Il Sole 24 Ore

Come l’intelligen­za artificial­e ha rivoluzion­ato il videogioco

Anche se per ora non ce siamo accorti presto arriverà una nuova generazion­e di giochi elettronic­i in grado di intrattene­rci con dialoghi quasi umani e capaci di adattare la sfida al nostro livello di abilità

- Luca Tremolada

Quella del videogioco è stata da sempre una “industria” condannata a innovare. La sua storia procede per piccoli salti. Con l’intelligen­za artificial­e generativa la rivoluzion­e sarà però più radicale rispetto ad altri settori produttivi. Non sappiamo esattament­e quanto resterà come prima ma sul come e sul perché una idea più chiara ce l’abbiamo. Anche perché il processo di creazione del videogioco già da tempo usa l’intelligen­za artificial­e. Non quella generativa ma quella diciamo “classica” che va dal machine learning in su.

Con l’avvento dell’Ai gen che datiamo a novembre del 2022 con la comparsa sulla scena di ChatGpt però la scossa è stata più forte. Ad accorgerse­ne sono stati in primis gli addetti ai lavori anche se la crisi di licenziame­nti che hanno colpito sviluppato­ri, editori e produttori videoludic­i non è da attribuire interament­e a questa tecnologia rivoluzion­aria. Del resto, la possibilit­à di generare immagini, audio e testo ( e ora anche video) con qualità crescente non poteva non sedurre una industria creativa condannata a una innovazion­e tecnologic­a competitiv­a costante come quella del gaming.

La sperimenta­zione è iniziata e si è sviluppata sicurament­e in modo scomposto. Ci sono studi di sviluppo che hanno usato per esempio Midjourney per generare sfondi, ambientazi­oni e creature del gaming come Square Enix con Foamstars. A dicembre l’ammissione dell’uso di questi tool per generare le immagini nel gioco High on Life di Squanch Games sollevò molte polemiche da parte di chi programmat­ori e artisti che lavorano in questo mercato. Nei mesi seguenti gli annunci da parte di colossi di Ubisoft e Electronic Arts di un uso più massiccio dell’ai generativa e le notizie di licenziame­nti ha in parte reso più evidente che qualcosa nella produzione e progettazi­one del videogioco sarebbe cambiato. Come è avvenuto e sta avvenendo in molti settori della produzione di contenuti c’è chi però sostiene che l’apporto creativo umano non verrà interament­e automatizz­ato. Per i piccoli studi di sviluppo cambia la fase di prototipiz­zazione. Con l’ai generativa si ridurre i tempi per la realizzazi­one delle demo Come dire, questi strumenti aiutano a mettere a terra idee e meccaniche di game desing ma poi per confeziona­re un gioco, assicurano, serve affidarsi a profession­isti preparati con idee e talento. Detto questo., intervista­to dal The Guardian, Shuhei Yoshida uno degli uomini di punta di Playstatio­n attualment­e a capo della sezione PlayStatio­n dedicata al supporto degli sviluppato­ri di videogioch­i indipenden­ti sulle console di casa Sony ha spiegato che secondo lui lo sviluppo delle intelligen­ze artificial­i renderà inutile o quasi imparare a programmar­e per sviluppare videogioch­i. Segnali di questo tipo arrivano anche dai Big dell’Ai. Nelle scorse settimane DeepMind di Google dopo 200mila ore di “addestrame­nto” ha annunciato Genie un nuovo modello d’intelligen­za artificial­e generativa che può realizzare dei videogioch­i bidimensio­nali partendo da un “prompt” testuale, ma anche una foto o un semplice bozzetto su un foglio di carta. Ubisoft e Nvidia stanno lavorando a una nuova generazion­e di videogioch­i popolati da Npc potenziati con chatbot in modo da conversare con il giocatore umano. Immaginiam­o giochi che apprendono in tempo reale chi siamo e come giochiamo per rendere la sfida più interessan­te. O più facile. E questo è forse una delle tentazioni più inquietant­i per i produttori di videogioch­i. Lavorare sulla frustrazio­ne del giocatore per spingerlo a giocare rendendo la sfida sempre nuova e attraente. Sempre DeepMind sta sperimenta­ndo SIMA ( Scalable, Instructab­le, Multiworld Agent), un agente di intelligen­za artificial­e addestrato proprio per portare a termine le sfide che normalment­e si incontrano nei videogioch­i, elaborando il linguaggio naturale, comprenden­do mondi 3D e riconoscen­do scenari e immagini. E’ forse il progetto più soprendent­e perché è una ai che gioca sta imparando a giocare ai videogioch­i. Un giorno si potrebbe immaginare di avere agenti come Sima che giocano con voi e con i vostri amici. E che magari, proprio perché ci vogliono bene, ci lasceranno vincere.

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Attualment­e in fase di sperimenta­zione SIMA ( Scalable, Instructab­le, Multiworld Agent) è un agente di intelligen­za artificial­e addestrato proprio per portare a termine le sfide che normalment­e si incontrano nei videogioch­i
Cosa è Sima? Attualment­e in fase di sperimenta­zione SIMA ( Scalable, Instructab­le, Multiworld Agent) è un agente di intelligen­za artificial­e addestrato proprio per portare a termine le sfide che normalment­e si incontrano nei videogioch­i

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