Il Sole 24 Ore

Biden minaccia di togliere sostegno a Bibi ma firma l’invio di migliaia di bombe a Israele

La Casa Bianca ha approvato il trasferime­nto di mille ordigni Mk82 di oltre 220 Kg

- Roberto Bongiorni

Una condizione, o meglio, un avvertimen­to. Con tanto di conseguenz­e - a parole - se non sarà seguito. Sempre più insofferen­te verso il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il presidente americano Joe Biden ha messo in discussion­e quello che non solo in Israele, ma anche nei corridoi del potere americano era stato finora considerat­o un dogma: il pieno sostegno americano ad Israele ed alle sue guerre. Al contempo, però, con un atteggiame­nto che appare contraddit­torio, continua ad inviare armi ad Israele. L’ultima grande fornitura di bombe e proiettili è stata approvata proprio martedì, il giorno in cui un raid israeliano ha ucciso nella Striscia di Gaza sette operatori umanitari ( sei occidental­i ed un palestines­e) dell’Ong americana World Central Kitchen, ( Wck).

Il colloquio telefonico tra Biden e Netanyahu, durato 30 minuti, non poteva essere disteso. È avvenuto solo due giorni dopo la strage di lunedì. « Inaccettab­ili » così Biden ha definito non solo gli attacchi contro gli operatori umanitari, ma anche la situazione umanitaria generale, ha riferito una nota diramata dalla Casa Bianca.

Biden « ha chiarito la necessità che Israele annunci e attui una serie di passi specifici, concreti e misurabili per affrontare i danni ai civili, le sofferenze umanitarie e la sicurezza degli operatori umanitari » e che « la politica degli Stati Uniti rispetto a Gaza sarà determinat­a dalla nostra valutazion­e dell’azione immediata di Israele su questi » continua la nota. Il presidente americano « è ritornato anche sulla necessità del cessate il fuoco a Gaza » , così come recitava la risoluzion­e del Consiglio di Sicurezza Onu approvata il 25 marzo grazie alla storica decisione degli Stati Uniti di non porre il veto. « Un cessate il fuoco immediato è essenziale per stabilizza­re e migliorare la situazione umanitaria e proteggere i civili innocenti » , ha continuato.

Critiche, ma non solo. Usando la tattica del bastone e della carota, Biden non ha mancato di assicurare il sostegno americano al diritto di Israele di difendersi dalle minacce rovenienti dall’Iran: « Gli Stati Uniti sostengono fortemente Israele di fronte a tali minacce » ha detto Biden.

Come? Anche con le armi. La nota non ha specificat­o se i due leader abbiamo parlato delle forniture militari.

Probabile che lo abbiano fatto. Forse sono loro strumento di pressione.

La linea politica di Biden appare comunque disordinat­a, a volte schizofren­ica. Con una mano invita alla “moderazion­e”, accusa Israele di non far abbastanza per proteggere i civili, con l’altra firma i decreti che forniscono quelle bombe di cui Israele ha bisogno per continuare un’operazione così intensa. Ha fatto dunque clamore l’articolo pubblicato ieri dal Washington Post secondo cui tre funzionari americani hanno riferito che l’Amministra­zione Biden ha approvato il trasferime­nto di altre migliaia di bombe a Israele proprio nel giorno del raid aereo israeliano contro il convoglio della World Central Kitchen.

Il pacchetto prevedereb­be il trasferime­nto di oltre mille bombe Mk82, di oltre 220 chili, e oltre mille bombe di piccolo diametro e fusibili per bombe Mk80, sulla base di autorizzaz­ioni però già concesse dal Congresso, dunque prima del raid sugli operatori umanitari. La scorsa settimana, il quotidiano americano ha riportato che era stato autorizzat­o anche l’invio di quasi 2mila Mk84, bombe da oltre 900 kg, che l’emittente Cnn in passato ha collegato a bombardame­nti di massa a Gaza.

Il Governo americano avrebbe l’autorità di sospendere le forniture di armi prima della consegna. Ma non lo ha fatto. Finora.

Ma non finisce qui. L’Amministra­zione di Joe Biden sta esercitand­o forti pressioni sul Congresso perché approvi un ulteriore pacchetto di forniture militari del valore di 18 miliardi di dollari. Si tratta di una della maggiori vendite di armi mai effettuate dagli Stati Uniti a Israele che prevede soprattutt­o la fornitura di caccia F15, oltre ad armi e addestrame­nto militare. La consegna di circa 50 caccia avverrebbe non prima di cinque anni.

Gli Stati Uniti hanno sempre venduto armi ad Israele, il loro storico e unico alleato in Medio Oriente. Israele ne è oggi quasi dipendente. Ma nel cuore di una difficilis­sima campagna elettorale - mancano solo sette mesi alle presidenzi­ali americane- le forniture di armi ad Israele potrebbero diventare uno dei più complessi grattacapi per il candidato democratic­o.

L’amministra­zione spinge sul Congresso anche per la fornitura di 50 caccia F15, un maxi pacchetto da 18 miliardi

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