Prove letterarie d’intelligenza artificiale: umano e macchina sul terreno creativo
Digitale. Si moltiplicano i libri scritti dall’Ia, che mostra una solida capacità di costruire un’architettura di racconto e una certa efficacia, mentre lo scrittore è più vivace. La via più probabile appare la contaminazione profonda nelle diverse fasi d
Difficile stabilire se si tratti di un grido di allarme o un segno dei tempi, ma Amazon si sta riempiendo di libri scritti dall’intelligenza artificiale. Saggi, manuali, pamphlet ma anche romanzi e racconti. Se ovviamente non si può che condannare il fenomeno dei libri dalla paternità fake, sulla restante produzione si apre un dibattito interessante. Ma di cosa parliamo? Di libri scritti rigorosamente dalle nuove Ai generative, Chat Gpt in testa ma anche Ai Dungeon che è una sorta di gioco e piattaforma per creare contenuti letterari e condividerli. E pare che si tratti di un vero e proprio mercato, sia per i numeri che per l’economia che fa girare. Saremo allora in balia di scrittori robotici come descritto in alcuni racconti distopici come quel tesoro nascosto che è « Le argentee teste d’uovo » di Fritz Leiber?
Ma al di là di “avventurieri” della scrittura sintetica, spesso sprovveduti, troviamo anche alcuni scrittori che stanno sperimentando l’uso delle Ai per generare libri provando così a confrontarsi con uno strumento nuovo e cercando di capire cosa può ( e cosa no) apportare alla scrittura, alla ideazione di racconti, di riflessioni e di suggestioni. E non solo: si sta aprendo la strada a una riflessione nuova e profonda sull’editoria, a partire dai giornali fino agli archivi editoriali e le biblioteche. Un lavoro e una riflessione, a dire il vero, che affonda le sue radici nel concetto stesso di digitalizzazione e che nel nostro paese può già vantare una gloriosa storia, dalla Cibernetica alle Digital Humanities passando per il prestigioso centro di Gallarate attivo negli anni 50.
Una riflessione importante tanto più che accanto all’ormai famoso Chat Gpt si stanno affiancando “modelli” diversi, alcuni specializzati proprio nel racconto come Claude, e ancor meglio Sudowrite « che è pensato proprio per scrivere romanzi e quindi capace di ricordare molti più dettagli delle altre reti neurali » , come sottolineano Pierdomenico Baccalario, Marco Magnone e Davide Morosinotto, curatori dell’esperimento letterario chiamato « Viaggio oltre l’ignoto » ( Il Castoro), un libro per ragazzi diviso in due racconti, uno di Valentina Federici e l’altro di una Ai. Entrambi hanno avuto gli stessi input ( sono stati “alimentati” con le stesse indicazioni) e poi hanno avuto modo di esprimere il loro potenziale creativo. Quello che emerge è una solida capacità della Ai di costruire un’architettura racconto, di giustapporre situazioni e creare dialoghi coerenti ( sempre sotto la supervisione attenta dei curatori), di contro a una vena più libera e oggettivamente più vivace di Federici. Eppure la struttura c’è, ha una sua solidità e persino una sua efficacia, indicando che la via più probabile di utilizzo è quella di una contaminazione profonda e nelle diverse fasi della scrittura, dall’ideazione allo schema, la scaletta, la costruzione del mondo diegetico e dell’evoluzione dei personaggi. L’aiuto in questo caso che le Ai, se interrogate a dovere, personalizzate e supervisionate, può essere davvero importante ( penso in particolare alle sceneggiature cinematografiche e televisive). Il collettivo Roy Ming, nato per applicare le Ai alla narrativa, ha così partorito « La volpe e il futuro » , una favola illustrata a tema tecnologico il cui testo è stato generato con Chat Gpt e le immagini con Midjourney. E proprio il dialogo tra testo e immagini sta alla base della « Sunyata » di Francesco D’Isa, affascinante, onirica ed esotica storia illustrata che D’Isa ha scritto tramite un vero e proprio corpo a corpo con diversi modelli come Midjourney 3 e 4 e Stable Diffusion XL. Una prova d’autore ( può sembrare un ossimoro ma non lo è) che si confronta con strumenti e possibilità nuove cercando il proprio tratto e il proprio testo, lavorando sulle “pieghe”, magari facendo emergere quelle “allucinazioni” che per l’artista Refik Anadol sono il tratto più artistico ( e quindi interessante) delle Ai. Se allora è il rapporto tra scrittore e Ai il luogo della creatività, non perdetevi i dialoghi surreali e quasi crudamente dadaisti che propone Rocco Tanica nel suo « Non siamo mai stati sulla Terra » ( Il Saggiatore), scritto in collaborazione con OutOmat- B13. Ogni capitolo si apre con un dialogo tra autore e coautore sintetico e poi si dipana tra racconti, poesie, canzoni e persino immagini in un florilegio di possibilità narrative ed espressive che dimostrano come la vena onirica di Tanica ben si confà alla macchina “intelligente”. Una sfida quindi, un lavoro umoristico mai dissacratorio che acquista un valore che trascende il mero surrealismo per aggiungere un valore addirittura spiazzante.
‘ Il collettivo Roy Ming ha prodotto una favola: il testo è stato generato da ChatGpt, le immagini con Midjourney