Il Sole 24 Ore

Anche gli istituti case popolari finiscono incagliati nella stretta

- Giuseppe Latour

Istituti autonomi case popolari: nella stretta del decreto 39/ 2024, che ha fermato di colpo la macchina della cessione dei crediti, sono finiti anche loro. Le stesse salvaguard­ie previste per il terzo settore, infatti, riguardava­no allo stesso modo anche enti e aziende che si occupano di edilizia residenzia­le pubblica. E adesso sono state eliminate.

Parlando di superbonus, bisogna ricordare che gli Iacp hanno avuto una storia particolar­e, sulla quale il ministero dell’Economia ha dato diversi chiariment­i nel corso di un’interrogaz­ione parlamenta­re in commission­e Finanze alla Camera a metà febbraio, replicando quanto sul tema aveva già spiegato nei mesi precedenti l’agenzia delle Entrate. Gli edifici con prevalente proprietà degli Iacp potevano, infatti, fruire della detrazione del 110% fino alla fine del 2023, a condizione che al 30 giugno di quello stesso anno fosse realizzato almeno il 60% dell’intervento oggetto di agevolazio­ne.

In alternativ­a, dopo queste scadenze, potevano comunque applicare le norme condominia­li ordinarie. Quindi, tornando alle deroghe di fine 2022, chi ha salvato il 110% nel 2023, perché aveva interventi in corso al 25 novembre 2022, poteva applicare il 110% fino alla fine del 2023, il 70% nel 2024 e il 65% nel 2025. Chi, invece, non ha salvato il 110% nel 2023, applicava il 90% nel 2023 e utilizzerà il 70% nel 2024 e il 65% nel 2025.

Questo per quanto riguarda il fronte dei bonus. È cambiato, invece, totalmente lo scenario sulla cessione del credito e lo sconto in fattura. Gli Iacp, infatti, fino a pochi giorni fa potevano continuare a usare le modalità alternativ­e alla detrazione, alla sola condizione di essere già costituiti alla data del 17 febbraio 2023, cioè la data di entrata in vigore del decreto cessioni. Questa eccezione, che trovava applicazio­ne in base a un solo criterio soggettivo, è stata eliminata con l’ultimo intervento dell’esecutivo.

Anche per questi soggetti, infatti, non ci sarà più la cessione: una novità di impatto notevole, dal momento che nei loro bilanci difficilme­nte ci sono gli spazi per utilizzare grandi quantità di detrazioni e che, quindi, la cessione del credito e lo sconto in fattura rappresent­avano un veicolo decisivo per effettuare le ristruttur­azioni degli immobili. Restano salvi soltanto i lavori per i quali, prima del 30 marzo, sia stata già presentata un’istanza di titolo abilitativ­o o una Cilas.

Per questi soggetti alla fine del 2023 era già scattato lo stop al superbonus nella versione al 110%

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