La mappa del rischio fiscale biglietto da visita per le aziende
Le aspettative delle imprese sulle ricadute del tax control framework La fotografia tracciata dall’Osservatorio Protiviti insieme con Afi
Regime di adempimento collaborativo come “marchio” di trasparenza nei confronti dell’ammnistrazione finanziaria e degli altri contribuenti, un segno distintivo a cui si abbina il premio riconosciuto dal fisco.
Attestazione di affidabilità e certezza fiscale sono le leve principali che spingono - secondo il racconto dei protagonisti - le grandi imprese verso la cooperative compliance. Per le multinazionali la disciplina risponde anche a politiche di gruppo e può aiutare nel percorso del bilancio di sostenibilità.
Alla base dell’adempimento collaborativo sta il tax control framework - il sistema di rilevazione, misurazione, gestione e controllo del rischio fiscale - che in molte imprese valorizza anche gli adempimenti in base alla legge 231 e i modelli di reporting finanziario, mentre i principi di compliance doganale risultano più difficili da integrare.
A gestire, come funzione interna, il tax control framework di solito è un manager che riporta gerarchicamente a un tax director ( in casi rari al Cfo e al Ceo); spesso il tax risk manager opera da solo o in team ristretti, fino a cinque persone. Chi si occupa di tax control framework di solito lo fa in modo esclusivo e questa caratteristica, insieme con la chiarezza dei riferimenti gerarchici, è reputata anche funzionale a garantire indipendenza.
Sono queste alcune delle caratteristiche che emergono dall’Osservatorio promosso da Protiviti ( multinazionale di consulenza direzionale), in collaborazione con Afi, l’associazione fiscalisti d’impresa. L’iniziativa mira ad agevolare il confronto sulle problematiche del tax control framework, punta a creare networking e a diffondere benchmark. L’Osservatorio raccoglie responsabili fiscali d’azienda che periodicamente sono invitati a rispondere a sondaggi o a partecipare a laboratori di confronto. L’Osservatorio, che ha coinvolto anche la Fondazione dei dottori commercialisti di Milano, è attivo da quattro anni e riunisce una quarantina d’imprese.
Secondo la fotografia di Protiviti, che mette in luce soprattutto aspirazioni e aspetti organizzativi, l’adempimento collaborativo si presenta attrattivo per le aziende: per chi è già stato ammesso di solito il percorso è durato circa un anno, con punte di 18 mesi o più per le realtà più grandi e complesse, che in qualche caso hanno scelto di estendere il tax control framework anche a società estere.
L’istituto dell’adempimento collaborativo - istituito con decreto legislativo 128/ 2015 - è stato oggetto di rivisitazione nell’ambito della riforma fiscale per potenziare il dialogo preventivo con i grandi contribuenti così da garantire certezza nei rapporti con il fisco. Il decreto legislativo 221/ 2023 ha prima di tutto ampliato la platea dei contribuenti che possono accedere al regime: quest’anno la porta è aperta alle società al di sopra di 750mila euro di fatturato ( prima la soglia era un miliardo). Il requisito dimensionale sarà gradulamente abbassato fino ad arrivare a 100 milioni dal 2028.
Il tax control framework, per le nuove leve dell’adempimento collaborativo, dovrà essere certificato, anche in relazione alla sua conformità rispetto ai principi contabili, da un avvocato o un commercialista dotati di specifica professionalità. Le linee guida per predisporre il tax control framework saranno definite con un provvedimento dell’agenzia delle Entrate.
Il regime si caratterizza per il contraddittorio tra l’ufficio e il contribuente, prima di formalizzare una risposta sfavorevole a un’istanza di inerpello o prima di ufficializzare una posizione contraraia a una comunizazione di rischio fiscale. Al di fuori delle condotte simulatorie e fraudolente, al contribuente che ha comunicato i rischi fiscali in modo trasparente e completo, non sono applicate le sanzioni amministrative.