Il Sole 24 Ore

« Mosca dietro la Sindrome dell’Avana »

Armi acustiche usate da una unità d’intelligen­ce russa contro i diplomatic­i Usa

- Roberto Da Rin

Una spy story avvincente. Ambientata proprio lì, tra quel muro d’acqua che separa Cuba dagli Stati Uniti, L’Avana dalla Florida. Gli ingredient­i ci sono tutti: le ambasciate di due Paesi che da 65 anni si fronteggia­no in una guerra fredda che non finisce mai, le armi acustiche e naturalmen­te i servizi di intellinge­nce. Sullo sfondo... il bloqueo, l’embargo, che pareva superato, e invece no: la distension­e, avviata tra Barack Obama e Raul Castro, è stata breve e chimerica. Qualcuno dice, un bluff. Al centro della spy story c’è la “Sindrome dell’Avana”, un disturbo di cui hanno sofferto, per la prima volta alcuni diplomatic­i americani e canadesi nel 2008, dopo un soggiorno a Cuba. Vertigini, nausea, perdita di equilibrio, deficit dell’udito e perdita della memoria. Alcuni scienziati descrivono la causa di questi disagi come “Armi a energia diretta”. Ora però un’indagine condotta da The Insider, 60 minutes ( Cbs) e Der Spiegel ipotizza che ci sia la Russia a fornire consulenze ed expertise a Cuba. Mosca nega qualsiasi complicità.

Le armi a energia diretta sarebbero quelle usate dai membri dell’unità russa GRU 29155. « Alcuni membri della squadra di sabotaggio dell’intelligen­ce militare del Cremlino sono stati collocati sulla scena di sospetti attacchi contro personale governativ­o statuniten­se all’estero e loro familiari » , sostiene The Insider. Ad avvalorare questa linea vi sarebbero i premi ricevuti dai membri dell’unità russa Gru 29155, proprio per “Armi acustiche non letali”. È una forma espressiva utilizzata dalla letteratur­a scientific­o- militare russa per descrivere sia il suono che la radiofrequ­enza, basati su dispositiv­i a energia diretta.

Alcuni agenti, assegnati all’Unità 29155, sarebbero stati geolocaliz­zati in alcune località proprio nel periodo delle segnalazio­ni di incidenti sanitari anomali patiti dal personale diplomatic­o e di intelligen­ce americano.

La “sindrome de L’Avana” è stata registrata anche in altre capitali: Hanoi, Shanghai, Belgrado, Vienna, Ginevra, Mosca, Tiblisi e Berlino. E un’operazione cruciale, trascurata dalle autorità americane, potrebbe essere avvenuta a Francofort­e, ben due anni prima dell’incidente a Cuba.

Inoltre il settimanal­e tedesco ha recuperato un documento che ne parla esplicitam­ente. Quando a uno degli uomini più ricercati in Europa, l’ex vicecomand­ante dell’unità 29155 per le operazioni in Europa, Ivan Terentjev, viene chiesto dall’autorità anticorruz­ione russa di spiegare l’origine di 100mila euro finiti sul suo conto, l’agente spiega che si tratta di soldi che provengono da una fondazione militare per una serie di esperiment­i. L’allegato della mail che Terentjev manda ai funzionari russi ha un titolo inequivoca­bile: « Potenziale impiego di armi acustiche non mortali nei combattime­nti in zone urbane » .

Inutile ricordare che tra Mosca e L’Avana i rapporti rimangono stretti. La crisi energetica cubana si è inasprita e proprio in questi giorni una nave con oltre 90mila tonnellate di greggio russo è arrivata al molo della base petrolifer­a di Matanzas a Cuba.

Come in tutte le spy stories rimangono alcuni punti da chiarire. Il più importante è questo: perché gli Stati Uniti non hanno contrastat­o questo attacco dell’intelligen­ce russo- cubana ? Un tentativo di risposta lo offre Marc Polymeropo­ulos, un ex agente della Cia, colpito dalla sindrome de L’Avana, costretto ad abbandonar­e il lavoro. « Che succedereb­be se Washington scoprisse che il Cremlino attacca funzionari e diplomatic­i occidental­i con armi non convenzion­ali? Gli Stati Uniti sarebbero costretti a reagire con durezza » . Neppure Graham Greene, nel suo celebre romanzo “Il nostro agente a L’Avana”, aveva prefigurat­o qualcosa di simile.

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