Il Sole 24 Ore

AVERE CITTADINI SANI è UN INVESTIMEN­TO

- Di Lucio Luzzatto Docente di Ematologia all’Università di Firenze. Accademico dei Lincei

La medicina è nata probabilme­nte dai primordi del tempo in cui Homo sapiens si è evoluto dai suoi predecesso­ri. È stata praticata in modi diversi, ma il suo obiettivo è sempre stato chiaro, poiché essa è la scienza e l’arte di capire le malattie, curarle e prevenirle.

Nelle società contempora­nee la medicina è praticata in modi diversi, anche dal punto di vista socioecono­mico. Un modello estremo è quello in cui chi ha la sfortuna di avere una malattia grave deve, per di più, spendere per curarsi, o in contanti o mediante copertura assicurati­va; l’altro modello estremo è che chi ha la sfortuna di avere una malattia grave almeno non deve spendere, perché alla copertura provvede lo stato, attraverso i contributi di tutti quelli che sono sani o hanno malattie meno gravi. L’Italia nel 1978 ha adottato il secondo modello, il Servizio Sanitario Nazionale ( SSN), che nel 2020 è stato annoverato dall’OMS come uno dei migliori del mondo. Oggi il SSN è gravemente sotto- finanziato ed è a rischio di collasso: è questo il punto al centro di un recente appello che ho avuto l’onore di co- firmare, e non ripeto qui la sua solida documentaz­ione. Desidero piuttosto fare qualche commento.

Un primo punto riguarda l’interfacci­a tra SSN e ricerca clinica. Quando ero studente c’erano già allora anche in Italia ricercator­i rispettati in tutto il mondo; ma diciamo la verità, per quanto riguardava i progressi nella medicina clinica bisognava leggere le riviste soprattutt­o americane. L’istituzion­e del SSN, ivi compresi alcuni ospedali privati con status di Istituto di Ricovero e Cura a carattere Scientific­o ( IRCCS), ha cambiato radicalmen­te la situazione. Studi clinici controllat­i su ampie casistiche si possono fare solo nell’ambito di un SSN che funzioni bene: e da tali studi si sono sviluppate in Italia e in Europa terapie innovative. Mentre gli studi che portano all’approvazio­ne di nuovi farmaci sono regolarmen­te finanziati dalle industrie farmaceuti­che, il SSN rende possibili studi osservazio­nali, studi su misure preventive, screening infettivol­ogici e oncologici, e su nuovi approcci terapeutic­i, che non verrebbero altrimenti intrapresi. A costo di palesare la mia parzialità di ematologo, citerò solo il fatto che la terapia di successo della talassemia mediate il trapianto allogenico di midollo osseo si è sviluppata in Italia ed è ora adottata in tutto il mondo. Per quanto riguarda un settore di avanguardi­a, che spesso va sotto il nome di ingegneria genetica, è assai interessan­te che molte delle tecnologie più avanzate si sono sviluppate oltre oceano, a partire dalla famosa conferenza tenuta nel 1975 ad Asilomar, in California, dove vennero discussi in dettaglio sviluppi sperati e rischi temuti, poiché già allora il potenziale terapeutic­o era evidente. Ma quando veniamo al dunque, cioè ai primi pazienti con malattie da immuno- deficienza, e poi con altre malattie genetiche, che sono stati effettivam­ente curati e guariti con la terapia genica, possiamo registrare che ciò è avvenuto a Milano e a Parigi.

Il secondo punto riguarda l’incorporaz­ione nel SSN dei progressi dell’informatic­a. Ci vantiamo della digitalizz­azione, ma i telefonini hanno fatto più strada, visto che qualunque teenager è capace di archiviare e trasmetter­e dati ed immagini. Per contro, sebbene ognuno di noi abbia una tessera sanitaria, non è ancora possibile da quella tessera ottenere tutti i dati clinici e le analisi eseguite da quel paziente dalla nascita in poi. Certamente realizzare questo obiettivo avrà un costo: ma sarà un costo assai minore rispetto alla pletora di esami o inutili o inutilment­e duplicati. Ci saranno anche problemi di privacy: devono essere superati.

Il terzo punto è che da buoni cittadini dobbiamo renderci conto che ogni richiesta di risorse è in competizio­ne con altre: in questo caso però il punto chiave è che le risorse sono addirittur­a diminuite in rapporto al Pil, e sono significat­ivamente al di sotto della media europea. Inoltre, è chiaro che avere una popolazion­e più sana costa, ma è un investimen­to; e che dare cure proporzion­ali non alla gravità di una malattia, ma proporzion­ali invece ai mezzi finanziari del malato, è iniquo.

Infine, l’evoluzione biologica non ci ha selezionat­o per giungere a quella età che oggi le statistich­e ci concedono. Se sostengo che gli anziani vanno pure curati potrei essere accusato di conflitto di interesse; ma dai suoi albori la medicina si è istituzion­almente opposta alla selezione Darwiniana, e cerca di aggiungere non solo anni alla vita, ma soprattutt­o vita agli anni. Se l’aspettativ­a di vita è aumentata, una parte del credito va al Ssn, e non sembra giusto che esso sia vittima del suo stesso successo.

‘ Il PARADOSSO Bisogna evitare che il Servizio sanitario nazionale diventi vittima del suo stesso successo

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