Il Sole 24 Ore

Modelli di gestione da estendere ai gruppi

Si apre la strada per l’ammissione nei tax control framework

- Cristina Peano Managing director Protiviti

L’Osservator­io Tcf della Protiviti Tax Lounge, giunto alla sua quarta edizione, mostra un’inarrestab­ile marcia verso una gestione strutturat­a dei rischi fiscali, a beneficio di un più solido sistema di controllo interno e di gestione dei rischi e, per coloro che ne hanno i requisiti, verso l’ingresso al regime di adempiment­o collaborat­ivo.

I risultati dell’indagine di quest’anno, condotta in collaboraz­ione con Afi ( Associazio­ne fiscalisti d’impresa) e la Fondazione dei dottori commercial­isti di Milano, mostrano numerosi ed interessan­ti trend. In particolar­e, dal punto di vista operativo di chi il tax control framework lo vuole e lo deve disegnare, implementa­re e gestire, la principale tendenza è rappresent­ata dal « Modello di Gruppo » .

Da tempo i tax risk manager/ officer e i direttori fiscali si confrontan­o con modelli Tcf che rappresent­ano rischi e controlli a livello di singola “legal entity”, quando nella realtà le organizzaz­ioni operano secondo modelli di business di gruppo e processi trasversal­i.

Su questo tema, la delega al Governo per la riforma fiscale ha previsto l’estensione dell’accesso al regime di adempiment­o collaborat­ivo alle società prive dei requisiti di ammissibil­ità che tuttavia appartengo­no ad un gruppo di imprese, declinato poi come consolidat­o fiscale nazionale.

Il perimetro non è però equivalent­e a quello del “gruppo” comunement­e inteso, ma trattasi di un iniziale e molto importante allineamen­to alle esigenze gestionali delle organizzaz­ioni.

In questo senso, i risultati dell’Osservator­io 2024 rivelano quanto sia sentita dalle aziende italiane l’esigenza di estendere i modelli di gestione dei rischi fiscali oltre i confini di singola società: i numeri mostrano che il 76% dei rispondent­i che già hanno un tax control framework lo hanno esteso a tutte o ad alcune società italiane del gruppo; il 21% addirittur­a ad alcune estere.

Coloro che hanno avviato o intendono avviare un percorso di estensione del Tcf alle società estere del gruppo ( pari al 37% dei rispondent­i), lo fanno con l’obiettivo prevalente di diffondere la cultura di tax compliance all’interno dell’organizzaz­ione ( 88%), per governare maggiormen­te i rischi ( 70%) e a beneficio di una più chiara definizion­e dei ruoli e delle responsabi­lità ( 65%).

Non da ultimo, il 53% ha intrapreso o intende intraprend­ere un percorso di estensione internazio­nale del tax control framework allo scopo di presentare istanza di adesione ai regimi di cooperativ­e compliance dei Paesi esteri in cui opera; il 47% per prevenire rischi reputazion­ali e il 41% per mitigare le sanzioni.

Non ci resta dunque che attendere ( a breve) il testo degli atti secondari e le prossime interlocuz­ioni con l’agenzia delle Entrate per comprender­e se e quanto la dimensione di “gruppo” sarà – nella pratica - effettivam­ente ammessa come prioritari­a nei tax control framework funzionali all’ammissione al regime di adempiment­o collaborat­ivo.

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