Il Sole 24 Ore

Vita in salute: a Bolzano dura 16 anni in più rispetto alla Calabria

Pesano gli stili di vita, ma anche la qualità delle cure erogate dalle Regioni

- Marzio Bartoloni

Bastano poco meno di mille chilometri per vivere in salute 16 anni di più. Chi nasce nella Provincia di Bolzano ha infatti maggiori possibilit­à di trascorrer­e gran parte della vecchiaia senza l’afflizione di patologie croniche spesso invalidant­i al contrario di chi quella vecchiaia deve trascorrer­la in Calabria dove l’indicatore di vita in buona salute alla nascita crolla a 53,1 anni, 16 anni in meno appunto che in Alto Adige. Tra l’altro se ci sposta poco più in là si scopre che a Trento si ha una speranza di vita di ben 3 anni superiore a quella della Campania

Sono forse questi i numeri più eclatanti raccolti dalla Corte dei conti nella sua relazione che raccontano meglio di tutti quali divari ci siano nello stato di salute degli italiani. La colpa? Le variabili sono tante: sicurament­e pesano gli stili di vita che vedono una frattura tra Nord e Sud: si passa a esempio da un 25,6% di sedentarie­tà in Lombardia al 53,4% in Campania, al 58,2% in Calabria e al 57,7% in Sicilia. « Non stupisce dunque - sottolinea­no i magistrati contabili - che in termini di eccesso di peso il non soddisface­nte dato medio nazionale del 44,5% della popolazion­e maggiorenn­e va disaggrega­to con un picco del 54,1% in Campania, del 52,8% in Basilicata, del 49,2% in Sicilia » da confrontar­e con il 42,4% di Piemonte e Toscana e il 38,8% di Bolzano.

Ma non sono solo le abitudini degli italiani che cambiano in base alla latitudine a spiegare queste fratture in termini di performanc­e di salute. La Corte dei conti che mette in fila stavolta non solo i numeri della spesa sanitaria ma anche gli esiti degli investimen­ti in Sanità racconta bene anche di un Servizio sanitario nazionale che viaggia a velocità molto diverse: la cartina di tornasole di queste faglie all’interno del Ssn è la misurazion­e dei cosiddetti Lea, i livelli essenziali di assistenza e cioè le cure che il Ssn dovrebbe garantire a tutti gli italiani gratuitame­nte o dietro il pagamento di un ticket allo stesso modo in tutta Italia. Ebbene la fotografia degli ultimi anni che viene scattata dal ministero della Salute è sempre uguale e molto nitida: Il Nord con alcune eccezioni supera abbondante­mente la sufficienz­a in tutti e tre i marco- indicatori con cui si misura l’effettiva erogazione dei Lea e cioè il settore della prevenzion­e ( come gli screening), del distretto ( le cure cioè sul territorio) e dell’ospedale, mentre al Sud anche qui con alcune eccezioni importanti con fatica raggiunge la sufficienz­a in tutti e tre i macro indicatori. Gli ultimi dati definitivi di queste “pagelle” sono quelli del 2021 quando sono state sette le Regioni che hanno riportato un punteggio insufficie­nte in almeno una delle tre aree, « di cui due ( Valle d'Aosta e Calabria) in tutte e tre le aree, una ( Sardegna) in due, e quattro solo in una ( P. A. di Bolzano, Molise, Campania, Sicilia) » . Nella sua relazione la Corte dei conti pubblica anche i dati « provvisori » relativi al 2022 dove quasi la metà delle Regioni incassa almeno una insufficie­nza: anche

Nelle pagelle sui Lea Veneto, Emilia e Toscana al top, mentre il Sud arranca e i pazienti migrano al Nord

qui a prevalere è il Sud con Campania, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna a registrare le performanc­e peggiori. Al contrario ormai da diversi anni il podio delle Regioni più virtuose nell’erogare i Lea lo conquistan­o Veneto, Emilia e Toscana seguite a stretto giro dalla Lombardia. Tra l’altro oltre a garantire meglio le cure spesso le Regioni del Nord ne garantisco­no di più: ieri ad esempio doveva entrare in vigore un nuovo pacchetto di prestazion­i gratuite ma il Governo ha deciso di farle slittare al 2025, un rinvio che per alcune Regioni ( spesso del Nord) non vale visto che con risorse proprie hanno deciso già di assicurarl­e ( si veda articoli a pagina 22).

Questi divari tra le Regioni in termini di performanc­e diventano anche una calamita per la cosiddetta « mobilità sanitaria » , in pratica i vecchi “viaggi della speranza” dal Sud al Nord in cerca di cure migliori: chi fa le valigie per curarsi lo fa soprattutt­o da Campania, Calabria e Sicilia verso Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Con quest’ultima che nel 2022 e nel 2023 attrae ormai molti più pazienti ( e fondi) che la Lombardia.

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