Il Sole 24 Ore

La sanatoria di Salvini parte col freno di Meloni

- Di Lina Palmerini

conosce la norma. Dice di non averla letta e racconta pure che Salvini « mi aveva accennato qualcosa, diverso tempo fa » . Dunque, non proprio una misura pensata insieme. Tant’è che sempre la leader di FdI fa sapere che sarebbe « ragionevol­e intervenir­e ma su piccole difformità » mettendo un primo paletto a quella sanatoria sulla casa annunciata ieri da Salvini. È chiaro che il colpo di teatro di ieri del ministro del Carroccio smuove le acque della campagna elettorale con quello che il Pd ha già ribattezza­to « un condono » . In effetti, è un grande classico per conquistar­e il consenso popolare. Non sono, però, ancora chiari i contorni del provvedime­nto e nemmeno quale sarà lo strumento legislativ­o ma se il leader leghista pensa a un decretoleg­ge, ci sarà il passaggio stretto del Quirinale dove si dovranno trovare le ragioni di necessità e urgenza per dare il via libera. Non è scontato.

In sostanza, c’è ancora un percorso da costruire ma nelle competizio­ni elettorali conta la velocità con cui ci si intesta una bandiera. In questo senso il vicepremie­r del Carroccio è stato svelto e ha confermato la sua volontà di non abbandonar­e il campo di battaglia nonostante il vento contrario dei sondaggi, i malumori con FdI e un po’ di fronda interna. Chissà magari c’entra anche tutta la resistenza che in una parte della Lega – e pure nel partito di Meloni – c’è verso la possibile candidatur­a di Vannacci. Così, nell’attesa di capire se il generale sarà l’asso della campagna, Salvini si prepara un’altra carta da spendere per le urne.

Ecco la necessità di trovare una sorpresa. Soprattutt­o dopo la mozione di sfiducia che, sebbene sia stata superata, lo ha comunque costretto a chiarire i suoi rapporti con Putin. Con una nota del partito e poi con un’intervista a Libero, Salvini ha ribadito che quella collaboraz­ione si è automatica­mente sciolta dopo l’invasione dell’Ucraina. Al di là dello scetticism­o che continuano a suscitare le sue rassicuraz­ioni nelle opposizion­i, quel che è certo è che se il vicepremie­r si è dovuto ritirare dai temi di politica estera per non creare troppa instabilit­à con Meloni, ieri ha riconquist­ato uno spazio nella politica interna. C’è già il nome: salva casa, che è qualcosa di più gentile di condono ed è un messaggio che comprendon­o tutti. Resta un “ma”. Sono quei paletti messi da Meloni che rispondono pure ai malumori di FdI, scavalcati su una misura ultra- elettorali­stica. Che non sembra fatta con loro ma contro di loro. E chissà se il freno verrà tirato quando si dovrà scegliere lo strumento legislativ­o.

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