Va a chi soffre, senza fare mai scelte di parte »
« Curiamo la donna incinta, ma anche il militare. E nel decidere chi assistere prima, seguiamo solo la logica della gravità » . Stefano Di Carlo, direttore generale di MSF Italia, sottolinea l’importanza dei valori che definiscono l’organizzazione umanitaria: l’imparzialità che guida le azioni di ogni membro in base a criteri di proporzionalità e urgenza, l’umanità che si realizza attraverso la solidarietà tra esseri umani, la neutralità. « Non prendiamo posizione rispetto a un conflitto ma raccontiamo con onestà quello che succede: indipendenza resa possibile solo grazie al sostegno di fondi che arrivano da privati » .
Un lavoro complesso, quello della solidarietà, che richiede forza economica, credibilità e organizzazione. « Quando esplode un’emergenza, innanzitutto facciamo la valutazione dei bisogni raccogliendo informazioni e dati epidemiologici, poi definiamo le priorità e valutiamo l’intervento, con l’obiettivo di essere operativi il più presto possibile » . I tempi di risposta raccontano una grande efficienza: in 48 ore i medici e le forniture di MSF riescono a raggiungere i luoghi dell’emergenza. Quando l’organizzazione umanitaria è già presente sul territorio, come nel caso di Gaza, i tempi si accorciano ulteriormente ma serve una riorganizzazione del lavoro e degli approvvigionamenti.
« Grazie a cinquanta anni di esperienza abbiamo il vantaggio competitivo di avere personale sanitario multiculturale, una expertise nella negoziazione con i diversi attori in gioco, siamo in grado di allestire una sala operatoria gonfiabile in mezzo al nulla e di attivare la risposta umanitaria in poche ore, grazie a standard diversi in base all’emergenza: l’epidemia di colera di Haiti richiede processi diversi rispetto alle vaccinazioni di massa per la meningite o al trattamento dell’Ebola nell’Africa dell’Ovest. Nel caso di Gaza, il nostro intervento è inferiore rispetto alle potenzialità a causa delle grandi limitazioni imposte da Israele sulla merce che può entrare nei territori » .
Degli otto charter di fornitura spediti da MSF, solo sei sono riusciti a entrare e rappresentano un numero profondamente inadeguato rispetto ai bisogni della popolazione. Il lavoro degli operatori è poi complicato dagli attacchi dell’esercito israeliano che non ha risparmiato strutture e mezzi delle organizzazioni umanitarie, provocando molte vittime. « Speriamo che la risoluzione delle Nazioni Unite sul cessate il fuoco possa fermare questa guerra, ma non possiamo non ricordare le risoluzioni precedenti che prevedevano pause, corridoi e aiuti umanitari, ma che sono rimaste sulla carta. Oggi la situazione a Gaza è drammatica, in una scala da zero a cinque, la carestia è a livello 5 e la malnutrizione a livello 4, servono dunque scelte politiche della comunità internazionale perché la situazione non peggiori ulteriormente » .