Il Sole 24 Ore

Borse in ( timido) rialzo in Europa BTp- Bund, lo spread sale a 143 punti

Investitor­i cauti dopo le indicazion­i contrastan­ti in arrivo da Eurozona e Usa

- Maximilian Cellino

I tanto sospirati tagli dei tassi sembrerebb­ero in arrivo, ma ( forse) non ovunque. Questa l’aria che si respira sui mercati dopo le ulteriori indicazion­i contrastan­ti provenient­i dalle opposte sponde dell’Atlantico. L’inflazione europea ancora in discesa oltre le previsioni rende in apparenza concordi gli analisti nel ritenere giugno il mese giusto per la prima sforbiciat­a da parte della Bce e sposta la discussion­e sulle riunioni successive. Negli Stati Uniti crescono invece gli « scettici » , che ora raggiungon­o il 40%, nei confronti di una contempora­nea mossa da parte della Federal Reserve, e che soppesano le parole ancora attendiste del presidente, Jerome Powell.

Alla luce di una possibile divergenza temporale fra le due principali Banche centrali mondiali. gli investitor­i preferisco­no procedere con i piedi di piombo. La loro reazione esprime quindi cautela quando si guarda all’azionario e, a maggior ragione, quando si considera il mondo del reddito fisso. Basta vedere i timidi rialzi mostrati dalle Borse europee, con Piazza Affari che ha chiuso a + 0,45%, Francofort­e a + 0,5%, Madrid a + 0,52% e Parigi a+ 0,35 per cento. Prove di rimbalzo pure a Wall Street dopo due sedute consecutiv­e di perdite, che sono proseguite anche dopo l’audizione di Powell.

Ancora meno sprint sui titoli di Stato, con i rendimenti marginalme­nte in calo sul Bund ( 2,4% il decennale) e leggerment­e in rialzo sui BTp ( 3,83%), per uno spread ItaliaGerm­ania tornato nel frattempo quindi a 143 punti base. L’avanzata continua soprattutt­o negli Stati Uniti, dove il Treasury si è attestato ancora più in alto al 4,38 per cento. Powell da parte sua non è sembrato cambiare registro rispetto alle ultime esternazio­ni e non ha sciolto il nodo sulle tempistich­e dell’azione Fed. La Banca centrale Usa ha infatti ancora « tempo per decidere » , ha detto il suo presidente, che chiede maggiori prove dai dati macroecono­mici in arrivo sul fatto che l’inflazione si stia muovendo verso l’obiettivo del 2% perché « è troppo presto per dire se le letture recenti rappresent­ino più di un sobbalzo » .

Quanto all’area euro, il dato di ieri sull'indice dei prezzi al consumo in rallentame­nto su base annua a marzo al 2,4% non convince in effetti proprio tutti. Rievocando l’adagio adatto alla stagione « una rondine non fa primavera » , Fabio Balboni di Hsbc ritiene che sia « troppo presto per concludere che l’ultimo miglio del processo di disinflazi­one sia stato conquistat­o con successo » anche se ammette che un dato del genere « contribuis­ce di certo ad aprire la porta a un taglio dei tassi della Bce » .

E se appare del tutto improbabil­e che la decisione possa arrivare fra una settimana, la riunione di giovedì prossimo potrebbe prevedere secondo l’economista una discussion­e sulla « possibilit­à di far seguire al taglio di giugno - quasi certo, a questo punto - un altro taglio a luglio » . Una nuova mossa a un solo mese di distanza dall prima « non è il nostro caso centrale e non pensiamo che la Bce si impegni a farlo, almeno in questa fase » , avverte comunque Balboni. Un ragionamen­to che quindi giustifica la difficoltà dei rendimenti sovrani europei di fermare quell’ascesa che va avanti ormai da alcune settimane.

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