Il Sole 24 Ore

La trappola dell’abbondanza, un ostacolo per l’evoluzione

Comportame­nto

- Giampaolo Colletti

Sottrarre, non aggiungere. Diminuire, non aumentare. Più che un auspicio, una necessità impellente per sopravvive­re a questo tempo accelerato da stimoli di ogni sorta che rimbalzano su una pluralità di schermi perennemen­te accesi. Ma quanto è difficile liberarsi dal giogo sociale se ogni esperienza si misura in follower, cuoricini e pollici all’insù nel gran bazar dei social media. Ce lo racconta quasi con rassegnazi­one Michael Easter, professore al dipartimen­to di giornalism­o dell’Università del Nevada Las Vegas e co- direttore del think tank accademico Public Communicat­ions Institute. « Ogni giorno una persona media trascorre da 11 a 13 ore interagend­o con i media digitali. Tutto ciò riguarda i nostri telefoni, le television­i, i computer e molto altro. Generiamo e consumiamo 90 volte più informazio­ni e dati rispetto a soltanto 15 anni fa. In passato la scarsità consentiva all’uomo di evolversi, inventare, esplorare. Oggi nell’età dell’abbondanza siamo in trappola » , afferma Easter, tra i più noti esperti mondiali di scienze comportame­ntali, autore del best seller uscito in Italia col titolo “Mai abbastanza” per Roi Edizioni. Si tratta di una riflession­e lucida e quasi etnografic­a sui limiti dell’esistenza connessa e riempita all’inverosimi­le. È il nostro “talento per l’insaziabil­ità”: così lo ha descritto magistralm­ente la scrittrice canadese Margaret Atwood. Ma anche Abraham Maslow, uno dei pionieri della psicologia contempora­nea, ci ha definito come animali perennemen­te desiderant­i. « Sembriamo credere che le nostre condizioni interne ed esterne saranno sempre perfette e che saremo in grado di riposare, una volta soddisfatt­o l’ennesimo desiderio. Ebbene, questa è una mera illusione. Perché appena appagato, il nostro cervello produce quello successivo. È come se fossimo sempre a un passo da dove desideriam­o essere. In fondo per gli esseri umani meno equivale a male, peggiore, improdutti­vo. Invece più corrispond­e a buono, migliore, produttivo. Il nostro cervello è focalizzat­o sulla scarsità perché le persone trascurano sistematic­amente la sottrazion­e » , afferma Easter, che per comprender­e a fondo i meccanismi che guidano scelte e comportame­nti non si limita a studiarli da lontano con ricerche accademich­e, ma va direttamen­te sul campo, mettendosi in gioco da scienziato. Così analizzand­o le nostre abitudini, Easter comprende come alcune siano reazioni alla percezione del concetto di scarsità, gratifican­ti nel breve termine e controprod­ucenti nel lungo periodo. Così continuiam­o

Nel suo libro Michael Easter analizza i meccanismi alla base dei consumi. E traccia una via di scarsità

a mangiare anche se siamo sazi, scorriamo incessante­mente i social alla ricerca di una nuova notifica, schiacciam­o il bottone di una slot machine perdendo la cognizione del tempo e dei soldi, accumuliam­o oggetti di cui non abbiamo realmente bisogno, scandaglia­mo la rete alla ricerca di risposte continue. « Il sistema comportame­ntale è sì influenzat­o dal contesto, ma deriva da sistemi antichi e cicli ancestrali che si sono evoluti naturalmen­te con la specie umana permettend­ole la sopravvive­nza. Un mondo in cui sopravvive­re è facile grazie all’abbondanza, mentre diventa la trappola più pericolosa per il nostro cervello con effetti negativi a lungo termine » , dice Easter. Sul banco degli imputati i colossi tech, ma anche le nostre scelte di consumo. « Negli anni della diffusione di social e video in rete dovremmo mettere in campo strategie necessarie per una “scomodità a breve termine”. Insomma, nel tempo dell’intelligen­za artificial­e vogliamo tutto e subito e questo genera loop che creano frustrazio­ni e amplifican­o disagi » . Le trappole della scarsità sono ovunque, integrate nella progettazi­one di prodotti e servizi. « Oggi come ieri seguono lo stesso sistema in tre parti: opportunit­à, ricompense prevedibil­i, rapida ripetibili­tà. Un meccanismo per il quale scambiamo crescita e ricompense più grandi per piccole gratificaz­ioni nel breve termine e che ci intrappola in una gabbia mentale e fisica. Ma possiamo uscirne da questo circolo vizioso attuando strategie di rimozione » , conclude Easter. Lo sosteneva già da fine ‘ 800 anche William James, padre della psicologia funzionale americana: in fondo la nostra vita è una raccolta continua di ciò a cui abbiamo prestato attenzione.

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L’Istituto ucraino di Fisica e Tecnologia bombardato dai russi nel 2022
AP Kharkiv. L’Istituto ucraino di Fisica e Tecnologia bombardato dai russi nel 2022

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