La pipeline dell’obesità: 124 farmaci in sperimentazione
In un mercato, quello della perdita di peso, che potrebbe valere 100 miliardi di dollari entro la fine del decennio, cresce la concorrenza. Estratti vegetali selezionati dall’Intelligenza artificiale
La pipeline dei farmaci Glp- 1 per per perdere peso è andato all- in. Del resto si tratta di un mercato che potrebbe valere l’incredibile cifra di 100 miliardi di dollari entro la fine del decennio. A oggi, secondo l’elenco stilato da Iqvia, le molecole per l’obesità allo studio sono 124 in tutto: 61 in fase 1, 47 in fase 2, otto in fase 3, oltre a quelle già approvate di Novo Nordisk ed Eli Lilly. La concorrenza è alta e verte anche sulla via di somministrazione, oggi iniettabile, domani per via orale.
E i tempi potrebbero essere relativamenti brevi. L’ascesa dei Glp- 1, come la semaglutide, non ha seguito la tradizionale traiettoria clinica dalla fase 1 alla fase 3, in quanto i benefici sulla perdita di peso di questa classe di farmaci si sono evidenziati nel contesto del loro uso nel diabete. Ciò significa che la pipeline come è oggi, con solo otto farmaci di fase 3, potrebbe improvvisamente diventare molto più ricca ripetendo lo stesso schema. In campo ci sono nomi come AstraZeneca, Bristol Myers Squibb, Novartis e Amgen, ma anche biofarmaceutiche più piccole come la californiana Viking Therapeutics. Quest’ultima, nei dati pubblicati a febbraio, ha prodotto con la sua molecola VK2735 una perdita di peso fino al 14,7% dopo 13 settimane di trattamento, e prevede di avviare uno studio di fase intermedia in pazienti obesi entro la fine dell’anno con la versione in pillola.
Le aziende stanno quindi lavorando rapidamente per creare anche le forme orali dei Glp- 1. Secondo l’analisi di Iqvia, il campo di sviluppo è per il 50% per via sottocutanea e per il 46% orale. In prospettiva, tra qualche anno, si potranno avere versioni molto potenti per un trattamento iniziale della perdita di peso e un diverso gruppo di farmaci per il mantenimento. A entrare poi sulla scena della concorrenza delle pillole dimagranti ci potrebbero essere anche due estratti vegetali, selezionati dall’intelligenza artificiale. A maggio, a Venezia, al Congresso europeo sull’obesità verranno presentati i risultati di uno studio condotto dagli scienziati spagnoli dell’Università Cattolica di Murcia che li hanno identificati da piante molto comuni e i cui estratti sono stati associati a benefici metabolici. La loro identità non si conoscerà fino a quando non saranno concessi i brevetti. Al momento, quello che gli autori hanno detto è che « agiscono con lo stesso meccanismo di semaglutide e simili, con meno effetti collaterali e più pratici da assumere perché in pillole invece che iniettabili » .
E mentre la pipeline delle molecole dimagranti agoniste del Glp- 1 avanza, Novo e Lilly non perdono tempo. All’inizio di marzo, 7la semaglutide di Novo ha ottenuto l’approvazione per ridurre il rischio di infarto e ictus negli adulti con malattie cardiovascolari obesi o in sovrappeso. E Lilly ha mostrato i dati sulla steatoepatite associata a disfunzione metabolica ( Mash) - che si verifica in pazienti che spesso sono obesi o hanno diabete di tipo 2 o dislipidemia - per la tirzepatide. La terapia ha aiutato il 74% degli adulti in sovrappeso o obesi con Mash a eliminare la malattia senza peggioramento delle cicatrici epatiche o della fibrosi dopo 52 settimane.