Governo alla prova sfiducie per Salvini e Santanchè
In Aula alla Camera. Opposizioni in pressing per i rapporti del leader leghista con Putin e per le inchieste sulla ministra. Il governo serra le fila e li blinda, almeno fino alle europee
La settimana parlamentare dopo la mini pausa pasquale si apre con i riflettori tutti puntati sulla Camera, dove tra mercoledì e giovedì la maggioranza sarà chiamata a difendere ben due ministri dal voto di sfiducia. Le possibilità che Daniela Santanchè e Matteo Salvini possano essere colpiti dal fuoco amico sono più che remote, e non a caso da Fratelli d’Italia è già partito il tam tam per assicurare una massiccia presenza dei deputati del centrodestra nell’emiciclo di Montecitorio. Soprattutto prima delle europee da Palazzo Chigi non vogliono scivoloni di nessun tipo che possano minare l’immagine di compattezza della maggioranza di governo.
Eppure le due questioni, pur molto diverse tra di loro, sono entrambe dei grattacapi non di poco conto per la premier Giorgia Meloni. Salvini è messo sotto accusa dalle opposizioni per i suoi rapporti con il partito putiniano di Russia Unita e, si sa, l’ambiguità della Lega nel sostegno a Kiev mina la scelta atlantista e pro Ucraina ribadita in ogni occasione da Meloni e dal ministro degli Esteri e leader di Forza Italia Antonio Tajani: nel caso del leader leghista non è tanto il voto in sè a creare suspance, quanto il verificare se tra i deputati alleati ci sarà o meno qualche defezione dovuta ai “maldipancia”. E per altro il dibattito che precederà il voto, tutto incentrato sul presunto “putinismo” di Salvini, potrebbe essere imbarazzante per il governo. Se il leader di Azione Carlo Calenda continua a chiedere a Salvini di dimostrare la rottura dell’accordo con il partito russo, offrendogli in cambio il ritiro della mozione, il vicepremier e ministro dei Trasporti sulla questione non interviene e non ha ancora sciolto le riserve sulla sua presenza in Aula per la discussione.
Più serio il caso della ministra del turismo Santanchè, di Fratelli d’Italia e molto legata al presidente del Senato Ignazio La Russa, se non altro perché la mozione di sfiducia nei suoi confronti riguarda le inchieste giudiziarie sulle sue attività economiche. La volontà di Palazzo Chigi è naturalmente quella di respingere la sfiducia, ma c’è molta attesa per la decisione del Gup in merito al primo filone di indagini sul caso Visibilia, quello in cui la ministra risulta indagata per truffa aggravata nei confronti dell’Inps. La stessa Santanchè, in caso di rinvio a giudizio, si è detta pronta a ulteriori valutazioni dell’intera vicenda. Come che sia Meloni vuole evitare finché possibile un cambio alla compagine del suo governo prima delle elezioni europee. Dopo, oltre al caso Santanchè, l’occasione per intervenire potrebbe essere il trasloco a Bruxelles di un ministro ( si parla del meloniano Raffaele Fitto o del leghista Giancarlo Giorgetti) per entrare come commissario in quota Italia nella futura Commissione Ue. Un modo, anche, per ridimensionare eventualmente il peso della Lega nel governo in favore degli alleati se il partito dovesse registrare un tracollo alle urne peggiore del previsto.
Intanto il tempo stringe per le candidature alle elezioni europee, e la premier dovrebbe sciogliere la riserva sulla sua discesa in campo come capolista di Fratelli d’Italia in tutte le circoscrizioni durante la convention del partito prevista a Pescara a fine aprile. Poco prima dovrebbe sciogliere la riserva, dall’altra parte del campo politico, anche la segretaria del Pd Elly Schlein. Ma l’annunciato confronto tv tra le due, che entrambi gli staff confermano, deve tenersi entro la prima decade del mese per evitare la “tagliola” della par condicio: domani la commissione di Vigilanza della Rai ascolterà l’Agcom sulla proposta di regolamento, che scatta a partire dall’indizione dei comizi elettorali e che dovrebbe essere votato il 9 aprile. Una volta in vigore, le regole sulla pari visibilità di tutti i contendenti complicherebbero - ragionano gli addetti ai lavori - il duello a due, anche perché si vota con il sistema proporzionale.