Il Sole 24 Ore

Lavoro, a febbraio 41mila occupati in più con contratti stabili

Ripresa dopo il calo di gennaio: in un anno 352mila lavoratori in più, gli occupati a tempo indetermin­ato sono 15,9 milioni

- Pagina a cura di Claudio Tucci

Dopo il calo di gennaio, l’occupazion­e a febbraio è tornata a crescere, e la spinta è arrivata dai contratti stabili. Sul mese gli occupati sono saliti di 41mila unità, ha reso noto ieri l’Istat, con i dati provvisori relativi al mese di febbraio. Nell’arco dei 12 mesi ( febbraio 2024 su febbraio 2023), i lavoratori in più sono 352mila. Il target dei 24 milioni di occupati è sempre più vicino, ad oggi siamo a 23,773 milioni, il numero più alto di sempre.

C’è una crescita, rilevante, degli occupati permanenti, vale a dire a tempo indetermin­ato: + 142mila unità in un mese, e al contempo un calo importante, - 76mila unità, degli occupati a termine. Il numero di occupati permanenti ha sfiorato i 16 milioni ( 15.969. ooo, per l’esattezza), record storico, con una crescita di ben 603mila unità sull’anno; un trend che prosegue ormai dal post- pandemia. Gli occupati a termine sono scesi a 2,8 milioni, ai livelli del 2017 ( se si esclude lo shock pandemico).

Anche il tasso di occupazion­e è salito, toccando il 61,9%, vicino al record di dicembre 2023 ( 62% - ma mentre per gli uomini siamo al 70,9% per le donne ci fermiamo al 52,8%). Sul mese l’occupazion­e femminile arretra (- 13mila unità), ma sull’anno cresce di 161mila unità (+ 1,6 per cento). A febbraio è in salito il tasso di disoccupaz­ione ( 7,5%), con più 46mila disoccupat­i, anche a causa della diminuzion­e del tasso di inattività che è tornato vicino al minimo storico ( 33%), con - 65mila unità di inattivi, tra cui gli scoraggiat­i. Ci sono quindi più persone che si rimettono in cerca di un impiego, e in alcuni casi lo trovano.

Guardando all’età, le performanc­e migliori riguardano la fascia tra i 25 e i 49 anni, con una crescita del tasso di occupazion­e dello 0,3% e una diminuzion­e del tasso di inattività, e la popolazion­e maschile, cresciuta di 54mila unità. L’occupazion­e under 25 resta in difficoltà, con un calo del tasso di occupazion­e dello 0,4% ( si torna indietro di oltre 12 mesi) e una crescita di inattivi e dei disoccupat­i. Il tasso di disoccupaz­ione giovanile è al 22,8%, lontano anni luce dalla Germania, inchiodata al 5,8% ( fonte Eurostat), grazie anche al sistema di formazione duale. Se si depurano i dati della componente demografic­a, a crescere sono soltanto i lavoratori nella fascia over 35, con un marcato calo di disoccupat­i e inattivi in quella 35- 49 anni.

Plaude il governo che, con il vice ministro del Lavoro, Maria Teresa Bellucci, e tutta la maggioranz­a, parlano di « numeri record » . Anche l’ufficio di studi di Confcommer­cio, e Confeserce­nti, sottolinea­no la « vivacità del mercato del lavoro » , anche se con un occhio di attenzione per le donne e per « il lavoro autonomo, in continua e preoccupan­te riduzione » .

Per gli esperti, come Francesco Seghezzi, presidente di Adapt, è positiva la crescita dell’occupazion­e di qualità che dipende pure « dal calo demografic­o che spinge le aziende a utilizzare anche l’incentivo del tempo indetermin­ato per attrarre lavoratori. E per evitare la polarizzaz­ione, che penalizza chi ha competenze inferiori e minore appetibili­tà, serve rimettere al centro subito il tema della formazione e riqualific­azione dei lavoratori » .

‘ Tasso di disoccupaz­ione al 7,5% ( 22,8% per i giovani) , ma gli inattivi calano vicino al minimo storico del 33%

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