La sanatoria di Salvini parte col freno di Meloni
conosce la norma. Dice di non averla letta e racconta pure che Salvini « mi aveva accennato qualcosa, diverso tempo fa » . Dunque, non proprio una misura pensata insieme. Tant’è che sempre la leader di FdI fa sapere che sarebbe « ragionevole intervenire ma su piccole difformità » mettendo un primo paletto a quella sanatoria sulla casa annunciata ieri da Salvini. È chiaro che il colpo di teatro di ieri del ministro del Carroccio smuove le acque della campagna elettorale con quello che il Pd ha già ribattezzato « un condono » . In effetti, è un grande classico per conquistare il consenso popolare. Non sono, però, ancora chiari i contorni del provvedimento e nemmeno quale sarà lo strumento legislativo ma se il leader leghista pensa a un decretolegge, ci sarà il passaggio stretto del Quirinale dove si dovranno trovare le ragioni di necessità e urgenza per dare il via libera. Non è scontato.
In sostanza, c’è ancora un percorso da costruire ma nelle competizioni elettorali conta la velocità con cui ci si intesta una bandiera. In questo senso il vicepremier del Carroccio è stato svelto e ha confermato la sua volontà di non abbandonare il campo di battaglia nonostante il vento contrario dei sondaggi, i malumori con FdI e un po’ di fronda interna. Chissà magari c’entra anche tutta la resistenza che in una parte della Lega – e pure nel partito di Meloni – c’è verso la possibile candidatura di Vannacci. Così, nell’attesa di capire se il generale sarà l’asso della campagna, Salvini si prepara un’altra carta da spendere per le urne.
Ecco la necessità di trovare una sorpresa. Soprattutto dopo la mozione di sfiducia che, sebbene sia stata superata, lo ha comunque costretto a chiarire i suoi rapporti con Putin. Con una nota del partito e poi con un’intervista a Libero, Salvini ha ribadito che quella collaborazione si è automaticamente sciolta dopo l’invasione dell’Ucraina. Al di là dello scetticismo che continuano a suscitare le sue rassicurazioni nelle opposizioni, quel che è certo è che se il vicepremier si è dovuto ritirare dai temi di politica estera per non creare troppa instabilità con Meloni, ieri ha riconquistato uno spazio nella politica interna. C’è già il nome: salva casa, che è qualcosa di più gentile di condono ed è un messaggio che comprendono tutti. Resta un “ma”. Sono quei paletti messi da Meloni che rispondono pure ai malumori di FdI, scavalcati su una misura ultra- elettoralistica. Che non sembra fatta con loro ma contro di loro. E chissà se il freno verrà tirato quando si dovrà scegliere lo strumento legislativo.