L’allargamento può causare tanta instabilità
La guerra in Ucraina ha indotto a scelte mai viste prima. Non solo il denaro europeo è usato per acquistare armi da inviare a Kiev. Non solo alcuni Paesi discutono se mandare truppe sul terreno. Non solo ormai il tema della sicurezza impregna ambiti diversi, dall’economia alla sanità. I Ventisette hanno anche spalancato la porta all’Ucraina, concedendole l’apertura delle trattative in vista del suo ingresso nell’Unione. La decisione del dicembre scorso sarebbe stata impensabile appena qualche mese fa. Mai in passato avrebbero i Ventisette deciso di negoziare l’adesione con un Paese in guerra, le cui frontiere sono così drammaticamente incerte, occupato almeno in parte da truppe straniere. Eppure, ciò è accaduto. Anche la Francia, tradizionalmente restìa ad accettare allargamenti precipitosi, si è detta d’accordo.
Ha fatto premio l’idea di una Europa geopolitica, nella quale l’allargamento è uno strumento di politica estera più che l’esito di un destino maturato. Con quanti rischi? Molti, secondo Sylvie Goulard, che in un libro tanto agile quanto efficace denuncia una scelta affrettata che potrebbe avere serie conseguenze per il futuro dell’Unione europea ( L’Europe enfla si bien qu’elle creva. De 27 à 36 États?, Tallandier, 2024). Sylvie Goulard è stata funzionaria del Quai d’Orsay, consigliera di Romano Prodi alla Commissione europea, deputata liberale al Parlamento europeo, ministra francese delle forze armate nel 2017. Coinvolta in una vicenda di presunto finanziamento irregolare di assistenti parlamentari, preferì dimettersi dal governo Philippe. Di recente, la magistratura ha annunciato l’archiviazione del caso ( non- lieu in francese).
Nel volume, l’ex ministra critica la recente scelta dei Ventisette di ritenere che si possa condurre in parallelo il negoziato di adesione con l’Ucraina e le necessarie riforme di cui ha bisogno l’Unione. Tutti sanno che l’ingresso di nuovi membri richiede modifiche alla macchina comunitaria. Non si può pensare che le scelte continuino a essere prese all’unanimità, che ogni Paese abbia un proprio commissario, che al G7 o all’Fmi i Paesi più grandi abbiano un proprio seggio, lasciando l’Europa in corridoio o quasi.
« Rischiamo in fin dei conti di importare l’instabilità nella Ue, anziché esportare la stabilità » nel grande vicinato europeo, avverte l’autrice. Più in generale si chiede che tipo di Europa stiamo costruendo: « Una Europacomunità » , dove oltre alla moneta anche la difesa è messa in comune; « una Europa- mercato » , utile solo alle imprese; o ancora « una Europamiraggio » , ostaggio del veto nazionale? « Dubito che una Europa di quest’ultimo tipo possa impressionare Vladimir Putin o Donald Trump » . A questo riguardo scrive ancora la signora Goulard: « I dirigenti degli anni 30 hanno sottostimato i mezzi e la determinazione della Germania nazista, sopravvalutando nel contempo la loro capacità di reazione. Oggi, temo che i sostenitori dell’allargamento sottostimino le nostre lacune dinanzi all’aggressività russa » . In altre parole, « una Europa XXL » rischia non solo di essere « una chimera » , ma anche la causa della sua sparizione. Infine, nel suo volume, un grido d’allarme molto argomentato, Sylvie Goulard nota quanto la Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen ami gli slogan, un po’ fini a sé stessi. « We all win » , disse in novembre annunciando che Bruxelles avrebbe raccomandato ai Ventisette l’apertura dei negoziati di adesione all’Ucraina e alla Moldavia. L’osservazione merita un breve approfondimento.
A tre mesi dalle prossime elezioni europee, la Commissione Von der Leyen è ormai oggetto di bilancio. È stata capace di rispondere con innegabile efficacia alla pandemia del 2020, ma le posizioni filoamericane della sua presidente devono interrogarci sul suo reale spirito europeista, a dispetto che sia nata a Bruxelles da un padre ai tempi funzionario europeo.
Washington è certamente favorevole all’ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea: per meglio ancorare il Paese all’Occidente o per meglio frenare il processo di integrazione? Non bisogna farsi illusioni. Gli Stati Uniti credono alla costruzione comunitaria fin tanto che è funzionale ai propri interessi. Nella migliore delle ipotesi, la vorranno tanto forte quanto l’Unione si rivelerà ai loro occhi un utile argine alle altre superpotenze mondiali.
PER GOULARD, CHI VUOLE L’INGRESSO DELL’UCRAINA SOTTOSTIMA LE LACUNE UE DINANZI ALL’AGGRESSIVITà RUSSA