Anche gli istituti case popolari finiscono incagliati nella stretta
Istituti autonomi case popolari: nella stretta del decreto 39/ 2024, che ha fermato di colpo la macchina della cessione dei crediti, sono finiti anche loro. Le stesse salvaguardie previste per il terzo settore, infatti, riguardavano allo stesso modo anche enti e aziende che si occupano di edilizia residenziale pubblica. E adesso sono state eliminate.
Parlando di superbonus, bisogna ricordare che gli Iacp hanno avuto una storia particolare, sulla quale il ministero dell’Economia ha dato diversi chiarimenti nel corso di un’interrogazione parlamentare in commissione Finanze alla Camera a metà febbraio, replicando quanto sul tema aveva già spiegato nei mesi precedenti l’agenzia delle Entrate. Gli edifici con prevalente proprietà degli Iacp potevano, infatti, fruire della detrazione del 110% fino alla fine del 2023, a condizione che al 30 giugno di quello stesso anno fosse realizzato almeno il 60% dell’intervento oggetto di agevolazione.
In alternativa, dopo queste scadenze, potevano comunque applicare le norme condominiali ordinarie. Quindi, tornando alle deroghe di fine 2022, chi ha salvato il 110% nel 2023, perché aveva interventi in corso al 25 novembre 2022, poteva applicare il 110% fino alla fine del 2023, il 70% nel 2024 e il 65% nel 2025. Chi, invece, non ha salvato il 110% nel 2023, applicava il 90% nel 2023 e utilizzerà il 70% nel 2024 e il 65% nel 2025.
Questo per quanto riguarda il fronte dei bonus. È cambiato, invece, totalmente lo scenario sulla cessione del credito e lo sconto in fattura. Gli Iacp, infatti, fino a pochi giorni fa potevano continuare a usare le modalità alternative alla detrazione, alla sola condizione di essere già costituiti alla data del 17 febbraio 2023, cioè la data di entrata in vigore del decreto cessioni. Questa eccezione, che trovava applicazione in base a un solo criterio soggettivo, è stata eliminata con l’ultimo intervento dell’esecutivo.
Anche per questi soggetti, infatti, non ci sarà più la cessione: una novità di impatto notevole, dal momento che nei loro bilanci difficilmente ci sono gli spazi per utilizzare grandi quantità di detrazioni e che, quindi, la cessione del credito e lo sconto in fattura rappresentavano un veicolo decisivo per effettuare le ristrutturazioni degli immobili. Restano salvi soltanto i lavori per i quali, prima del 30 marzo, sia stata già presentata un’istanza di titolo abilitativo o una Cilas.
Per questi soggetti alla fine del 2023 era già scattato lo stop al superbonus nella versione al 110%