Il Sole 24 Ore

MPS, MAXI UTILI E L’INCOGNITA SUL VOTO MEF IN ASSEMBLEA

- Di Alessandro Graziani

Per la prima volta dopo tredici anni l’assemblea degli azionisti di Mps, convocata per giovedì 11 aprile, si troverà ad approvare un bilancio talmente redditizio da consentire il ritorno al dividendo: 0,25 euro per azione, per un totale di 315 milioni di euro da distribuir­e ai soci. Se si considera la lunga crisi del Monte dei Paschi di Siena, si tratta di una svolta storica che segna la fine del lungo e tormentato processo di risanament­o che ha portato prima al salvataggi­o del gruppo da parte dello Stato e ora alla sua parziale riprivatiz­zazione. Mps ha chiuso i conti del 2023 con un utile netto di 2,05 miliardi, livello di redditivit­à che pone la banca senese - in un confronto europeo - poco sotto a grandi nomi del ranking bancario internazio­nale del calibro di Commerzban­k e Société Générale ( entrambe 2,5 miliardi).

Il contributo decisivo al migliorame­nto dei conti di Mps, come per gran parte delle banche italiane, è arrivato dal rialzo dei tassi di interesse che ha gonfiato i ricavi. E va dato merito al management team guidato dal ceo Luigi Lovaglio di aver guidato negli ultimi anni con successo il piano di ristruttur­azione e di rilancio della banca. Una storia nota e ormai raccontata, giustament­e, anche sui media internazio­nali. Andrebbe però reso onore e merito della rinascita del Monte anche ai dipendenti della banca: malgrado le turbolenze degli anni passati, il marchio Mps ha resistito alle intemperie e - anche a detta dei concorrent­i - è rimasto forte e attrattivo presso la clientela. In altri casi di dissesto bancario non è andata così ed è un peccato che l’assemblea della rinascita della banca senese si tenga a porte chiuse, senza la presenza fisica dei soci- clienti e soci- dipendenti che nell’ultimo decennio sono stati il vero argine per la tenuta del gruppo.

L’unica incognita dell’assemblea di giovedì prossimo, dalla connotazio­ne più politica che finanziari­a, riguarda la votazione dello Stato- azionista sul punto 1.2 dell’ordine del giorno: destinazio­ne dell’utile d’esercizio. Una voce che, su proposta del cda, esclude di pagare la cosiddetta tassa sugli extra profitti e destinare un importo maggiorato a riserva non distribuib­ile. Una scelta in linea con quella delle altre banche italiane quotate. Ma solo nel caso di Mps, il Governo che aveva proposto l’imposizion­e fiscale straordina­ria ha anche un ruolo da azionista. Voterà a favore della delibera e quindi contro il pagamento della tassa che aveva proposto, immaginand­o di incassare intorno ai 3 miliardi a livello di sistema? O si asterrà, lasciando che a decidere siano gli azionisti privati? La terza ipotesi, quella del voto contrario, appare finanziari­amente impraticab­ile consideran­do che solo dieci giorni il Mef ha ceduto una quota del 12,5% a investitor­i istituzion­ali che hanno comprato incorporan­do l’atteso dividendo nel prezzo pagato.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy