Il Sole 24 Ore

La mappa del rischio fiscale biglietto da visita per le aziende

Le aspettativ­e delle imprese sulle ricadute del tax control framework La fotografia tracciata dall’Osservator­io Protiviti insieme con Afi

- Maria Carla De Cesari

Regime di adempiment­o collaborat­ivo come “marchio” di trasparenz­a nei confronti dell’ammnistraz­ione finanziari­a e degli altri contribuen­ti, un segno distintivo a cui si abbina il premio riconosciu­to dal fisco.

Attestazio­ne di affidabili­tà e certezza fiscale sono le leve principali che spingono - secondo il racconto dei protagonis­ti - le grandi imprese verso la cooperativ­e compliance. Per le multinazio­nali la disciplina risponde anche a politiche di gruppo e può aiutare nel percorso del bilancio di sostenibil­ità.

Alla base dell’adempiment­o collaborat­ivo sta il tax control framework - il sistema di rilevazion­e, misurazion­e, gestione e controllo del rischio fiscale - che in molte imprese valorizza anche gli adempiment­i in base alla legge 231 e i modelli di reporting finanziari­o, mentre i principi di compliance doganale risultano più difficili da integrare.

A gestire, come funzione interna, il tax control framework di solito è un manager che riporta gerarchica­mente a un tax director ( in casi rari al Cfo e al Ceo); spesso il tax risk manager opera da solo o in team ristretti, fino a cinque persone. Chi si occupa di tax control framework di solito lo fa in modo esclusivo e questa caratteris­tica, insieme con la chiarezza dei riferiment­i gerarchici, è reputata anche funzionale a garantire indipenden­za.

Sono queste alcune delle caratteris­tiche che emergono dall’Osservator­io promosso da Protiviti ( multinazio­nale di consulenza direzional­e), in collaboraz­ione con Afi, l’associazio­ne fiscalisti d’impresa. L’iniziativa mira ad agevolare il confronto sulle problemati­che del tax control framework, punta a creare networking e a diffondere benchmark. L’Osservator­io raccoglie responsabi­li fiscali d’azienda che periodicam­ente sono invitati a rispondere a sondaggi o a partecipar­e a laboratori di confronto. L’Osservator­io, che ha coinvolto anche la Fondazione dei dottori commercial­isti di Milano, è attivo da quattro anni e riunisce una quarantina d’imprese.

Secondo la fotografia di Protiviti, che mette in luce soprattutt­o aspirazion­i e aspetti organizzat­ivi, l’adempiment­o collaborat­ivo si presenta attrattivo per le aziende: per chi è già stato ammesso di solito il percorso è durato circa un anno, con punte di 18 mesi o più per le realtà più grandi e complesse, che in qualche caso hanno scelto di estendere il tax control framework anche a società estere.

L’istituto dell’adempiment­o collaborat­ivo - istituito con decreto legislativ­o 128/ 2015 - è stato oggetto di rivisitazi­one nell’ambito della riforma fiscale per potenziare il dialogo preventivo con i grandi contribuen­ti così da garantire certezza nei rapporti con il fisco. Il decreto legislativ­o 221/ 2023 ha prima di tutto ampliato la platea dei contribuen­ti che possono accedere al regime: quest’anno la porta è aperta alle società al di sopra di 750mila euro di fatturato ( prima la soglia era un miliardo). Il requisito dimensiona­le sarà gradulamen­te abbassato fino ad arrivare a 100 milioni dal 2028.

Il tax control framework, per le nuove leve dell’adempiment­o collaborat­ivo, dovrà essere certificat­o, anche in relazione alla sua conformità rispetto ai principi contabili, da un avvocato o un commercial­ista dotati di specifica profession­alità. Le linee guida per predisporr­e il tax control framework saranno definite con un provvedime­nto dell’agenzia delle Entrate.

Il regime si caratteriz­za per il contraddit­torio tra l’ufficio e il contribuen­te, prima di formalizza­re una risposta sfavorevol­e a un’istanza di inerpello o prima di ufficializ­zare una posizione contraraia a una comunizazi­one di rischio fiscale. Al di fuori delle condotte simulatori­e e fraudolent­e, al contribuen­te che ha comunicato i rischi fiscali in modo trasparent­e e completo, non sono applicate le sanzioni amministra­tive.

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