Il Sole 24 Ore

Il deserto prende vita tra gli splendori di AlUla

Siti archeologi­ci nella roccia, spazi di design e resort lussuosi: nella nuova perla turistica il regno sta investendo 27 miliardi di euro

- Stefano Biolchini

Vaghe teste di Medusa scolpite nella roccia, i serpenti a corona, ci pietrifica­no d’incanto, mentre, su polverose Land Rover, il deserto scorre veloce. I monoliti di arenaria rossa, scavati in maestosi sepolcri, hanno timpani greci e colonne sormontate da capitelli in stile corinzio. Le tracce millenarie di carovane e spedizioni militari qui sono fuse d’eclettismi sinuosi e muti, a guardia delle tombe e degli antri ora vuoti.

Hegra, l’antica Al- Hijr (” Luogo di rocce”), il sito archeologi­co più noto di AlUla, è la perla d’Arabia. Più affascinan­te dell’antica Petra, con cui condivide le tombe scavate nella roccia, che qui si stagliano però immense e solitarie in incontamin­ate lande desertiche, per oltre 50 ettari, fra dune rosate e scenari mozzafiato, tanto che ci vorrebbe la penna di un’Agatha Christie per descrivern­e l’alone di mistero, che tutto pervade, o la minuziosa sagacia dell’intrepido e leggendari­o colonnello Thomas Edward Lawrence, il Lawrence d’Arabia celebrato dal colossal di David Lean, per riferirne l’indecifrab­ile malia. Perché questo luogo, avamposto imperiale dell’Arabia Petrea - oggi sito Patrimonio dell’Umanità Unesco - è con AlUla la meta più ambita del turismo d’élite e non solo. Una regione scrigno di culture antichissi­me, abitata dai Thamudeni, abellita dai Nabatei e dai Lihyaniti, mitizzata dai legionari romani.

Gli echi di queste culture antichissi­me qui risuonano ovunque, dai costoni rocciosi graffiati da iscrizioni misteriose, fino ai sinuosi disegni d’animali scolpiti sulle pietre. Manal Al Dowayan, l’acclamata artista che rappresent­erà l’Arabia Saudita alla Biennale di Venezia e che li ha indagati a lungo, nei suoi lavori e con parole fiere li descrive con il trasporto di chi sa di presentare al mondo bellezze inusitate e sconosciut­e ai più. « Sono meraviglie infinite, molte ancora da scoprire » , mi dice. Perché, fino a pochi anni fa, questi luoghi erano interdetti al turismo e, grazie ai cospicui investimen­ti degli ultimi anni nell’intera regione, sono ora bramati. Il vasto progetto che interesser­à il deserto del Wadi AlFann, con i suoi scenari mozzafiato, verrà presentato in Italia, in una mostra alla Biennale di Venezia, presso l’Abbazia San Gregorio, dal 16 al 30 Aprile. Paesaggi incontamin­ati e contesti naturali strabilian­ti, archeologi­a, arte contempora­nea e storia, qui si compongono in un onirico caleidosco­pio di panorami colorati sotto a cieli rosati, sempre splendenti di stelle.

Qui era l’antica via dell’incenso, crogiuolo di scambi e culture, che taglia a metà la città di AlUla, ora risorta fra raffinati negozietti di artigianat­o locale, ricavati nelle vecchie costruzion­i di fango fresche di restauro ( dimenticat­e certe brutture e cianfrusag­lie disordinat­e d’oriente, qui è tutto studiatiss­imo e curato nei dettagli).

Correva il 31 ottobre 2021 quando la città venne ufficialme­nte aperta al turismo, dopo che le brevi incursioni in occasione di eventi come il “Winter at Tantora”, ne avevano fatto pregustare le meraviglie nascoste. Eppure siamo ancora soltanto agli inizi. Il Masterplan Journey Through Time, il primo piano quindicenn­ale di sviluppo per AlUla, prevede infatti che nel 2035 - con il completame­nto dell’ampia strategia di sviluppo per la regione - saranno stati creati 38mila nuovi posti di lavoro, in una popolazion­e cresciuta fino a 130mila persone, ed AlUla contribuir­à con 120 miliardi di Riyal sauditi ( pari a oltre 26,7 miliardi di euro) al pil del Regno. Un assaggio di quanto importanti siano i progetti per l’intera regione lo fornisce la Maraya Concert Hall, meraviglia di specchi nel deserto, una vera myse en abyme delle rocce e delle culture che popolano questo fantastico luogo. Progettato dallo studio milanese Giò Forma, è al contempo sala da concerto, teatro, museo e luogo d’aggregazio­ne; incornicia­ti dalle lussuose dorature degli abiti tradiziona­li, è facile incontrarv­i i moderni beduini che, vanitosi con tanto di sciabole e telefonini alla mano, qui vengono a ritrarsi nel gioco di specchi.

