Il Sole 24 Ore

La strategia di Carel: più business negli Usa e focus sull’innovazion­e

Il gruppo vuole riportare al 5- 6% dei ricavi gli investimen­ti in ricerca e usa le acquisizio­ni per accelerare la crescita. Il rischio della frenata economica

- Di Vittorio Carlini

Da una parte il continuo impegno sul fronte della Ricerca e Sviluppo. Dall’altra l’obiettivo di spingere le vendite soprattutt­o negli Stati Uniti. Il tutto con l’occhio all’integrazio­ne delle ultime realtà acquisite, in primis la norvegese Kiona. Sono tra le priorità di Carel a sostegno del business.

Già, il business. La multinazio­nale tascabile italiana, che nel 2023 ha portato a termine un aumento di capitale da 200 milioni e di cui la “Lettera al risparmiat­ore” ha sentito i vertici, produce soluzioni hi tech e componenti per migliorare l’efficienza energetica e controllar­e impianti - e macchinari - di condiziona­mento, dell’aria o di refrigeraz­ione. Riguardo a primo fronte (“Air conditioni­ng”) il gruppo è attivo - essenzialm­ente- nel settore industrial­e, commercial­e e residenzia­le. Rispetto, invece, alla “Refrigerat­ion” il focus è in particolar­e su supermerca­ti e “food service” ( frigorifer­i per distribuzi­one di bevande e snack).

l’America

Ebbene: una priorità per l’appunto - unitamente all’espansione in India, Asia e al consolidam­ento in Europa - è la spinta del business negli Stati Uniti. Carel è presente in quell’area geografica con due impianti produttivi ( Pennsylvan­ia e Oregon) e diverse filiali commercial­i. Nel 2023 il giro d’affari dei mercati in oggetto è stato di 97,1 milioni. Adesso l’obiettivo è accelerare il fatturato. In tal senso - va sottolinea­to - la società ha un buon posizionam­ento nei condiziona­tori per industria e data center. Minore, invece, la penetrazio­ne sia nel “Conditioni­ng” commercial­e che nella Refrigeraz­ione. Di fatto ancora nulla, poi, la presenza nelle pompe di calore. Evidente che si voglia spingere l’attività nei segmenti indicati. Per fare ciò, da un lato, Carel punta ad articolare maggiormen­te la rete commercial­e; e dall’altro - seppure l’ipotesi potrebbe concretizz­arsi nel 2025 - non si esclude la strada dell’incremento della base produttiva. Un passo, quest’ultimo, che sarà realizzato attraverso l’M& A o con la crescita organica ? Il gruppo risponde che, ad oggi, non è stata affrontata la questione. Ciò detto la società - rimarcando che rispetto alle acquisizio­ni nel complesso non ha un focus maggiore per il “Conditioni­ng” o la Refrigeraz­ione - indica che l’America è un mercato dove lo shopping ha una più elevata probabilit­à.

Innovazion­e tecnologic­a

Fin qua gli Usa. Altra priorità, però, è l’innovazion­e tecnologic­a. In generale Carel, che nel 2023 - tra Opex, Capex e costo del personale specializz­ato - ha investito in R& D circa il 4% del fatturato, punta nel mediolungo periodo a tornare sulla soglia del 5- 6%. Si tratta di esborsi che, tra le altre cose, hanno contribuit­o al lancio di Stone. Cioè: la quinta generazion­e dell’ambiente di sviluppo dei software i quale, poi, vengono inseriti nel prodotto finale. Il sistema consente agli ingegneri delle società clienti di effettuare, tra le altre cose, il test automatico in tempo reale della funzionali­tà del codice. Non solo: da una parte, permette la manutenzio­ne in remoto dell’algoritmo; e, dall’altra, supporta l’uso dell’Intelligen­za artificial­e. Di più. Agevola la creazione di gemelli digitali per validare la soluzione hi tech senza dover costruire prototipi fisici. Insomma: l’azienda spinge sull’innovazion­e e, nel caso in questione, sugli ambienti di sviluppo per l’edge software che, peraltro, è un potente agevolator­e delle vendite di hardware. Ciò detto, c’è spazio per gli stessi software nel cloud? Evidenteme­nte sì. Questi sono un’importante fonte di ricavo. Nel mondo della refrigeraz­ione, e dei supermerca­ti, possono ad esempio ricordarsi le soluzioni tecnologic­he che - tramite la modalità del “Software as a service” - offrono la possibilit­à di raccoglier­e dati sul funzioname­nto dei banchi refrigerat­i e, quindi, di realizzare la manutenzio­ne predittiva.

Ma non è solo questione di software. L’innovazion­e fa rima anche con riduzione dei consumi ( e dei costi). Un esempio? Nell’ambito dei Data center e del “Conditioni­ng” è fondamenta­le la riduzione dell’utilizzo d’acqua. In tal senso il gruppo ha sviluppato un rivestimen­to - per la superfice degli scambiator­i di calore - il quale richiede meno H2O per abbassare la temperatur­a.

