Biden minaccia di togliere sostegno a Bibi ma firma l’invio di migliaia di bombe a Israele
La Casa Bianca ha approvato il trasferimento di mille ordigni Mk82 di oltre 220 Kg
Una condizione, o meglio, un avvertimento. Con tanto di conseguenze - a parole - se non sarà seguito. Sempre più insofferente verso il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il presidente americano Joe Biden ha messo in discussione quello che non solo in Israele, ma anche nei corridoi del potere americano era stato finora considerato un dogma: il pieno sostegno americano ad Israele ed alle sue guerre. Al contempo, però, con un atteggiamento che appare contraddittorio, continua ad inviare armi ad Israele. L’ultima grande fornitura di bombe e proiettili è stata approvata proprio martedì, il giorno in cui un raid israeliano ha ucciso nella Striscia di Gaza sette operatori umanitari ( sei occidentali ed un palestinese) dell’Ong americana World Central Kitchen, ( Wck).
Il colloquio telefonico tra Biden e Netanyahu, durato 30 minuti, non poteva essere disteso. È avvenuto solo due giorni dopo la strage di lunedì. « Inaccettabili » così Biden ha definito non solo gli attacchi contro gli operatori umanitari, ma anche la situazione umanitaria generale, ha riferito una nota diramata dalla Casa Bianca.
Biden « ha chiarito la necessità che Israele annunci e attui una serie di passi specifici, concreti e misurabili per affrontare i danni ai civili, le sofferenze umanitarie e la sicurezza degli operatori umanitari » e che « la politica degli Stati Uniti rispetto a Gaza sarà determinata dalla nostra valutazione dell’azione immediata di Israele su questi » continua la nota. Il presidente americano « è ritornato anche sulla necessità del cessate il fuoco a Gaza » , così come recitava la risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu approvata il 25 marzo grazie alla storica decisione degli Stati Uniti di non porre il veto. « Un cessate il fuoco immediato è essenziale per stabilizzare e migliorare la situazione umanitaria e proteggere i civili innocenti » , ha continuato.
Critiche, ma non solo. Usando la tattica del bastone e della carota, Biden non ha mancato di assicurare il sostegno americano al diritto di Israele di difendersi dalle minacce rovenienti dall’Iran: « Gli Stati Uniti sostengono fortemente Israele di fronte a tali minacce » ha detto Biden.
Come? Anche con le armi. La nota non ha specificato se i due leader abbiamo parlato delle forniture militari.
Probabile che lo abbiano fatto. Forse sono loro strumento di pressione.
La linea politica di Biden appare comunque disordinata, a volte schizofrenica. Con una mano invita alla “moderazione”, accusa Israele di non far abbastanza per proteggere i civili, con l’altra firma i decreti che forniscono quelle bombe di cui Israele ha bisogno per continuare un’operazione così intensa. Ha fatto dunque clamore l’articolo pubblicato ieri dal Washington Post secondo cui tre funzionari americani hanno riferito che l’Amministrazione Biden ha approvato il trasferimento di altre migliaia di bombe a Israele proprio nel giorno del raid aereo israeliano contro il convoglio della World Central Kitchen.
Il pacchetto prevederebbe il trasferimento di oltre mille bombe Mk82, di oltre 220 chili, e oltre mille bombe di piccolo diametro e fusibili per bombe Mk80, sulla base di autorizzazioni però già concesse dal Congresso, dunque prima del raid sugli operatori umanitari. La scorsa settimana, il quotidiano americano ha riportato che era stato autorizzato anche l’invio di quasi 2mila Mk84, bombe da oltre 900 kg, che l’emittente Cnn in passato ha collegato a bombardamenti di massa a Gaza.
Il Governo americano avrebbe l’autorità di sospendere le forniture di armi prima della consegna. Ma non lo ha fatto. Finora.
Ma non finisce qui. L’Amministrazione di Joe Biden sta esercitando forti pressioni sul Congresso perché approvi un ulteriore pacchetto di forniture militari del valore di 18 miliardi di dollari. Si tratta di una della maggiori vendite di armi mai effettuate dagli Stati Uniti a Israele che prevede soprattutto la fornitura di caccia F15, oltre ad armi e addestramento militare. La consegna di circa 50 caccia avverrebbe non prima di cinque anni.
Gli Stati Uniti hanno sempre venduto armi ad Israele, il loro storico e unico alleato in Medio Oriente. Israele ne è oggi quasi dipendente. Ma nel cuore di una difficilissima campagna elettorale - mancano solo sette mesi alle presidenziali americane- le forniture di armi ad Israele potrebbero diventare uno dei più complessi grattacapi per il candidato democratico.
L’amministrazione spinge sul Congresso anche per la fornitura di 50 caccia F15, un maxi pacchetto da 18 miliardi