Il Sole 24 Ore

Cherry Bank, maxi utile « Pronti a nuovi dossier »

Profitti per 80 milioni anche grazie all’impatto della acquisita Pop Valconca Il ceo Bossi: « Puntiamo su strategie di investimen­to personaliz­zate e sugli Npl »

- Luca Davi

Complice il badwill derivante dell’acquisizio­ne di Popolare Valconca, Cherry Bank genera un maxi- utile pari a 80 milioni di euro ( Roe 73%). Ma anche al netto dell’operazione straordina­ria con la banca romagnola, la banca multi- specialist­ica – il cui raggio d’azione va dall’attività commercial­e alla gestione del credito distressed – archivia il 2023 con un utile di 35 milioni, dato più che triplicato rispetto ai 10,9 milioni del 2022. Che, tradotto, significa un ritorno sul patrimonio del 18 per cento.

Giovanni Bossi, fondatore e ceo di Cherry Bank, mostra i conti della sua “creatura”, banca nata dalla fusione di Cherry106, veicolo dedicato al recupero di crediti deteriorat­i, con il Banco delle Tre Venezie. A fine 2023 l’ulteriore step, con l’acquisto della banca romagnola, 17 sportelli e un patrimonio fragile, finita in amministra­zione straordina­ria a fine 2022.

« Il 2023 è stato un anno di crescita eccezional­e sia organica, sia spinta dalle operazioni di M& A che abbiamo gestito e concluso con successo. Banca Valconca, integrata in Cherry Bank da dicembre 2023, rappresent­a un innesto rilevante in termini di business e di dimensione – spiega Bossi al Sole 24 Ore – Un’operazione di successo che si aggiunge al positivo esito della precedente integrazio­ne di Banco delle Tre Venezie. Ma anche al netto delle operazioni di acquisizio­ne, questi risultati testimonia­no il nostro solido percorso di crescita » .

Il bilancio appena chiuso evidenzia un margine di intermedia­zione a 98 milioni di euro, in forte crescita rispetto ai 54,2 milioni di euro dell’esercizio precedente (+ 80,9%). Al pari delle altre banche, il risultato è frutto in particolar­e dell’impennata del margine d’interesse, legata ai maxi- tassi. Ma l’altro importante driver di sviluppo è costituito dall’attività di trading, in particolar­e legato all’acquisto e ricessione dei crediti fiscali. Il risultato netto della gestione finanziari­a è pari a 91,3 milioni di euro, in aumento del 81,8% sul 2022. Attività, quella dei crediti fiscali, destinata in verità a esaurirsi, visto il mutato contesto a livello normativo.

La banca punta a compensare questi futuri mancati introiti con le altre “gambe” dell’attività. A partire dal business dei servizi di gestione patrimonia­li di privati, dove l’obiettivo – dice Bossi – è « fornire strategie di investimen­to personaliz­zate di advisory, la cui strutturaz­ione è stata avviata nel corso del 2023 » .

Altro filone su cui il gruppo intende puntare è quello della gestione e investimen­ti in portafogli di crediti non performing, come segnala l’acquisizio­ne di un pacchetto di crediti Npl di circa 864 milioni di euro lordi sul mercato secondario a fine 2023.

« Molti soggetti dicono di voler uscire dal comparto degli Npl. Noi invece siamo contenti di esserci – afferma il banchiere – In questa fase peraltro i prezzi scendono e, se è vero che sul primario c’è poca offerta, è anche vero che il mercato secondario può fornire importanti occasioni, vista la massa di crediti deteriorat­i usciti dai bilanci delle banche » .

Analogamen­te, la banca continuerà a coltivare l’area delle Special Situations ( ovvero i processi di risanament­o e rilancio di Pmi che si trovano in una situazione di difficoltà finanziari­a temporanea) e il segmento degli Alternativ­e Investment, area che opera nell’investimen­to in attivi finanziari diversific­ati utilizzand­o competenze interne.

Sullo sfondo rimane il tema dell’ulteriore percorso di crescita per linee esterne. Il gruppo – che con l’operazione Valconca ha visto triplicare il patrimonio netto da circa 54 a 165,1 milioni, e il totale attivi balzare da circa 1 a 3,2 miliardi – punta infatti a crescere ancora. L’obiettivo è raggiunger­e una massa critica, la cui asticella potrebbe essere fissata attorno a dieci miliardi di attivi per raggiunger­e il giusto livello di efficienza. « Non smettiamo di guardarci attorno e valutare nuovi dossier – spiega Bossi – Guardiamo alle banche territoria­li, con forti relazioni con il territorio e pensiamo ci sia spazio ancora per nuove operazioni » .

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GIOVANNI BOSSI Fondatore e ceo di Cherry Bank

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