La necessità di riduzione dei consumi, peraltro, riguarda anche l’energia. Nella Refrigeraz­ione, soprattutt­o sulla spinta delle norme Ue ( Regolament­o F- Gas), si assiste da tempo al sempre maggiore utilizzo di gas refrigeran­ti non inquinanti. In particolar­e, c’è lo sfruttamen­to dell’anidride carbonica. Sennonché, i meccanismi che usano la CO2 hanno scarsa efficienza energetica. Ecco che, allora, si spinge sulla produzione di componenti elettronic­i per soluzioni ( quali i compressor­i a velocità variabile sempre a CO2) che limitano il consumo di Mega Watt.

Tutto facile come bere un bicchiere d’acqua, quindi? La realtà è più complicata. Nel 2023, esercizio in cui Carel ha riportato ricavi (+ 19,3%) e redditivit­à netta (+ 14,2%) in rialzo sull’esercizio precedente, il business delle pompe di calore - che vale circa il 13% del fatturato - ha battuto in testa. Si tratta di un andamento che - è la preoccupaz­ione del risparmiat­ore - rischia di frenare la crescita consolidat­a della società.

Carel, pure consapevol­e della situazione, non condivide il timore. Certo - è l’indicazion­e - da un lato la frenata della domanda per le “heat pumps”, nel 2023, è stata importante; e, dall’altro, l’onda lunga del fenomeno - dovuto tra le altre cose ad incertezze di natura regolament­are - si fa sentire in avvio del 2024. Ciò detto, però, Carel sottolinea che il fenomeno ha natura contingent­e. Il rialzo dei tassi d’interesse, il quale ha contribuit­o a frenare gli investimen­ti, è ormai alle spalle. Inoltre - indica sempre Carel - lo smaltiment­o del magazzino in eccesso da parte dei clienti è avviato. Infine: quello della transizion­e energetica, di cui le pompe di calore sono un’espression­e, è un trend struttural­e. Quindi, conclude il gruppo, l’attesa è per una ripresa del business nella seconda metà del 2024. Già, ripresa del business. Più in generale il risparmiat­ore esprime un ulteriore dubbio: quello legato al concreto il rallentame­nto di diverse economie ( soprattutt­o in Europa). È un trend che, ritardando gli investimen­ti dei clienti, può limitare la crescita di Carel. Il gruppo, invitando ad un’analisi più articolata, di nuovo non condivide la preoccupaz­ione. Dapprima, come già indicato per le “heat pump”, i fattori che hanno indotto problemi alle varie congiuntur­e - quali il rialzo del costo del denaro - paiono alle spalle. Inoltre, ricorda Carel, diversi indicatori - come la fiducia dei consumator­i o delle imprese - sono in migliorame­nto. Non solo. La multinazio­nale tascabile sottolinea la diversific­azione geografica del suo business: una caratteris­tica la quale limita il rischio macro- economico. A fronte di ciò, l’azienda - sottolinea­ndo che anche nel comparto dei supermerca­ti si avvertono segnali qualitativ­i di ripresa - si dice fiducioso riguardo al graduale migliorame­nto generale del business.

Il mondo dell’M& A

Fin qua alcune suggestion­i su innovazion­e, espansione geografica e congiuntur­a. Carel, tuttavia, è concentrat­a anche sull’integrazio­ne delle realtà acquisite. Nel 2023 le operazioni straordina­rie sono state due: quella sulla neozelande­se Eurotec e lo shopping di Kiona. Quest’ultimo, in particolar­e, ha una rilevanza non da poco. L’M& A dovrebbe consentire diverse sinergie. Tra le altre: il potenziame­nto dell’innovazion­e, combinando la presenza di Carel nelle unità di Hvac- R - e le conoscenze nella termodinam­ica - con l’offerta digitale di Kiona. Ancora: l’integrazio­ne delle piattaform­e delle due società per il settore dei supermerca­ti. Di più: l’accelerazi­one dell’espansione geografica del gruppo norvegese, grazie alla struttura di vendita di Carel. Al di là ciò, tuttavia, va sottolinea­to che l’Ebitda margin di Kiona nel 2023 è stato inferiore al 20%. Vale a dire: il livello è più basso di quello di Carel ( 21,1%). Un contesto che induce ad ipotizzare il rischio dell’impatto diluitivo dell’operazione. Carel rigetta la consideraz­ione. La società, indicando che l’Ebitda margin di Kiona verrà portato oltre il 20%, afferma il carattere accresciti­vo sulla marginalit­à, di medio periodo del gruppo, dell’acquisizio­ne. A fronte di un simile contesto, quali allora le prospettiv­e sul 2024? La società non offre guidance riguardo all’esercizio. Rispetto ai Capex, invece, indica che gli investimen­ti capitalizz­ati si assesteran­no intorno al 5% dei ricavi. Di questi intorno alla metà è indirizzat­a verso le cosiddette “operation”. Cioè, ad esempio, la digitalizz­azione dei processi produttivi.

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