tonnellate. L’ente assicura che i 200 milioni in bilico saranno coperti da una cordata dibuyer, di buyer, ma il clima di incertezza non giova in uno scenario finanziario e politico già offuscato dal braccio di ferro sul ripianamento del debito estero.
Accra è scivolata in default sovrano nel dicembre 2022, avviandosi a un processo di risanamento che ha visto la ristrutturazione del debito domestico nel 2023 e l’intesa appena siglata con i creditori bilaterali per una quota di 5,4 miliardi di dollari di debito a inizio 2024. Ora resta la partita più ostica, il visà- vis con gli obbligazionisti privati ostili a una proposta governativa di ristrutturazione del debito com
‘ I prestiti bancari garantiti da cacao servono a sostenere i coltivatori, nel 2022 Paese in default sul debito sovrano
merciale ( 13 miliardi di dollari) scandita da un taglio della cedola e del capitale dei bond.
Gli investitori hanno avanzato una soluzione alternativa, in cui accettano il cosiddetto « haircut » , la sforbiciata al capitale delle obbligazioni, ma chiedono l’inclusione di strumenti per il recupero del valore: titoli con un pagamento agganciato a variabili macroeconomiche, nella speranza di ripristinare la sostenibilità del debito e incassare i benefici di una crescita sul futuro.
« La domanda è se il governo accetterà di includere questi strumenti – osserva Hugo Verdière, gestore esperto di mercati emergenti a Dpam – Al momento l’attuale ministro delle Finanze, Mohammed Amin Adam, come il suo predecessore Ken Ofori- Atta, si è opposto. Si dice che i funzionari governativi preferiscano una ristrutturazione lineare » . I colloqui sono in corso ed è probabile che il voto di dicembre spinga il governo ad accelerare i tempi, arrivando a un’intesa prima della chiamata alle urne per le presidenziali di fine anno. Per ora le tensioni finanziarie sul Ghana « dovrebbero essere alleviate » dall’accordo sul debito domestico e dalle intese con i creditori bilaterali, fa notare Enzo Puntillo, Head of Emerging Market Debt di Swisscanto.
Le incognite diventano prima lo sblocco delle trattative con gli investitori privati, poi l’avvio di riforme che rendano più sostenibile la mole debitoria sulle spalle di Accra. Anche in vista di un affrancamento dalla dipendenza dal cacao, almeno come chiave di accesso ai finanziamenti. « Le riforme fiscali – sottolinea Puntillo – sono fondamentali per portare le finanze pubbliche e il debito su un percorso sostenibile e rendere la storia del Ghana un successo » .