Export armi, più poteri al governo e meno informazioni su banche
Solo il governo potrà decidere quando vietare l’esportazione di armi, a meno che il divieto non derivi da embarghi decisi dall’Onu o dalla Ue o da altri obblighi internazionali. Verrà semplificata la procedura per i trasferimenti nei paesi Ue. Ci sarà meno trasparenza sull’attività delle banche finanziatrici di export e import di armamenti.
È arrivato alla Camera il controverso disegno di legge del governo che modifica la legge 185 del 1990 sul controllo delle vendite di armi all’estero. Si parla delle armi da guerra ( o da difesa, secondo i punti di vista) usate dai militari, non di armi leggere.
Il provvedimento del governo, presentato dal ministro degli Esteri Antonio Tajani e fortemente sostenuto da Guido Crosetto, ministro della Difesa, è stato approvato con modifiche dall’assemblea del Senato il 21 febbraio. A Montecitorio è cominciato l’esame nelle commissioni riunite Esteri e Difesa, in sede referente. Per il governo si tratta di « aggiornamenti » e « semplificazioni » della normativa, oggi basata sul principio della necessaria autorizzazione per l’export e import, che viene decisa al ministero degli Esteri dall’Uama, « Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento » .
Secondo la relazione del governo, « il Ddl (...) apporta alcuni aggiornamenti (...) al fine di rendere la normativa nazionale più rispondente alle sfide derivanti dall’evoluzione del contesto internazionale » . Il Ddl ripristina « il Comitato interministeriale che era stato originariamente previsto dalla legge n. 185/ 1990 al fine di assicurare un appropriato coordinamento al massimo livello politico delle scelte strategiche in materia di scambi di materiali di armamento » . Viene ricostituito il Cisd, Comitato interministeriale per gli scambi di materiale di armamento per la difesa, soppresso alla fine del 2013. Sarà guidato dalla premier, Giorgia Meloni. Sarà il Cisd ad applicare i divieti di export di armi, stabiliti dall’art. 1 della legge 185. La legge attuale vieta la vendita di armi a paesi in stato di conflitto armato o accusati di gravi violazioni dei diritti umani. Il divieto si applica anche ai paesi oggetto di embargo delle forniture di armi deciso dall’Onu, dalla Ue o dall’Osce: questi divieti si applicano in modo automatico e, anche con la nuova disciplina, non saranno decisi dal Cisd. Il Ddl cancella la necessità di autorizzazione all’avvio di trattative contrattuali con paesi Ue. L’autorizzazione resta necessaria « nel momento in cui le trattative siano finalizzate e si intenda procedere al trasferimento di materiali all’interno della Ue » .
Le nuove norme sono state criticate da Rete Pace e Disarmo, Opal, Pax Christi, che parlano di « svuotamento della legge 185 » , di riduzione dei controlli e della trasparenza sull’attività delle banche. Dalla Relazione annuale del governo al Parlamento verrà abolito il capitolo sull’attività degli istituti di credito. Da tempo l’Abi chiedeva di cancellare queste informazioni, perché le banche temono che l’essere accostate alla vendita di armi e definite « armate » faccia perdere clienti.