AVERE CITTADINI SANI è UN INVESTIMENTO
La medicina è nata probabilmente dai primordi del tempo in cui Homo sapiens si è evoluto dai suoi predecessori. È stata praticata in modi diversi, ma il suo obiettivo è sempre stato chiaro, poiché essa è la scienza e l’arte di capire le malattie, curarle e prevenirle.
Nelle società contemporanee la medicina è praticata in modi diversi, anche dal punto di vista socioeconomico. Un modello estremo è quello in cui chi ha la sfortuna di avere una malattia grave deve, per di più, spendere per curarsi, o in contanti o mediante copertura assicurativa; l’altro modello estremo è che chi ha la sfortuna di avere una malattia grave almeno non deve spendere, perché alla copertura provvede lo stato, attraverso i contributi di tutti quelli che sono sani o hanno malattie meno gravi. L’Italia nel 1978 ha adottato il secondo modello, il Servizio Sanitario Nazionale ( SSN), che nel 2020 è stato annoverato dall’OMS come uno dei migliori del mondo. Oggi il SSN è gravemente sotto- finanziato ed è a rischio di collasso: è questo il punto al centro di un recente appello che ho avuto l’onore di co- firmare, e non ripeto qui la sua solida documentazione. Desidero piuttosto fare qualche commento.
Un primo punto riguarda l’interfaccia tra SSN e ricerca clinica. Quando ero studente c’erano già allora anche in Italia ricercatori rispettati in tutto il mondo; ma diciamo la verità, per quanto riguardava i progressi nella medicina clinica bisognava leggere le riviste soprattutto americane. L’istituzione del SSN, ivi compresi alcuni ospedali privati con status di Istituto di Ricovero e Cura a carattere Scientifico ( IRCCS), ha cambiato radicalmente la situazione. Studi clinici controllati su ampie casistiche si possono fare solo nell’ambito di un SSN che funzioni bene: e da tali studi si sono sviluppate in Italia e in Europa terapie innovative. Mentre gli studi che portano all’approvazione di nuovi farmaci sono regolarmente finanziati dalle industrie farmaceutiche, il SSN rende possibili studi osservazionali, studi su misure preventive, screening infettivologici e oncologici, e su nuovi approcci terapeutici, che non verrebbero altrimenti intrapresi. A costo di palesare la mia parzialità di ematologo, citerò solo il fatto che la terapia di successo della talassemia mediate il trapianto allogenico di midollo osseo si è sviluppata in Italia ed è ora adottata in tutto il mondo. Per quanto riguarda un settore di avanguardia, che spesso va sotto il nome di ingegneria genetica, è assai interessante che molte delle tecnologie più avanzate si sono sviluppate oltre oceano, a partire dalla famosa conferenza tenuta nel 1975 ad Asilomar, in California, dove vennero discussi in dettaglio sviluppi sperati e rischi temuti, poiché già allora il potenziale terapeutico era evidente. Ma quando veniamo al dunque, cioè ai primi pazienti con malattie da immuno- deficienza, e poi con altre malattie genetiche, che sono stati effettivamente curati e guariti con la terapia genica, possiamo registrare che ciò è avvenuto a Milano e a Parigi.
Il secondo punto riguarda l’incorporazione nel SSN dei progressi dell’informatica. Ci vantiamo della digitalizzazione, ma i telefonini hanno fatto più strada, visto che qualunque teenager è capace di archiviare e trasmettere dati ed immagini. Per contro, sebbene ognuno di noi abbia una tessera sanitaria, non è ancora possibile da quella tessera ottenere tutti i dati clinici e le analisi eseguite da quel paziente dalla nascita in poi. Certamente realizzare questo obiettivo avrà un costo: ma sarà un costo assai minore rispetto alla pletora di esami o inutili o inutilmente duplicati. Ci saranno anche problemi di privacy: devono essere superati.
Il terzo punto è che da buoni cittadini dobbiamo renderci conto che ogni richiesta di risorse è in competizione con altre: in questo caso però il punto chiave è che le risorse sono addirittura diminuite in rapporto al Pil, e sono significativamente al di sotto della media europea. Inoltre, è chiaro che avere una popolazione più sana costa, ma è un investimento; e che dare cure proporzionali non alla gravità di una malattia, ma proporzionali invece ai mezzi finanziari del malato, è iniquo.
Infine, l’evoluzione biologica non ci ha selezionato per giungere a quella età che oggi le statistiche ci concedono. Se sostengo che gli anziani vanno pure curati potrei essere accusato di conflitto di interesse; ma dai suoi albori la medicina si è istituzionalmente opposta alla selezione Darwiniana, e cerca di aggiungere non solo anni alla vita, ma soprattutto vita agli anni. Se l’aspettativa di vita è aumentata, una parte del credito va al Ssn, e non sembra giusto che esso sia vittima del suo stesso successo.
‘ Il PARADOSSO Bisogna evitare che il Servizio sanitario nazionale diventi vittima del suo stesso successo