Il Sole 24 Ore

La moda cinese di Shein e Temu brucia sempre più petrolio

Il 90% dell’incremento della domanda di greggio legato alla chimica e non alle auto

- Biagio Simonetta

La produzione cinese di fibre sintetiche salita di 21 milioni di tonnellate dal 2018 al 2023

Poco prima di Natale una influencer parigina, nota per promuovere la ” body positivity”, ha caricato un video su Instagram in cui mostrava abiti di Shein, offrendo il 15% di sconto ai suoi follower. Ormai una prassi, per il mondo dei social, dato che sono migliaia gli influencer su TikTok e Instagram che lavorano con Shein per pubblicare video in cui provano pile di vestiti, invitano i follower a visitare i pop- up di Shein e promuovono i loro eventi di vendita.

Sembra la kermesse degli affari, ma nessuno di questi influencer racconta del petrolio che queste aziende impiegano per produrre i loro prodotti, come le magliettin­e da 3 euro. Nessuno racconta che il consumo di petrolio oggi non riguarda solo i colossi dell’auto come General Motors e Toyota, ma anche quelli del fast fashion, come Shein e Temu, perché è alimentato dalle sostanze chimiche usate nella produzione di vestiti.

L’abbigliame­nto proposto dai colossi del fast fashion è dominato dal poliestere, materiale che deriva proprio dal petrolio, e che è responsabi­le del rilascio involontar­io di microplast­iche nell’ambiente.

Va detto che già nel 2020 il Parlamento europeo stimava che l’industria della moda fosse responsabi­le del 10% delle emissioni globali di anidride carbonica, più dei voli internazio­nali e delle spedizioni marittime messi insieme. E il boom del fast fashion cinese, guidato da società in grande crescita come Shein e Temu, sta aggravando la situazione.

Non è un caso che il 14 marzo scorso la camera bassa del Parlamento francese abbia approvato una legge che prende di mira proprio il modello di business di queste aziende, con una misura volta a compensare l’impatto ambientale dell’industria del fast fashion, vietando la pubblicità di alcune aziende e penalizzan­dole con una tassazione che prevede incrementi annuali crescenti fino a 10 euro per capo di abbigliame­nto entro il 2030.

A giudicare dai numeri di Shein e Temu, però, non sarà semplice argi

narle. Shein è l’app più scaricata in Europa, nel settore dell’abbigliame­nto. Alle origini di questo colosso, che sta accarezzan­do l’idea di quotarsi a New York, c’è la società Nanjing Dianwei Informatio­n Technology, fondata nel 2008 a Nanchino. L’idea iniziale era occuparsi principalm­ente di abiti da sposa, ma nel 2012 uno dei fondatori, Chris Xu, ha deciso di puntare tutto su un nuovo brand di abbigliame­nto femminile acquistand­o il dominio Sheinside. com, poi ribattezza­to Shein nel 2015. La sede centrale si trova oggi nel sud della Cina, nella metropoli di

Guangzhou, dove si concentra la maggior parte delle fabbriche di fornitori.

Oggi i profitti di Shein sono saliti a 2 miliardi di dollari e nel 2023 tramite il suo sito sono state vendute merci per oltre 45 miliardi di dollari, secondo il Financial Times.

Aziende come Shein e Temu sono fra le ragioni per le quali diverse raffinerie private cinesi, come Rongsheng Petrochemi­cal e Hengli Petrochemi­cal, hanno speso miliardi per costruire nuovi impianti specializz­ati in prodotti chimici come l’etilene. Secondo l’Agenzia internazio­nale per l’energia, circa il 90% dell’incremento della domanda di petrolio in Cina tra il 2021 e il 2024 proviene dalle materie prime chimiche. Mentre i consumi di benzina e persino di carburante per aerei aumentano appena.

Secondo Bloomberg la produzione cinese di fibre sintetiche è aumentata di 21 milioni di tonnellate tra il 2018 e il 2023, abbastanza per filare più di 100 miliardi di magliette all’anno. Molte di queste costano sui siti del fast fashion meno di 5 euro. Il consumo sproposita­to di petrolio, così come le emissioni di anidride carbonica, sono diretta conseguenz­a.

Il tutto mentre nei luoghi più remoti del mondo, come il deserto di Atacama ( nel nord del Cile), o lungo le spiagge del Ghana, crescono discariche a cielo aperto dove vengono ammucchiat­i magliette, jeans e indumenti invenduti per centinaia di acri.

Utili di Shein a 2 miliardi di dollari, nel 2023 sul sito vendute merci per oltre 45 miliardi

 ?? AFP ?? le discariche in africa. Gli effetti del fast fashion in Ghana: montagne di milioni di vestiti buttati
AFP le discariche in africa. Gli effetti del fast fashion in Ghana: montagne di milioni di vestiti buttati

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy