ADEMPIMENTI DI SOSTENIBILITà, CONTO ALLA ROVESCIA PER LE IMPRESE
Negli anni ’ 50 l’economista Gino Zappa descriveva l’impresa come quell’istituto « destinato a perdurare nel tempo per soddisfare i bisogni umani » , sottolineandone i caratteri dello sviluppo sostenibile nel lungo periodo, coniugato con la creazione di valore per gli stakeholder.
Oggi quelle parole sono diventate la condizione necessaria di esistenza per qualsiasi impresa. Dal 2025 le aziende dovranno far sì che la competitività sia un tutt’uno con la sostenibilità. I bilanci dovranno necessariamente rispondere al principio della trasparenza e della responsabilità ( accountability) verso gli stakeholder. Non solo come aziende singole ma anche come sistema di impresa, condividendo l’impegno con l’intera filiera di fornitori. Ma vediamo bene di che cosa si tratta. La normativa di riferimento a livello europeo è molto articolata. Di particolare rilievo è la CSRD, Corporate Sustainability Reporting Directive, che introduce nella comunicazione di bilancio anche la dimensione non finanziaria ( ESG).
Questa direttiva contiene il principio dell’equa contribuzione fiscale, che si traduce già oggi come onere di rendicontazione verso i mercati finanziari, secondo lo standard GRI, Global Reporting Initiative 207. In particolare, all’impresa è richiesta la definizione di un sistema di identificazione, valutazione e gestione dei rischi fiscali, che viene riassunto nell’istituto del Tax Control Framework ( TCF).
Il Tax Control Framework, pratica diffusa a livello internazionale, anche grazie alla posizione favorevole dell’OCSE, è il riferimento fondante dei regimi di collaborazione tra i Contribuenti e le Autorità Fiscali nazionali. Un principio che nelle aziende si sostanzia in un insieme di regole, procedure e presidi in grado di rilevare, misurare e di gestire il rischio di incorrere nella violazione di norme tributarie. In questo modo l’intero sistema aziendale deve essere mappato nei suoi processi individuando ruoli, responsabilità, principi di comportamento e modalità operative, lungo tutta la catena organizzativa.
In Italia il D. Lgs 128/ 2015 recepisce queto onere, istituendo il cosiddetto “Regime di Adempimento Collaborativo”. L’obiettivo è di innovare il rapporto con l’Agenzia delle Entrate attraverso una interlocuzione costante e preventiva, evitando i controlli ex post. In questo modo viene data alle imprese la possibilità di condividere una valutazione anticipata delle situazioni potenzialmente foriere di rischi, risolvendo o minimizzando le potenziali controversie fiscali. La violazione di tali norme comporta sia sanzioni pecuniarie sia sanzioni interdittive quali sospensione delle attività, sequestri preventivi o confisca.
Si stima che in Italia l’adozione di tale normativa riguardi progressivamente oltre 500 imprese. Inizialmente saranno coinvolte le società quotate, banche e assicurazioni che soddisfano almeno due delle seguenti condizioni: ricavi superiori ai 40 milioni, più di 500 addetti e stato patrimoniale oltre 20 milioni. Numero che sale esponenzialmente dall’anno successivo quando la normativa riguarderà in modo via via più estensivo anche le grandi società non quotate, le PMI fino a coinvolgere entro il 2029 anche le filiali con capogruppo extra- UE con ricavi di 40 milioni di euro.
‘ In Italia l’adozione della normativa riguarda progressivamente oltre 500 imprese