LE NUOVE METE DELLE DEBUTTANTI DEI LISTINI
Potrebbe essere solo l’inizio. Solo la punta di un iceberg. Perché dopo Suzuki, Hyundai e Fila, che hanno quotato o intendono quotare sulla Borsa indiana le proprie succursali locali, altre multinazionali - anche europee - potrebbero seguire le stesse orme nei prossimi mesi e anni. Per vari motivi: perché l’India è vista da tanti come la nuova Cina, perché ha tassi di crescita elevati, perché con i suoi 1,4 miliardi di cittadini è un mercato con enormi potenzialità e - soprattutto - perché la Borsa mostra multipli molto elevati. Tradotto in parole semplici: un’azienda che quota in India la propria filiale locale strappa agli investitori più soldi di quelli che raccoglierebbe quotandosi in altri mercati. In un mondo che cambia velocemente, con nuove potenze che nascono e nuovi equilibri che si creano, anche la geografia delle Borse potrebbe dunque cambiare nel futuro prossimo. E l’India potrebbe diventare un nuova meta per le matricole di Borsa. Insieme a un mercato ancora poco attrattivo per motivi regolamentari ma che - con le opportune riforme - potrebbe promettere bene in futuro: l’Arabia Saudita.
Per capire come mai l’India stia attirando sempre più l’interesse delle aziende globali che vogliono quotare in Borsa le loro succursali, bastano pochi numeri. Se si prende il rapporto tra prezzo delle azioni e utili previsti tra 12 mesi, si scopre che in India le aziende quotate in Borsa sono valutate mediamente 21,9 volte più degli utili. Solo Wall Street ( 21 volte) e Nasdaq ( 27,9 volte) tengono testa alla Borsa indiana. Ma i multipli negli Usa sono in gran parte falsati dalle “magnifiche 7”, le Big tech che valgono oro in Borsa. Se si va nel resto del mondo occidentale, non si vedono neppure lontanamente multipli così elevati: le 9,5 volte di Milano fanno quasi sorridere, ma non vanno molto meglio la Borsa di Francoforte ( 13 volte), di Parigi ( 13,6) e di Londra ( 11). E in Asia non si va meglio: la Borsa cinese ha un rapporto tra prezzo e utili di sole 6,2 volte, per la crisi dei consumi e dell’immobiliare. Ma anche la Borsa di Tokyo, che quest’anno aggiorna i massimi storici quasi quotidianamente, è ferma a 15,5 volte ( secondo i dati di Datastream). Questo significa che quotare un’azienda in India permette di ” strappare” un prezzo più alto. Se l’Arabia Saudita attira ( potenzialmente in futuro) perché è un Paese ricco, l’India attrae ( già ora) perché è un Paese dinamico e promettente con multipli di Borsa molto elevati.
Questo scoraggia gli investitori internazionali, perché comprare azioni in India significa strapagarle. Ma attrae le aziende, che invece quotandosi a Mumbai raccolgono più capitali che altrove. Si stima infatti ( si veda articolo a fianco) che le aziende che quotano le proprie filiali indiane a Mumbai riescano a strappare un rapporto tra prezzo e utili tra 2 e 6 volte superiore a quello della casa madre. Così inizia una potenziale stagione di turismo delle matricole. Fino al giorno in cui gli investitori non saranno più disposti a pagare così tanto.