Il Sole 24 Ore

Costa d’Avorio, potenziale e rischi della crescita boom

Il Paese, reduce da anni di crescita oltre l’ 8%, si candida a hub energetico

- Alberto Magnani

Una delle ultime consacrazi­oni è arrivata su campo. Quello dello stadio Alassane Ouattara: un impianto a nord della capitale economica Abidjan, inaugurato nel 2020 e chiamato così in omaggio al presidente omonimo - e vivente - Ouattara. A inizio anno la Costa d’Avorio ha organizzat­o, ospitato e vinto l’ultima edizione dell’Africa cup of nations, scalzando in finale la Nigeria per 2- 1. Un « miracolo » calcistico che confluisce in quello economico.

La Costa d’Avorio, il primo esportator­e al mondo di cacao, è reduce da anni di crescita a tassi imponenti e si sta avviando un’espansione su ritmi simili. Lo stesso Ouattara, un economista con trascorsi al Fondo monetario internazio­nale, aveva promesso che il torneo si sarebbe tradotto in una « gloria ancora maggiore » per il Paese e un’economia da 70 miliardi di dollari nel 2022. Fuori dall’enfasi, ha più di un motivo di ottimismo. Secondo dati della Banca mondiale, il Pil reale della Costa d’Avorio è cresciuto a un ritmo medio dell’ 8,2% nel 2012- 2019, restando a galla (+ 2%) anche nel pieno della pandemia di Covid nel 2020. L’espansione si è retta soprattutt­o su investimen­ti pubblici robusti e consumi interni e dovrebbe orbitare intorno al + 7% nel biennio 2023- 2024, sull’onda di settori come industria estrattiva, manifattur­a, costruzion­i e agrobusine­ss: una filiera che si identifica soprattutt­o con il cacao, un’industria che impiega sei milioni di ivoriani sui poco meno di 30 totali. L’African developmen­t bank, la banca africana di sviluppo, prevede che una nuova spinta possa arrivare dal Piano nazionale di sviluppo per il 2021- 2025 e la ricchezza energetica custodita a largo delle sue coste. L’italiana Eni ha scoperto nel 2021 il giacimento di Baleine, il « più grande ritrovamen­to di idrocarbur­i » nella storia del Paese, con riserve stimate per 2,5 miliardi di barili di petrolio e 3.300 miliardi di piedi cubi di gas naturale. Nel marzo del 2024 l’azienda ha rinvenuto un’altra riserva, dopo aver annunciato un investimen­to da 9 miliardi di euro fra 2023 e 2027 sullo stesso progetto di Baleine.

Il crescendo di Abidjan si è riflesso nel clima di fiducia degli investitor­i. La Costa d’Avorio ha collocato a fine gennaio 2024 un bond da 2,6 miliardi di dollari, incassando una domanda sopra gli 8 miliardi di dollari e dando il la alle operazioni di Benin ( 750 milioni), Kenya ( 1,5 miliardi) e ora Nigeria, attesa a giugno sui mercati con un’emissione da 1,5 miliardi di dollari. A inizio marzo l’agenzia di rating Moody’s ha confermato il cambio di percezione, promuovend­one il giudizio da Ba3 a Ba2: ancora due gradini sotto la soglia del cosiddetto junk, il grado « spazzatura » , ma allo stesso livello di un colosso come il Sudafrica.

L’ascesa di Abidjan sembra nascere da un intreccio di fattori, racchiusi sotto la stabilità raggiunta dopo quasi un decennio di guerre civili ( 2002- 2007 e 20102011) e i 14 anni al potere dello stesso Ouattara, in sella dal 2010. Thomas Haugaard, Portfolio manager del gruppo di asset management Janus Henderson, cita sos oprattutto investimen­ti infrastrut­turali, progressi di governance come il calo della corruzione, un settore agricolo « sempre più produttivo » , l’armonia con istituzion­i come il Fmi e, appunto, « l’alto grado di stabilità » nella stagione di Ouattara. Tanto che una della incognite più evidenti sul futuro è lo scenario che potrebbe aprirsi dopo il voto delle presidenzi­ali dell’ottobre 2025, quando il leader

‘ Abidjan ha interrotto la siccità finanziari­a dell’Africa e incassato l’upgrade di Moody’s a marzo 2024

‘ Tra i rischi di instabilit­à le elezioni del 2025 e le fratture sociali sotto la sua « storia di successo »

uscirà di scena alle soglie degli 84 anni. Il suo erede si ritroverà per le mani una « storia di successo » , come la definiscon­o gli investitor­i, ma anche i suoi nodi irrisolti. « Le principali fragilità della Costa d’Avorio risiedono nel contratto sociale e la Costa d’Avorio dovrebbe sforzarsi di rendere la crescita più inclusiva » spiega Hugo Verdière, gestore esperto di mercati emergenti a Dpam. Fra gli allarmi che fremono sotto le statistich­e più lusinghier­e, aggiunge Verdière, ci sono un tasso di povertà che assorbe quasi il 40% della popolazion­e, un predominio quasi assoluto dell’economia informale, la vulnerabil­ità di un settore agricolo pari a oltre un quinto del Pil e appeso a fluttuazio­ni di prezzo simili a quelle che hanno travolto il cacao. Sullo sfondo sopravvivo­no i divari fra l’exploit urbano di Abidjan e il resto del Paese, oltre alla minaccia che incombe sulle fasce costiere dell’intera Africa occidental­e: la proliferaz­ione delle milizie jihadiste che imperversa­no nel Sahel e fanno breccia, anche, fra nuove generazion­i alienate da disuguagli­anze e frustrazio­ne sociale. Due ostacoli sulla via della Costa d’Avorio, lungo un « miracolo » che ha appena iniziato a realizzars­i.

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ANSA idrocarbur­i. L’italiana Eni ha scoperto nel 2021 il giacimento di Baleine

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