Studenti, residenze e collegi per coltivare la crescita
NL’UNIVERSITà è PER DEFINIZIONE INCLUSIVA. ORA VA AMPLIATA LA PLATEA DELLE BORSE DI STUDIO
egli ultimi giorni delle università si è tornati a parlare sulle prime pagine dei giornali e nei dibattiti televisivi. Prima le manifestazioni di protesta degli studenti in alcuni atenei poi la celebrazione, il 20 marzo, della giornata nazionale dell’università, istituita per la prima volta quest’anno, su richiesta della Crui, all’interno della Settimana della Minerva, un periodo dedicato alla celebrazione del sapere e dell’istruzione. Appare fondamentale – ed è doveroso richiamare il valore del messaggio che il Presidente della Repubblica ha inviato alla presidente della Crui in tale occasione, sottolineando l’importanza del sistema universitario nel nostro Paese – « mettere in rilievo il ruolo cruciale svolto dagli atenei nella formazione culturale dei giovani e, dunque, nello sviluppo della Repubblica. Significa rafforzare le connessioni tra centri di cultura e ricerca e comunità, contribuendo alla diffusione della conoscenza, alla partecipazione alla vita pubblica, al consolidamento della coesione sociale. Significa saper guardare al futuro. La promozione dello sviluppo della cultura e della ricerca scientifica, principio fondamentale sancito dalla Costituzione, trova nella preziosa attività degli atenei un propulsore privilegiato per la crescita del capitale umano, vera forza del Paese » . Ed è proprio la crescita del capitale umano l’obiettivo primario che deve impegnare le istituzioni e chi opera nel mondo dell’istruzione per promuovere ed assicurare lo sviluppo del nostro Paese. Promuovere il capitale umano significa valorizzare i talenti, offrire a tutti pari opportunità, combattere le discriminazioni e tutelare le diversità, educare al rispetto e alla tolleranza. Sono principi alla base della convivenza civile in una società democratica, consacrati da norme di rango costituzionale e, allo stesso tempo, costituiscono i presupposti per agevolare la crescita del sistema Paese. In questo scenario, l’università gioca un ruolo cruciale. Non si tratta solo di trasmettere conoscenza ma di educare alla vita di relazione, stimolando il confronto delle idee e i rapporti interpersonali. L’università è per definizione inclusiva.
L’etimo evoca la globalità, una collettività caratterizzata da una pluralità di persone o cose. Per garantire un’adeguata formazione delle giovani generazioni si rivela tuttavia sempre più necessario corredare gli insegnamenti impartiti dagli atenei con percorsi extracurricolari che offrano alle giovani generazioni di studenti universitari un bagaglio complementare di competenze che agevoli il loro ingresso nel mondo del lavoro, sempre più incline a valutare le doti relazionali in aggiunta alle conoscenze teoriche.
Non è più sufficiente conoscere una o più lingue straniere. Occorre che un giovane universitario affianchi alla frequenza delle lezioni del proprio corso di laurea all’acquisizione delle conoscenze teoriche, competenze extracurricolari ( si parla sempre più frequentemente di soft skills) quali la capacità di parlare in pubblico, di lavorare in squadra, di risolvere problemi senza esserne dominati, di confrontarsi con la diversità ideologica, religiosa, culturale.
Tutto questo richiede la valorizzazione della vita di comunità e un’offerta residenziale adeguata e stimolante.
Un modello interessante per l’accoglienza degli studenti nelle città, che si sforza di coniugare sostegno economico e formazione e può offrire spunti per immaginare il futuro della residenzialità, è quello dei 57 collegi universitari di merito, presenti in 18 città italiane, ai quali si accede per concorso e la cui missione è quella di consentire ai giovani di talento di accedere, indipendentemente dalle condizioni economiche, a un percorso formativo personalizzato e a una vita di comunità. L’impegno del governo, grazie anche ai fondi del Pnrr, di erogare ingenti risorse ( 1,2 miliardi di euro) per la realizzazione di 60mila nuovi posti letto nelle residenze universitarie, con l’obbligo di riservare almeno il 30% dei posti a studenti meritevoli provenienti da famiglie a basso reddito va nella medesima direzione. Se a ciò si accompagnerà l’ampliamento della platea degli studenti che potranno beneficiare di borse di studio, potremo dire di avere, almeno in parte, raggiunto l’obiettivo.