La strategia di Carel: più business negli Usa e focus sull’innovazione
Il gruppo vuole riportare al 5- 6% dei ricavi gli investimenti in ricerca e usa le acquisizioni per accelerare la crescita. Il rischio della frenata economica
Da una parte il continuo impegno sul fronte della Ricerca e Sviluppo. Dall’altra l’obiettivo di spingere le vendite soprattutto negli Stati Uniti. Il tutto con l’occhio all’integrazione delle ultime realtà acquisite, in primis la norvegese Kiona. Sono tra le priorità di Carel a sostegno del business.
Già, il business. La multinazionale tascabile italiana, che nel 2023 ha portato a termine un aumento di capitale da 200 milioni e di cui la “Lettera al risparmiatore” ha sentito i vertici, produce soluzioni hi tech e componenti per migliorare l’efficienza energetica e controllare impianti - e macchinari - di condizionamento, dell’aria o di refrigerazione. Riguardo a primo fronte (“Air conditioning”) il gruppo è attivo - essenzialmente- nel settore industriale, commerciale e residenziale. Rispetto, invece, alla “Refrigeration” il focus è in particolare su supermercati e “food service” ( frigoriferi per distribuzione di bevande e snack).
l’America
Ebbene: una priorità per l’appunto - unitamente all’espansione in India, Asia e al consolidamento in Europa - è la spinta del business negli Stati Uniti. Carel è presente in quell’area geografica con due impianti produttivi ( Pennsylvania e Oregon) e diverse filiali commerciali. Nel 2023 il giro d’affari dei mercati in oggetto è stato di 97,1 milioni. Adesso l’obiettivo è accelerare il fatturato. In tal senso - va sottolineato - la società ha un buon posizionamento nei condizionatori per industria e data center. Minore, invece, la penetrazione sia nel “Conditioning” commerciale che nella Refrigerazione. Di fatto ancora nulla, poi, la presenza nelle pompe di calore. Evidente che si voglia spingere l’attività nei segmenti indicati. Per fare ciò, da un lato, Carel punta ad articolare maggiormente la rete commerciale; e dall’altro - seppure l’ipotesi potrebbe concretizzarsi nel 2025 - non si esclude la strada dell’incremento della base produttiva. Un passo, quest’ultimo, che sarà realizzato attraverso l’M& A o con la crescita organica ? Il gruppo risponde che, ad oggi, non è stata affrontata la questione. Ciò detto la società - rimarcando che rispetto alle acquisizioni nel complesso non ha un focus maggiore per il “Conditioning” o la Refrigerazione - indica che l’America è un mercato dove lo shopping ha una più elevata probabilità.
Innovazione tecnologica
Fin qua gli Usa. Altra priorità, però, è l’innovazione tecnologica. In generale Carel, che nel 2023 - tra Opex, Capex e costo del personale specializzato - ha investito in R& D circa il 4% del fatturato, punta nel mediolungo periodo a tornare sulla soglia del 5- 6%. Si tratta di esborsi che, tra le altre cose, hanno contribuito al lancio di Stone. Cioè: la quinta generazione dell’ambiente di sviluppo dei software i quale, poi, vengono inseriti nel prodotto finale. Il sistema consente agli ingegneri delle società clienti di effettuare, tra le altre cose, il test automatico in tempo reale della funzionalità del codice. Non solo: da una parte, permette la manutenzione in remoto dell’algoritmo; e, dall’altra, supporta l’uso dell’Intelligenza artificiale. Di più. Agevola la creazione di gemelli digitali per validare la soluzione hi tech senza dover costruire prototipi fisici. Insomma: l’azienda spinge sull’innovazione e, nel caso in questione, sugli ambienti di sviluppo per l’edge software che, peraltro, è un potente agevolatore delle vendite di hardware. Ciò detto, c’è spazio per gli stessi software nel cloud? Evidentemente sì. Questi sono un’importante fonte di ricavo. Nel mondo della refrigerazione, e dei supermercati, possono ad esempio ricordarsi le soluzioni tecnologiche che - tramite la modalità del “Software as a service” - offrono la possibilità di raccogliere dati sul funzionamento dei banchi refrigerati e, quindi, di realizzare la manutenzione predittiva.
Ma non è solo questione di software. L’innovazione fa rima anche con riduzione dei consumi ( e dei costi). Un esempio? Nell’ambito dei Data center e del “Conditioning” è fondamentale la riduzione dell’utilizzo d’acqua. In tal senso il gruppo ha sviluppato un rivestimento - per la superfice degli scambiatori di calore - il quale richiede meno H2O per abbassare la temperatura.
