Il Sole 24 Ore

Inflazione bassa e tassi previsti in discesa: così il franco svizzero ha perso forza

La valuta elvetica rispetto alla moneta unica è scesa a 0,97- 0,98 per un euro

- Lino Terlizzi

Il franco svizzero in questi ultimi mesi ha smesso di salire. Consideran­do la quasi irrefrenab­ile tendenza della valuta elvetica al rafforzame­nto, si tratta in effetti di una notizia non secondaria. La moneta svizzera resta molto forte in termini assoluti. Ma è vero che il franco non è più ai massimi raggiunti alla fine dell’anno scorso e che, secondo una parte degli analisti della piazza svizzera, potrebbe ora lasciare ancora un po’ di terreno. L’attuale miscela di inflazione bassa ( 1% il mese scorso) e tassi di interesse in via di riduzione può d’altronde giocare a favore di questa ipotesi.

Paese tradiziona­lmente a inflazione minima, la Svizzera ha però subito anch’essa un rialzo nel 2022, sino ad un massimo del 3,5% nell’agosto di quell’anno. Poi, un lento ma sicuro calo del rincaro, sino all’ 1,7% di fine 2023. A quel punto si sono alzate le aspettativ­e di quella parte degli operatori che ha cominciato a pensare a un primo taglio del tasso guida da parte della Banca nazionale svizzera ( Bns) e quindi ad un possibile freno per il franco. Qualcuno probabilme­nte si è portato avanti sul mercato e all’inizio di quest’anno la valuta elvetica infatti ha iniziato a rallentare.

L’inflazione elvetica è poi scesa all’ 1,3% in gennaio e all’ 1,2% in febbraio. Il rincaro è rimasto dunque dentro la fascia 0%- 2%, che è l’obiettivo di media annua della Bns. Il taglio del tasso di riferiment­o si è fatto ancor più probabile e l’annuncio in effetti è arrivato il 21 marzo scorso, con la Banca nazionale, prima tra i maggiori istituti centrali a muoversi in questo senso, che ha deciso di scendere dall’ 1,75% all’ 1,50%. L’ulteriore calo dell’inflazione, all’ 1% appunto in marzo, suona ora come una conferma dell’opportunit­à della mossa della Bns. La maggior parte degli analisti adesso si attende altri tagli del tasso guida nei prossimi mesi.

Dal 2022 la Bns aveva puntato a tenere molto alto il franco, per evitare di importare inflazione, ed aveva quindi alzato i tassi e venduto valute estere. Ora la fase è cambiata ed una delle conseguenz­e dell’inizio del taglio dei tassi elvetici, dapprima molto atteso e poi arrivato, è un franco un po’ meno forte.

Guardando al cambio euro/ franco, tutto ciò significa che si è passati dagli 0,92 franchi per 1 euro di fine 2023 ( minimo di fase della moneta unica e massimo quindi per il franco) agli 0,97- 0,98 franchi di questi giorni. Sulla piazza elvetica ci sono pareri differenzi­ati sulla possibilit­à di giungere in tempi brevi e poi rimanere all’ 1 a 1; una quota degli analisti dice che è difficile arrivare sino alla parità, un’altra ritiene invece il fatto più che probabile. Naturalmen­te, di

il 21 marzo la Banca centrale è stata la prima ad abbassare il costo del denaro: il mercato si aspetta ora altri passi

penderà in parte anche da ciò che farà la Banca centrale europea ( Bce) sui tassi.

Discorso analogo per il cambio dollaro Usa/ franco. Alla fine del 2023 ci volevano 0,84 franchi per 1 dollaro, in questi giorni ci vogliono 0,90- 0,91 franchi per 1 biglietto verde. Anche su questo versante si è passati dal minimo di fase della valuta americana ( toccato a 0,83) ad un livello meno penalizzan­te per il dollaro. Qui la parità appare più lontana, ma per il biglietto verde stabilizza­rsi sopra lo 0,90 sarebbe già un risultato. Di nuovo, dipenderà anche da ciò che farà la Federal Reserve americana in tema di tassi di interesse.

Il calo del franco è una buona notizia per le esportazio­ni svizzere. L’export è una voce rilevante per l’economia elvetica. Prima della svolta del 2022, la Banca nazionale ha per anni cercato di frenare il franco, a suon di tassi negativi e di acquisti di valute estere, proprio per diminuire gli ostacoli all’export. La Bns in parte ci è riuscita e in parte no. Dal 2022 il franco molto forte ha compensato gli svantaggi per l’export con i vantaggi per l’import svizzero, di fatto reso meno caro. Ma ora si cambia e si torna appunto, seppur gradualmen­te, al pre balzo dell’inflazione. Per i partner economici della Svizzera, Italia inclusa, vale naturalmen­te il contrario, il calo del franco non è esattament­e una buona notizia per il loro export verso la Confederaz­ione; possono d’altronde consolarsi con un import un po’ meno caro dal territorio elvetico. Questione di equilibri nelle differenti fasi.

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