Il successo dei video e i rischi del modello visivo unico
L’ondata di software Ai, i cosiddetti Ttv ( text to video) è capitanata da Sora di Open AI, da poco annunciato ( e ancora in fase beta) che fa seguito ad altri modelli come Runaway, Stable Diffusion e Lumiere e promette una nuova rivoluzione di video ad alta definizione e molto realistici. Il video è sicuramente il formato più ambito. Video sono la maggior parte dei contenuti in Internet, e video è la comunicazione più incisiva del marketing e dell’informazione. In formato video sono le strategie di comunicazione istituzionale e così i contenuti degli influencer e dei creator più importanti. I video della durata di un minuto che escono dalle prime sperimentazioni di Sora indicano la possibilità concreta di una invasione di questo format veloce rapido. Ma lascia presagire anche un nuovo assetto tra social e piattaforme, che potrebbe gravitare intorno a questa produzione, dai contorni sfuggenti: chi li realizza? Chi li produce? Con quali investimenti, e con quali fini? Già da tempo si parla di fake video e deep fake che infestano il giornalismo e, in generale, l’informazione e la comunicazione ( in particolar modo quella politica), creando un nuovo sistema di “terrorismo” propagandistico.
Proprio nel mondo degli influencer e dei creator potrebbe verificarsi la svolta più decisa, laddove smartphone al momento ancora in fase germinale che funzionano con Ai generative che sostituiscono il sistema delle app. O nel momento in cui Gemini decidesse di sostituire completamente la ricerca per indirizzi con quella fatta di domande e risposte prelevate da Internet, ecco allora l’economia delle visualizzazioni dove andrebbe a finire? E nel momento in cui gruppi editoriali fossero in grado di generare quasi automaticamente video di qualsiasi tipo e natura, compresi quelli di ricette, i tutorial, i virali, e persino quelli giornalistici, cosa succederebbe? Un primo assaggio arriva dalle rivendicazioni riguardanti i diritti di autore o sulla garanzia delle news, ma oltre a ciò bisognerebbe capire il nuovo sistema economico, come governare ( e se governare) il sistema delle nuove piattaforme ( le potremmo chiamare piattaforme AI video). Così come il nuovo ruolo e impatto dei social ( pensiamo al già imponente sviluppo dei cosiddetti virtual youtuber). Ma dovremmo riflettere anche sul carattere culturale di questi video: a quale modello si riferiscono? Quello americano? Quello cinese? E noi? Non rischiamo l’omologazione? Pensiamo a Sora, guardando i video già generati l’impressione è che la sempre più ampia usabilità e facilità d’uso ci possa condurre verso una tendenza all’omologazione e alla riduzione a un format che nasce già vecchio: un minuto, un breve racconto; e che si potrebbe sviluppare verso altre forme omologate: il rischio è che la “nuova” tecnologia stia partorendo il riuso di tendenze già collaudate? Ci stiamo avviando verso un sistema dei media dove il valore è dato dalla facilità di accesso e utilizzo e alla sua velocità di esecuzione e quindi consegnandoci a un’estetica piatta e culturalmente orientata e a una sorta di modello visivo unico internazionale.
‘ L’ampia usabilità e facilità d’uso può condurre a una tendenza verso l’omologazione