La necessità di riduzione dei consumi, peraltro, riguarda anche l’energia. Nella Refrigerazione, soprattutto sulla spinta delle norme Ue ( Regolamento F- Gas), si assiste da tempo al sempre maggiore utilizzo di gas refrigeranti non inquinanti. In particolare, c’è lo sfruttamento dell’anidride carbonica. Sennonché, i meccanismi che usano la CO2 hanno scarsa efficienza energetica. Ecco che, allora, si spinge sulla produzione di componenti elettronici per soluzioni ( quali i compressori a velocità variabile sempre a CO2) che limitano il consumo di Mega Watt.
Tutto facile come bere un bicchiere d’acqua, quindi? La realtà è più complicata. Nel 2023, esercizio in cui Carel ha riportato ricavi (+ 19,3%) e redditività netta (+ 14,2%) in rialzo sull’esercizio precedente, il business delle pompe di calore - che vale circa il 13% del fatturato - ha battuto in testa. Si tratta di un andamento che - è la preoccupazione del risparmiatore - rischia di frenare la crescita consolidata della società.
Carel, pure consapevole della situazione, non condivide il timore. Certo - è l’indicazione - da un lato la frenata della domanda per le “heat pumps”, nel 2023, è stata importante; e, dall’altro, l’onda lunga del fenomeno - dovuto tra le altre cose ad incertezze di natura regolamentare - si fa sentire in avvio del 2024. Ciò detto, però, Carel sottolinea che il fenomeno ha natura contingente. Il rialzo dei tassi d’interesse, il quale ha contribuito a frenare gli investimenti, è ormai alle spalle. Inoltre - indica sempre Carel - lo smaltimento del magazzino in eccesso da parte dei clienti è avviato. Infine: quello della transizione energetica, di cui le pompe di calore sono un’espressione, è un trend strutturale. Quindi, conclude il gruppo, l’attesa è per una ripresa del business nella seconda metà del 2024. Già, ripresa del business. Più in generale il risparmiatore esprime un ulteriore dubbio: quello legato al concreto il rallentamento di diverse economie ( soprattutto in Europa). È un trend che, ritardando gli investimenti dei clienti, può limitare la crescita di Carel. Il gruppo, invitando ad un’analisi più articolata, di nuovo non condivide la preoccupazione. Dapprima, come già indicato per le “heat pump”, i fattori che hanno indotto problemi alle varie congiunture - quali il rialzo del costo del denaro - paiono alle spalle. Inoltre, ricorda Carel, diversi indicatori - come la fiducia dei consumatori o delle imprese - sono in miglioramento. Non solo. La multinazionale tascabile sottolinea la diversificazione geografica del suo business: una caratteristica la quale limita il rischio macro- economico. A fronte di ciò, l’azienda - sottolineando che anche nel comparto dei supermercati si avvertono segnali qualitativi di ripresa - si dice fiducioso riguardo al graduale miglioramento generale del business.
Il mondo dell’M& A
Fin qua alcune suggestioni su innovazione, espansione geografica e congiuntura. Carel, tuttavia, è concentrata anche sull’integrazione delle realtà acquisite. Nel 2023 le operazioni straordinarie sono state due: quella sulla neozelandese Eurotec e lo shopping di Kiona. Quest’ultimo, in particolare, ha una rilevanza non da poco. L’M& A dovrebbe consentire diverse sinergie. Tra le altre: il potenziamento dell’innovazione, combinando la presenza di Carel nelle unità di Hvac- R - e le conoscenze nella termodinamica - con l’offerta digitale di Kiona. Ancora: l’integrazione delle piattaforme delle due società per il settore dei supermercati. Di più: l’accelerazione dell’espansione geografica del gruppo norvegese, grazie alla struttura di vendita di Carel. Al di là ciò, tuttavia, va sottolineato che l’Ebitda margin di Kiona nel 2023 è stato inferiore al 20%. Vale a dire: il livello è più basso di quello di Carel ( 21,1%). Un contesto che induce ad ipotizzare il rischio dell’impatto diluitivo dell’operazione. Carel rigetta la considerazione. La società, indicando che l’Ebitda margin di Kiona verrà portato oltre il 20%, afferma il carattere accrescitivo sulla marginalità, di medio periodo del gruppo, dell’acquisizione. A fronte di un simile contesto, quali allora le prospettive sul 2024? La società non offre guidance riguardo all’esercizio. Rispetto ai Capex, invece, indica che gli investimenti capitalizzati si assesteranno intorno al 5% dei ricavi. Di questi intorno alla metà è indirizzata verso le cosiddette “operation”. Cioè, ad esempio, la digitalizzazione dei processi produttivi.