Circa il pernottame­nto, l’offerta incontra gusti e aspettativ­e di un turismo più che esigente. Cominciamo dal resort più bello, il Banyan Tree: ispirato alla “natura nomade” dell’architettu­ra nabatea, è composto esclusivam­ente da ville a forma di tenda. La sua piscina, incastonat­a fra le rocce della Ashar Valley, è la realizzazi­one di un ineffabile miraggio per chi ha il privilegio di immergervi­si. All’interno del complesso due ristoranti, tra cui il thailandes­e Saffron, che offre rivisitazi­oni contempora­nee d’inusitata delicatezz­a, come l’eccezional­e yogurt ai frutti di bosco. Da non trascurare assolutame­nte anche la Banyan Tree Spa.

Incastonat­o tra le rocce, con un giardino dove al calar della notte le luci si confondono con il cielo stellato, lo Shaden Resort offre ville di lusso e numerose tipologie di camere che, a raggiera, si ergono a contorno della struttura, con al centro una magnifica piscina fra le palme. Nel ristorante La Palma, all’ingresso del resort, sapori internazio­nali e mediorient­ali si fondono armoniosam­ente. La loro chickpea al curry, è una delle delizie indimentic­abili di questi luoghi.

Unico neo, ma anche un must, AlUla non è certamente una meta alla portata di tutti, e l’offerta alberghier­a privilegia il lusso; ma tra i mille rivoli d’offerte, sempre che esista il prezzo giusto per un sogno, perché non regalarsi un viaggio nel luogo più chic e cool del momento?

 ?? ?? Lusso contempora­neo. Sopra, la piscina del resort Our Habitas, molto apprezzato per il suo centro benessere Thuraya Wellness. A sinistra, una tavola da Tawlat Fayza (“la tavola di Fayza”), ristorante di cucina tradiziona­le ad AlUla: da non perdere la sua Molokhia ( una zuppa dell’omonimo ortaggio) servita con pollo.
Lusso contempora­neo. Sopra, la piscina del resort Our Habitas, molto apprezzato per il suo centro benessere Thuraya Wellness. A sinistra, una tavola da Tawlat Fayza (“la tavola di Fayza”), ristorante di cucina tradiziona­le ad AlUla: da non perdere la sua Molokhia ( una zuppa dell’omonimo ortaggio) servita con pollo.
 ?? ?? architettu­re. Negli oblò a sinistra, sopra, il Design Space AlUla, progettato dallo studio italiano Giò Forma e inaugurato lo scorso febbraio. Sotto, il sito di Hegra, l’antica
Al- Hijr (“città di rocce”), crocevia della strada commercial­e che univa il Mar Rosso al Golfo Persico
architettu­re. Negli oblò a sinistra, sopra, il Design Space AlUla, progettato dallo studio italiano Giò Forma e inaugurato lo scorso febbraio. Sotto, il sito di Hegra, l’antica Al- Hijr (“città di rocce”), crocevia della strada commercial­e che univa il Mar Rosso al Golfo Persico
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 ?? ?? passato e presente. Nell’oblò, le iscrizioni sulle rocce di Jabal Ikmah, patrimonio Unesco: alcune risalirebb­ero a 2.500 anni fa. Il monte si trova a poca distanza da Dadan, antica capitale del regno di Lihyan.
A lato, alcune delle 79 tende che compongono il resort Banyan Tree, inaugurato nel 2022.
Sotto, l’interno di una villa dello Shaden Resort con vista sulle rocce di arenaria
passato e presente. Nell’oblò, le iscrizioni sulle rocce di Jabal Ikmah, patrimonio Unesco: alcune risalirebb­ero a 2.500 anni fa. Il monte si trova a poca distanza da Dadan, antica capitale del regno di Lihyan. A lato, alcune delle 79 tende che compongono il resort Banyan Tree, inaugurato nel 2022. Sotto, l’interno di una villa dello Shaden Resort con vista sulle rocce di arenaria
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 ?? ?? design. La Maraya Concert Hall è un polo culturale ricoperto da oltre 9mila mq di specchi (“maraya”, in arabo)
design. La Maraya Concert Hall è un polo culturale ricoperto da oltre 9mila mq di specchi (“maraya”, in arabo)

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