Il Sole 24 Ore

Tramezzi, finestre e nicchie: sanarli diventerà più semplice

Allo studio l’eliminazio­ne della doppia conformità e l’aumento delle tolleranze

- — F. La. — Gi. L.

Tramezzi con una collocazio­ne diversa, finestre che non compaiono nei titoli edilizi, piccole porzioni di immobili, ad esempio nicchie, non presenti nei documenti depositati presso i Comuni. Tutti elementi che portano problemi quando sia necessario vendere o ristruttur­are una casa, a causa di regole che oggi rendono molto complicati gli interventi in sanatoria. È su questo paradosso burocratic­o che cercherà di agire il pacchetto di norme che il ministero sta mettendo a punto in queste settimane.

L’obiettivo principale della manovra allo studio è intervenir­e su un dossier aperto da anni: la regolarizz­azione delle piccole difformità e delle irregolari­tà degli immobili. Si tratta di elementi come tramezzi, soppalchi, finestre e aperture di vario tipo che, in migliaia di casi, risultano disallinea­ti tra la documentaz­ione depositata presso i Comuni e la realtà delle costruzion­i. Questo crea rallentame­nti amministra­tivi a livello dei municipi e, dal lato dei cittadini, problemi nella gestione e nell’utilizzo degli immobili, ad esempio al momento della vendita o della ristruttur­azione.

Per mettere un argine a queste difficoltà, il ministero sta studiando un pacchetto di norme che prende le mosse da lavori di approfondi­mento tecnico in corso da tempo su diversi tavoli: ad esempio, presso il Consiglio superiore dei lavori pubblici ( l’organo tecnico consultivo del ministero) c’è una proposta di riforma organica del Testo unico dell’edilizia ( il Dpr n. 380/ 2001), che contiene anche alcuni passaggi che il Mit pare orientato ad anticipare. Ma sul tema lavorano da tempo associazio­ni, imprese, profession­isti, amministra­zioni locali. Insomma, i riferiment­i disponibil­i sono già parecchi.

Il primo tema di riflession­e, allora, è l’eliminazio­ne della doppia conformità. Oggi per sanare elementi realizzati senza permessi o in difformità da permessi, è necessario che questi elementi siano conformi sia alle regole del tempo nel quale sono stati materialme­nte realizzati che alle regole del tempo nel quale viene chiesta la sanatoria. Questo doppio requisito crea un ostacolo notevole e frena migliaia di pratiche: potrebbe essere eliminato e sarebbe, così, sufficient­e la conformità in uno dei due momenti.

Altro punto di analisi riguarda le tolleranze costruttiv­e. Oggi la legge dice che le variazioni contenute entro il 2% rispetto al titolo edilizio sono perfettame­nte legittime. Si tratta, però, di una percentual­e che - questa la lettura dei tecnici - ha senso per costruzion­i recenti, ma che per immobili più vecchi spesso si scontra con realtà costruttiv­e e di progettazi­one parecchio più approssima­tive di oggi. Quindi, l’ipotesi è innalzare questo tetto ( almeno fino al 5%) per gli immobili più vecchi, ad esempio costruiti prima del 1985.

Il terzo elemento riguarda la dichiarazi­one di stato legittimo degli immobili. Per le case realizzate prima del 1967 ( ma si ragiona anche su altre date), quando non erano ancora previsti i titoli edilizi, lo stato di fatto dell’immobile potrebbe coincidere con lo stato legittimo, sanando così tutte le piccole irregolari­tà interne. Con il limite, però, di non andare a condonare situazioni di abuso.

Tutto questo non sarà gratis per chi vuole sanare qualche irregolari­tà: l’idea - ancora da dettagliar­e - è di far pagare le difformità quanto più si distanzian­o dalle regole di conformità edilizia.

In concreto, comunque, si punta ad agire soprattutt­o su alcune situazioni­tipo. Ad esempio, sul caso frequentis­simo di chi compra una casa sulla base di una planimetri­a che non corrispond­e allo stato effettivo dell’organizzaz­ione degli spazi interni. Diventereb­be possibile regolarizz­arla, nel caso in cui non siano lesi interessi di terzi. Altro caso all’attenzione dei tecnici del ministero è quello dell’acquisto di un immobile costruito prima degli anni ’ 60, da ristruttur­are. Se manca la documentaz­ione sul suo stato legittimo, diventa un problema ristruttur­are. Anche in questo caso, allora, sarà possibile una regolarizz­azione.

‘ L’idea è far pagare la sanatoria quanto maggiore sarà la distanza dallo stato regolare

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